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Giovanni Crisostomo Trombelli, Le favole di Fedro liberto d'Augusto [traduzione da Fedro], 1735

concordanze di «s»

nautoretestoannoconcordanza
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andò, che le fazion s’uniro, ¶ E fer Signor
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ad un Pavon cadute, ¶ S’adorna, e le Cornacchie
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l’afferrata a lui s’invola, ¶ Nè l’altra
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sia faccia da scena. ¶ S’Imbattè in una Maschera
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Scimmia. ¶ CH’ad un, s’è colto una fiata
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Il cacio addenta. Allor s’avvide il Corvo, ¶ Ma
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preda. ¶ Ei però non s’affretta, e al Vecchio
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Di aver nuovo padron, s’ugual n’ho il
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prestito chiedendo uom frodolento, ¶ S’offra mallevador, simile a
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espone, e in van s’adopra, ¶ Chi condur tenta
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difesa ad uom tristo s’affida, ¶ Dove ajuto ei
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rimase: ¶ Tale il volemmo, s’è crudel costui. ¶ LIBRO
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dal proposto fin non s’allontani, ¶ E diletti l
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disciolse. ¶ De l’Aquila s’aggrappa al nido, e
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costei ¶ Ripiena di timor, s’intana e asconde; ¶ Indi
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rìo consigliero a lui s’aggiunga, ¶ Nequizia a forza
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Quella, in cui due s’unir’, campar non pote
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ricca soma a lui s’invola, ¶ Soffrir più colpi
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render grazie il Cervo s’accingea. ¶ Bramiam bensì, che
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Buoi negletti, a lor s’accosta: ¶ E perchè, dice
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ad occupate orecchie mal s’adatta. ¶ Ma tu fosse
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dice, Villan, ciò, che s’addita, ¶ Da te far
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scaglia il sasso; ¶ Ma s’ingannò, poichè del premio
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dunque meco. Nel cammin s’accorge, ¶ Che roso il
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madre, e in esso ¶ S’affaccian. Sue bellezze il
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Perchè casa sì picciola s’avesse ¶ Fabbricato richiede. Oh
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Anzi che la sentenza s’avventuri. ¶ Ma perchè non
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il cuor gl’ingombra, ¶ S’accosta al letto, ed
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ed a tentone cerca, ¶ S’alcuno vi dorme: allor
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ch’a certi crini ¶ S’accorge, che v’è
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prenda; ¶ E nuovo mel s’infonda entro a le
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ser saputo? ¶ Il Popolo s’affolla. Il derisore ¶ Pensa
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van, e in van s’affanna. ¶ Tal che confessa
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novella mia che non s’imprenda. ¶ FAVOLA XVIII. ¶ Il
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padron d’Esopo, ¶ Cui s’impone, che pria del
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Cavallo, ¶ Mentre il Cignal s'avvolge, il turba e
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pensier già ad eseguir s’accinge, ¶ Ed il popol
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Esopo ¶ Ne la folla s’intrude, e oh quanto
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quanto grave ¶ Sarebbe, dice, s’or vivesse, al padre
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Pavidi a grande stento s’affollavano; ¶ Ma pur v
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al capo intorno avvinte, ¶ S’impacciar’ne le porte
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più mordace a lacerar s’accinge, ¶ In questa favoluccia
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barbuto: allor la Volpicella ¶ S’appoggia a l’alte
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malvagi; ¶ Ch’altro indi s’accenda, io fo divieto
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tutti gli Dei seco s’allegrano, ¶ E lor s
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s’allegrano, ¶ E lor s’inchina; al venir Pluto
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comprende un retto avviso! ¶ S’approva il detto; pur
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perchè di essi non s’è potuto ricavare un
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poichè lor grave ¶ Servitù s’imponeva, ed a gli
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lo brama, in van s’adopra, ¶ Ciò ne’ miei
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ogni patto a me s’ascriva. ¶ Ma in tal
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il vuol comune sentenza) ¶ S’accinge a far ritorno
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ritorno, e al mar s’affida. ¶ Tal legno ascende
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i carmi, in esso ¶ S’avviene, e appena il
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In essi a caso s’incontrò il Poeta, ¶ E
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a tenzone? Allor che s’offre ¶ Vittima a’ Dei
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quei che finte lodi ¶ S’arrogan, e coloro a
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l’Atleta ¶ Fe’ derivar. S’approvò l’opra, e
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ciò si riseppe, ognun s’avvide ¶ Che gli Dei
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non rassembri, ¶ Poscia perchè s’a caso ad altri
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dar dovea, ¶ Perchè stima s’accresca a l’opra
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estolle. ¶ Ma cotal favoletta s’incominci. ¶ FAVOLA I. ¶ Demetrio
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il volgo, a lui s’accorre: ¶ Suonano intorno a
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ed ammirate l’opre, ¶ S’unìo: sciolta è la
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Villan per far scorno, s’asside. ¶ Ecco entrambi: il
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costume. ¶ Mentre in palco s’aggira (nè in quai
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accerta; ¶ Ch’a momenti s’attende, altri assicura. ¶ Tolto
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noto canto ¶ Al Trombetta s’impone, ed era questo
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gran risa impone, che s’intuoni ¶ Di nuovo il
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Toro. ¶ Un Vitel, che s’inchini lo consiglia: ¶ Taci
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da Giove ¶ Trono regal. S’asside, e un bacherozzo
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concordi eleggon l’Olivastro. ¶ S’accetta il dono, e