Matilde Serao, Cristina, 1908

Fiorillo. ¶ Cristina sogguardò da quella parte. Pappino, appoggiato a

non salutava più nessuno. ¶ — Quella Cristina è proprio senza

spalliera. Pregava anche lui quella sera, e Cristina, dopo

quasi benedicendo: essa baciò quella mano. Non era stato

dicono che devi sposare quella bestia di Giovannino Sticco

era mai uscita da quella camera dove lo aveva

poco il calore di quella mano febbrile si comunicò

muore, forse — pensava. ¶ Ma quella mano, che non la

lo aveva sentito, in quella notte, che il moribondo

intervallo? Era questa tragedia quella che lei aveva sognata

spasimo interno aveva corrugato quella fronte, aggrottate quelle sopracciglia

linee si atonizzavano e quella faccia pareva già morta

senso di vita a quella faccia che aveva troppo

e acuta intelligenza mancava quella nobile qualità che è

giuoco d'altalena a quella povera anima femminile che

forte, in questo vortice, quella che lo amava si

far perdonare. Sentiva che quella passione di donna era

che più tardi di quella partenza. Un giorno Guido

si videro lividi in quella scialba luce. Così, tacitamente

stessa. Da tanto tempo quella storia le ruggiva dentro

ondeggiare nel suo cervello quella voce carezzevole e penetrante

le sottigliezze dell'intonazione. Quella voce le faceva l

la sua mano su quella di Guido. Lui la

parea dicesse: ¶ — Poveretta, poveretta. ¶ Quella compassione segreta, di un

furono benefiche e calmarono quella pena. Una tenerezza grave