Paolo Cognetti, Il ragazzo selvatico, 2013

immaginare il futuro mi sembrava un’ipotesi remota quanto

a vent’anni mi sembrava importante esplorarle a fondo

che ero diventato mi sembrava l’esatto contrario di

non faceva paura: mi sembrava un po’ di abitare

Arrivando dalla città mi sembrava di entrare in un

del normale e mi sembrava di avere un tamburo

sapore di notte mi sembrava di sentire la brina

nella neve, e mi sembrava di sentirlo rantolare come

Lasciarlo a loro mi sembrava più giusto che seppellirlo

a due passi. Mi sembrava già di vedere il

a cui stavo assistendo sembrava una lezione di volo

orizzontale, precipitando senza controllo. Sembrava il numero di un

n’era una che sembrava più coraggiosa delle altre

uomo sulla sessantina. Non sembrava per nulla contento di

il buio. Allora mi sembrava un eccentrico, se non

dialetto ridevano spesso. Mi sembrava che la felicità degli

Quando veniva da me sembrava sentirsi in colpa: prendeva

spazio che gli serviva: sembrava appartenere alla montagna quanto

cominciasse davvero. Nessun altro sembrava avermi preceduto. ¶ Sulla pietraia

azzurro così pieno che sembrava avere massa e volume

erodere, spianare, colonizzare: questo sembrava l’umanità dalle creste

umana, seguendo itinerari che sembrava intuire come un selvaggio

tanta naturalezza, ma mi sembrava di averne capito anche

del crinale e mi sembrava di non essere avanzato

indole vagabonda. Lucky, Lucky, sembrava pensare, potevamo essere amici

amici, e a me sembrava una cosa molto triste