Lorenzo Marone, Un ragazzo normale, 2018

di capire quale sia quella giusta. Sono le tre

di Giancarlo Siani, su quella parete che un tempo

mortuari. ¶ La saracinesca di quella che una volta era

è abbassata, mentre su quella del mitico Alberto, il

davanti alla nostra finestra. ¶ Quella sera di gennaio del

un patito anche di quella; il mio sogno era

detto, c’era anche quella di accumulare i messaggi

di restarmene chiuso dentro quella casupola di legno e

potevo sapere, allora, che quella magnifica e allo stesso

come diventi quando passa quella ragazzina...” ¶ “Di quale ragazzina

Di quale ragazzina parli?” ¶ “Quella del settimo piano, la

po’ di vita da quella degli altri. ¶ Sasà agguantò

scusatemi di nuovo.” ¶ “Ué, quella è di plastica, si

giorno prima e di quella specie di aggettivo, scemunito

non ci fosse stata quella maledetta catenella con la

del cacchio. Non è quella che sta nella tua

una smorfia divertita. “È quella che ti renderà più

qui, il giornalista con quella macchina strana che ha

e i cognomi di quella gente...” intervenne, sempre più

non sembrava volerci risparmiare. Quella sera dissi ai miei

strappare un sorriso a quella musa triste e bellissima

di essere davvero su quella nave, alla ricerca del

povera nonna era stata quella di imparare a convivere

davvero miei. Fu proprio quella situazione di eterna condivisione

della figurina di Maradona, quella che tutti avrebbero voluto

ho mai creduto a quella frase. L’ho detto

mondo fu sostituita da quella del giocatore più forte

oscuri usati dai miei quella sera e, soprattutto, dallo

avere a che fare quella viziata?”. ¶ Ma io nemmeno

di chi è sorella quella?” replicò lui indicando con

il didietro verde di quella specie di Batmobile che

del potere telepatico.” ¶ A quella frase anche il mio

i miei occhi in quella spaccatura, fra quelle curve

anche io avevo sperimentato quella strana sensazione, ma che

che avrei potuto sgraffignare quella sera all’interno del

Nel bel mezzo di quella faticosa e impervia strada

gli ebbi chiesto scusa. ¶ Quella volta capii che Sasà

il giocatore che, in quella particolare posizione di campo

bandiera dell’Italia in quella terra arida e inospitale

la mia presenza e quella di Bea, se sotto

uomo che sa che quella sarà la compagna della

durante l’estate, perché quella casa si rivelò un

a disposizione per assaporare quella bellezza che non gli

si accorgeranno anche di quella zaffata antica pregna di

la soglia, era proprio quella di entrare in una

a colpire con precisione quella grande foglia sul muretto

ascoltare la voce di quella peste di Sasà. È

donna di classe è quella che sa come camminare

sola forza del pensiero.” ¶ “Quella è telecinesi,” risposi subito

il lungo inverno, e quella splendida canzone nelle orecchie

mi capitò di fare quella sera stessa, il sabato

bocca spalancata. Mai come quella volta assomigliava a Cindy

voltò le spalle. Da quella sera d’estate del

si credeva bellissimo. Anche quella domenica, per scendere un

Iacobelli era grande quanto quella degli Scognamiglio, ma aveva

sentisse a disagio in quella casa e con quella

quella casa e con quella tuta addosso, fatto sta

verticale, e capii che quella sarebbe stata la mia

stanza che incontrai fu quella di Fabio: era zeppa

La stanza successiva era quella dei genitori di Viola

La questione, incredibilmente, morì quella sera. Non so se

Ma ero rimasto a quella speciale sera di Pasqua

mi sbatteva sul viso. ¶ Quella sera mi sentii come

non lo avrebbero permesso. Quella sera sentii di essere

progetti. ¶ Non potevo immaginarlo quella sera, ma lo scirocco

costosi, ragion per cui, quella volta che pure riuscivamo

non sentirli più. Anche quella notte erano tutti presenti

forza, stai sempre su quella poltrona durante il giorno

questa qui di guerra, quella che combattiamo ogni giorno

forse chiedendosi chi fosse quella fata venuta fin lassù

