Ugo Foscolo, Tieste, 1795

PERSONAGGI ¶ ATREO, re d'Argo; ¶ TIESTE, suo

non l'ira ¶ del re tremenda, non di morte

dalla gelosa possa ¶ del re fugato, d'ogni bene

sposa non era al re. Misera! Tace ¶ ogni dover

i detti a un re conviensi, ¶ e cercar di

Tese t'avea ¶ il re insidie di morte. ¶ TIESTE

cacciommi ¶ Pliste cognato al re. Scornato, afflitto, ¶ abbandonato, senza

se temuto è il re. Di schiavi e vili

ben io ¶ dirollo. Il re son io. Tu... ma

mie leggi; ¶ leggi di re. — Pure di te men

tutto il livor del re. Sua sposa a torto

cadde ¶ in man del re, senza che il latte

ancor? ¶ IPPODAMIA ¶ (osservando) ¶ Il re s'avanza. Ahi! forse

pur vegli. ¶ ATREO ¶ Il re non dorme; ¶ s'ei

che offende ¶ d'un re i diritti: chè quai

omai svelato: insidia ¶ di re vil qui mi trasse

Fraterna morte! ¶ Morte di re! ¶ TIESTE ¶ Quest'è notte

lagrime, di sangue. Al re, se il vuoi, ¶ me

foste entrambi; chè dei re sul capo ¶ vegliano i

della consorte del mio re, non io ¶ fratricida superbo

scure. ¶ Ed io fui re. Se a te in

smodata io temprar volli, ¶ re cittadino, e mal mercaimi

chi mai sfugge ¶ di re sdegnato all'ira? A

se Pliste cacciotti; i re medesmi ¶ non danno asilo

infelici ¶ mertan qualche pietà, re, il tristo figlio ¶ (e

ATREO ¶ (alla Guardia) ¶ Il re parlotti: ¶ non l'ubbidisci

quest'è dritto di re: varrommi. ¶ IPPODAMIA ¶ Tieste?... ¶ ATREO

rammentar ch'io sono ¶ re, cui s'addice castigar

tremendo ¶ è sino ai re della giustizia il grido

vittima; la porgo, ¶ o re, in me stessa; se

ruina forse. ¶ TIESTE ¶ Io re non nacqui; e a

non spetta, ¶ ch'io re non sono: pazienza opposi

lasciami in cura. — O re, mal tu l'ascondi

Atreo? — Non se' di re tu madre? ¶ IPPODAMIA ¶ Io

madre? ¶ IPPODAMIA ¶ Io di re moglie e di re

re moglie e di re figlia e madre ¶ la