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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giuseppina Torregrossa, Cortile nostalgia, 2017

concordanze di «quella»

nautoretestoannoconcordanza
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chiamava per nulla. Anche quella notte il bambino aveva
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malavoglia si rifugiava in quella casa più vuota delle
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stura alle sue geremiadi. ¶ «Quella grandissima… mi ha fregato
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cosce di una come quella» lo informò il Professore
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ricordo di Nica, di quella carne impudica, dei modi
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di entrambi. Spiccavano in quella scala di grigi gli
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stentava a riconoscere in quella signora trascurata, con i
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andare a fondo di quella affermazione. Sospettava di avere
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camicia da notte. ¶ Soppesò quella nudità pudica, fece scorrere
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letto. Rimasero disorientati in quella posizione, poi Melina alzò
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di togliersi dagli occhi quella faccina delusa. ¶ Si salutarono
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storti, le trecce lunghe. ¶ «Quella magra è carina, ma
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una maternità da sola. ¶ «Quella accanto, la sorella, ti
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i più consapevoli, per quella fragile democrazia che andava
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chi sapìa» aveva convenuto quella. ¶ Melina si asciugò le
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marito la responsabilità di quella situazione. ¶ Mario allora mandò
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le labbra: era tornata quella di un tempo. «A
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sua risata, sommata a quella di Maruzza, risuonò nella
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appena minacciato la moglie. Quella scoperta lo fece sentire
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come un baccalà in quella posizione, aspettando che lei
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si stava seccando di quella pantomima, manco fossero marito
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scantare, la puoi prendere». ¶ Quella allungò il braccio, si
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Che ne poteva sapere quella fimminedda più di lui
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branda. ¶ Alcuni giorni dopo quella conversazione, Mario si svegliò
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la guancia paffuta contro quella del padre che profumava
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diafana della madre e quella ambrata di alcuni uomini
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e lei contava su quella per non perdere l
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la porta, ché in quella casa pareva di soffocare
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r-i-a.» ¶ «E quella?» ¶ «Mma-r-i-a
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di averti dato fiducia.» ¶ Quella sera Antonio non riuscì
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ingannata ma commossa per quella specie di miracolo. Sul
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chiese don Gaetano. ¶ «No, quella è sempre uguale. Impettita
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che famiglia mi rappresenta quella di Mario? Lui a
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moglie?» ¶ «Non sia mai! Quella è meglio perderla che
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Non vorrei essere frainteso. Quella, Melina, è una brava
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la meglio parola è quella che non si dice
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quel culo secco e quella faccia da volpino. Ora
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quantità di parole nuove, quella che più gli risuonò
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non fosse stato per quella inflessione che lo costringeva
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una lavatrice.» ¶ «Ah, ma quella è una cosa semplice
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principio nessuno protestò contro quella pacifica invasione. Solo quando
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causa del Burulì. ¶ In quella branda scomoda dove era
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chinò a guardarla meglio: quella ragazzina dimostrava circa sei
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occhi birbanti. Non conosceva quella parola ma le risuonava
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vita senza riserve. In quella piazzetta densa di profumi
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affiorare. ¶ Che nostalgia di quella giovinezza mai disperata. Gli
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l’impressione che in quella voce vibrasse una nota
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vita ben diversa da quella immaginata. Aveva capito subito
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ne poteva più di quella vita sempre uguale. Le
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finché lei, infastidita da quella pigrizia, cominciò a guardarlo
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improvviso fece caso a quella spolverata di forfora che
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vecchio repertorio. ¶ «Permette, signorina?» ¶ Quella si girò di scatto
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né era gelosa di quella ragazza che aspettava all
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la sua donna in quella stupida posizione; e d
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eppure così fragile. Perciò quella mattina in Senato, quando
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mattina durante l’alzabandiera; quella vita non la sopportava
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ritrovò la vibrazione di quella voce colma di tenerezza
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indicando il pesante imballaggio. Quella strappò con dita frenetiche
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scherzava. ¶ Al centro di quella strana faccia, piatta e
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che carattere forte aveva quella Voxone, ed era così
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come se volesse stritolarla. Quella la respinse con un
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non ti fa pena?» ¶ Quella si chinò e posò
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li-te.» Maruzza ripeteva quella parola breve, dal suffisso
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in misura superiore a quella media prevista dal programma
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Monti. ¶ Maruzza era malinconica quella notte del 14 gennaio 1968, mancavano