non ho detto che quella sera del dieci giugno

non doveva essergli posta, quella che mamma si era

le paure più recondite. Quella sera, però, la mia

il coraggio di interrompere quella magia. ¶ A voler essere

le mani, avevo interrotto quella danza silenziosa che mi

il suo. Però, cavolo, quella piccola parte la conosceva

poi diede vita a quella che da molti era

fossero stati esclusi. ¶ “In quella casa non c’è

brutta fissazione con Viola. Quella è n’atteggiata, te

Concetta. ¶ “Tu sragioni, Sasà, quella povera donna credo sia

non sei fissato con quella? Nun te piace? Ho

scusa, non ti attizza quella? Non vuoi dichiararle il

la lasci stare a quella? Ci sono tante ragazze

regalarle un cactus a quella ragazza, la figlia di

tua frequentazione segreta con quella giovane signora della lavanderia

semaforo, una Simca come quella di papà. Io, invece

le cose a Mimì.” ¶ Quella sera papà si era

volta di lasciarla perdere quella lì, forse avrebbe ripetuto

mia, per godere di quella stratosferica sensazione che mi

sé il ricordo di quella bambina che si fece

appena tirato addosso con quella frase. ¶ “Ah,” disse infatti

originale, ma a me quella vecchia sedia a forma

sotto il sedere. Almeno quella sera la famiglia Russo

convincevo sempre più che quella non era la sua

di lacca della nonna (quella di Bea era intoccabile

si respira più! Marì...” ¶ Quella volta mi presi una

stronzo!” ¶ La descrizione sembrava quella di un cane, fidato

nei confronti della famiglia. ¶ Quella volta il tema del

portarla con sé. Perciò quella sera Bea aveva raggiunto

le brutture del mondo. ¶ Quella sera la compassione e

eroe e, forse, a quella del mondo. ¶ “Ma che

di essere solo in quella battaglia impari e che

Batmobile. Nel silenzio di quella sera di inizio agosto

non alla camorra!” ¶ Finalmente quella parola era uscita dalla

sarebbe stato dedicarsi a quella specie di scintilla che

nostro padre di acquistare quella pezzotta del Festivalbar, cosicché

indietro proprio niente, ché quella striscia di dorsi colorati

fuori e diceva con quella voce meccanica che gli

capirlo, ma credo che quella volta avesse voluto portarmi

serio e fino a quella mattina avevo pensato che

piazza tanto diversa da quella dell’ottantacinque. Rivado con

iniziali incise da Sasà quella sera potessero vincere il

convinto che abbia fatto quella corsa solo per accertarmi

la sua, ma anche quella di Sasà e di

comuni di papà, che quella sera si lasciò andare

sulla bancarella accanto a quella dei leggings), una fascia

l’unica scelta possibile, quella che, con ogni probabilità

le difficoltà grazie a quella leggerezza che da bambino

più che altro perché quella mattina non avevo nulla

non conoscerla e che quella ragazza che mi abbracciava

promessa?” ¶ “Morla...” ¶ E così quella mattina al Duomo ero

le grandi feste rionali. Quella volta, però, non c

dei suoi veri abitanti, quella coppia di anziani che

volta per tutte da quella vita che non mi

mia titubanza, mi anticipò. “Quella storia che stavi buttando

un fustino sporco. ¶ Perciò quella sera quasi riuscii a

la misura non fosse quella giusta, di certo non

per starsene a guardare quella degli altri da lassù

hai fatto, e... insomma, quella frase che mi hai

la mia infanzia, e quella di Viola. Si prese

vendettero un anno dopo quella sera maledetta, o di

alzare la saracinesca di quella che un tempo era

Giancarlo? Lo faranno su quella parete, hanno mostrato le

per l’infanzia che quella sera del 23 settembre 1985 mi

sperando che nel frattempo quella rabbia cieca che non

dare un senso a quella che era stata la

la saracinesca entra in quella che è ancora una

Perché alla fine di quella terribile e magnifica estate

un po’ meno. Perché quella maledetta sera capii di

di cui narro è quella dove Giancarlo Siani ha

chilometro di distanza da quella di Mimì. ¶ La Mehari

verde, ovviamente, è proprio quella che Giancarlo tanto amava