Cesare Battisti, Gli alpini, 1916

questa associazione: non pensando se avrei saputo parlare in

loro le fatiche come se fossero non dei combattenti

parole d’amore; e se di loro, se degli

e se di loro, se degli alpini, che più

è guerra d’assedio. Se si vuol penetrare in

chili che porta con sè l’alpino, quando dietro

cenno, è un giardino se 1a confrontiamo con le

che sembran torri, e se la confrontiamo con la

redenzione. E quanto ancora se ne spargerà sulle montagne

viandanti e degli animali; se c’è pericolo della

posto atto al riparo; se la tormenta imperversa, sa

seppe resistere, meravigliosamente. E se di ciò tocca merito

e deve amministrarsi da sè, e provvedere a tutti

un piccolo mondo a sè. Aleggia su tutto uno

veneto-lombarde. Ma chi se n’accorse quaggiù? Di

italico. Per cui anche se allo spirito, al sentimento

casa sua. ¶ D’altronde se la cultura storica del

doti ha acquisito, che se non hanno modificato le

cieca fortuna? Sa egli se troverà lavoro, se avrà

egli se troverà lavoro, se avrà pane ed asilo

quali lavori sarà occupato? Se dovrà adattarsi a cose

a cose umili o se avrà con più agio

quella sicura coscienza di sè, quel coraggio che si

distrugge quel che incontra. ¶ Se certe cose non fossero

nel superfluo, nelle esteriorità. Se un compagno resta addietro

aiuto è un «Spicciati». Se qualcuno stenta ad arrampicarsi

dicono «Coraggio, devi imparare!» Se stenta a portar lo

lo zaino: «Poltrone!». ¶ Ma se davvero incombe il pericolo

incombe il pericolo, ma se sul drappello si abbatte

furia di morte, ma se la tormenta e il

orrenda fra gli spasimi, se v’è un ferito

e sollecito, ma guai se non lo fosse! Forse

a sprecare munizioni. Che se il nemico, come succede

doti originarie che con sè portava il montanaro divenuto

esercito vorrebbe dire disprezzare sè stessi e i propri

sapienti e forti, perchè se non ha più nè