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altro. A bordo di quella strana zattera, Maruzza provò
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qualcosa. ¶ La piccola gongolava, quella proibizione era una prova
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a squittire, la figlia! ¶ * * * ¶ Quella telefonata ebbe sulla famiglia
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uno piglia e divorzia.” ¶ Quella lavatrice che sorrideva beffarda
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spaccata a mani nude quella lavatrice, ma poi Melina
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non ricordava nulla, solo quella barba dai riflessi di
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ebbe occhi che per quella frezza bianca che ora
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Mario si sorprese di quella sottesa femminilità. ¶ «Vorrei conoscerti
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una personalità eccelsa come quella, lei abbia compreso il
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legge di Dio né quella degli uomini. Constatò con
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l’aiutasse a capire quella indesiderata trasformazione e ricomponesse
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Era una tipetta sveglia quella, e poi era appena
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di Pippi Calzelunghe. Adorava quella ragazzina dai capelli rossi
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tremando al pensiero che quella ferita nascosta si potesse
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min…?» ¶ «Sì, non fare quella faccia! Ho detto proprio
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la scuce, come se quella cosa lì fosse un
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cominciò a compiacersi di quella nuova grazia, a desiderare
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la parola, lo offendeva: quella divisa era uno stigma
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E adesso siediti su quella seggiola, stavolta ascoltami senza
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megghiu!» urlarono tutto intorno. Quella fece una specie di
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regalino alla mamma e quella ti darà una bella
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Sì, ma che pena quella povera Teresina.» ¶ «Almeno ora
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treccia e tirava finché quella si azzittiva. ¶ «Vieni a
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e il fratello.» ¶ «E quella la chiama picciridda? Chidda
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sempre sbirro rimane» rispose quella senza scomporsi. Poi chiuse
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ti porto al sicuro.» ¶ Quella lo guardò con aria
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con amarezza. ¶ Il carabiniere quella sera tornò a casa
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po’ a desiderare. Maruzza quella sera le era sembrata
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indelebili. ¶ Capitolo 27 ¶ Melina anche quella sera accese il fuoco
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chiedendosi il perché di quella malinconia. ¶ Non era colpa
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non esisteva ragione per quella tristezza. ¶ Nell’attesa della
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era da scommettere che quella notte non avrebbe dormito
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il cucchiaio di legno. ¶ Quella chiuse gli occhi, come
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velluto. ¶ «Allora, che vuoi?» ¶ Quella la fissò con gli
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sono in ritardo» rispose quella. «Torno dopo» sussurrò poi
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vibrava come fosse abitata. ¶ Quella cominciò a leccarla con
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la megghiu parola è quella che non si dice
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Antonella si stava arrabbiando. Quella troglodita cercava di sminuire
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com’era di apprezzamenti. Quella suora gliene stava offrendo
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era legata subito, ché quella parlava un linguaggio semplice
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scarne. Sembrava fragile come quella fruttiera di cristallo che
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suggerì suor Antonella. Ah quella fede incrollabile nella parola
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strada della fiducia, come quella dell’amore, passa per
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piedi e parlò in quella sua lingua solenne. Bogdana
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le effusioni e tuttavia quella ragazzina tremante le aveva
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sconosciuti al sole di quella interminabile estate. I palermitani
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stata Melina a scegliere quella scuola: «Per malattia e
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questo l’obiettivo di quella scuola cattolica: trasformare degli
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aveva potuto sbirciare sotto quella massa di capelli senza
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di cute rosea come quella di un porcellino. «Vero
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brava persona, ma fredda. Quella logica razionale con la
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era vanitosa e di quella debolezza tutta femminile non
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si parlava solo di “quella cosa”. La verginità era
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la faceva a pronunciare quella parola, «lo stesso è
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ho cuore» tagliò corto quella. ¶ Maruzza le passò la
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più densi e profondi. Quella ipotetica gravidanza le costringeva
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adulta per guidarle in quella nuova dimensione di vita
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punta d’invidia per quella che lei considerava un
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femministe” chiuse dentro a quella cantina. Certo è che
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era buio; le nubi quella notte offuscavano luna e
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turno, sperando entrambi che quella confidenza potesse far loro
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fatto mancare nulla. Ma quella mattina, quando abbiamo fatto
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per le amiche, che quella notte avrebbero ballato nei
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paura di quei due. Quella infine si mise al
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sotterraneo. Si mosse in quella direzione, imbracciando la pistola
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delicato e pieno di quella scoperta e pensava che