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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950

concordanze di «sempre»

nautoretestoannoconcordanza
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come noi. M’ero sempre aspettato qualcosa di simile
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la sua casa è sempre quella e sotto il
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felci e di sambuchi, sempre asciutta d’estate. ¶ Nuto
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a mangiare, diceva, erano sempre gli stessi. ¶ Che cosa
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Ma i piatti erano sempre gli stessi, e a
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tutti quanti e sapeva sempre dir la sua. Mai
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levasse quel peso. Ho sempre visto che la gente
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si sfogasse, poi sbirciandomi sempre borbottò: – Siamo troppo ignoranti
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la stalla c’era sempre quella spalliera di uva
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se il pozzo era sempre là dietro. La vecchia
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chiesi se c’era sempre quel nido dei fringuelli
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le zappe, tutto era sempre uguale, tutto aveva quell
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d’un salice. Come sempre, mentre fuori era agosto
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d’acqua. ¶ – Qualcosa manca sempre, – disse il Valino. – Aspettavo
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il mondo dev’essere sempre com’era una volta
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raccoglie, – gli dissi, – è sempre la povera gente che
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sapevo ancora, eppure avevo sempre l’occhio alla strada
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mi pareva di aver sempre saputo che un signore
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persiane della villa erano sempre chiuse quand’io d
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sua ultima vigna, era sempre cortese, sempre in ordine
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vigna, era sempre cortese, sempre in ordine, sempre signore
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cortese, sempre in ordine, sempre signore, e incontrandomi ogni
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dei canneti, delle macchie – sempre gli stessi – che somigliavano
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Cinto. – Noi li facevamo sempre. La notte di San
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che lo si accende sempre fuori dai coltivi? – dissi
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la sua gamba sarà sempre un morto di fame
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cose non cambiano sarà sempre un disgraziato… ¶ – Che almeno
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della chiesa c’è sempre uno che chiede, zoppo
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Il meno invadente era sempre il Cavaliere, che sapeva
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cosí, come le avevo sempre viste: vecchie dalle rughe
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che i soldi correvano sempre. ¶ Passai la mattinata in
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O forse no, credeva sempre nella luna. Ma io
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appena. Il vento scricchiolava sempre, agghiacciato, sulla sabbia, e
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quegli altri? I comunisti. Sempre loro. Sono loro i
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morti i preti hanno sempre ragione. Io lo sapevo
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che misurava degli assi, sempre imbronciato. La moglie in
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aprile – tutto era andato sempre peggio. In quei giorni
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motivo, ma mica tanti: sempre meno – disse Nuto – della
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stato vivo, l’hanno sempre aggiustata… Almeno la matrigna
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stalla – il discorso finiva sempre che i vecchi, massaro
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o nella riva stavo sempre col sopraffiato che mi
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il sor Matteo era sempre a Canelli, sempre in
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era sempre a Canelli, sempre in giro sul biroccio
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in giro sul biroccio, sempre a caccia. Scavezzacollo, ma
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vecchio scherzava e comandava sempre lui. ¶ Il sor Matteo
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Suo padre gli era sempre addosso, lo sorvegliava dalla
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Nuto, e la faccia sempre attenta, sempre tesa, di
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la faccia sempre attenta, sempre tesa, di Cinto quando
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ecco, sono i soldi, sempre i soldi: averli o
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a quel banco. Era sempre disposto a tagliar la
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posto nuovo – insomma era sempre un guadagno, un fatto
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stessa schiena, mi dicevano sempre Anguilla, non capivo la
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cielo e le vigne sempre uguali. E poi la
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quella festa: Canelli era sempre stata famosa, dovevano far
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stalle, che sembrava fosse sempre domenica. Mi ricordo l
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soltanto d’inverno era sempre là intorno, a casa
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fin che puoi. Sarai sempre un tapino se non
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tigli. A me faceva sempre effetto che un mobile
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sul terrazzo e guardavo sempre il Nido, e Canelli
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la Serafina, c’era sempre qualcuno che sapeva con
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attendente, per non avere sempre intorno i sergenti che
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dritto in faccia – ho sempre fatto cosí – non rispondevo
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amore, lei mi chiedeva sempre che cosa volevo fare
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bastardo e mi chiedeva sempre perché non facevo ricerche
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nome di Anguilla, diceva sempre che dovevo essere figlio
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armeni, messicani, italiani, sembravano sempre arrivati allora, lavoravano la
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Era bionda, alta, stava sempre a lisciarsi le rughe
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deciso, che andava per sempre dai suoi. Le chiesi
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notte il Nido era sempre acceso, sempre in festa
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Nido era sempre acceso, sempre in festa, e la
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che al tirasegno faceva sempre centro e giocava alle
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coi biscotti, glielo dava sempre Silvia, ma lui il
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voce tra i denti. ¶ Sempre ci pensavo, e chiedevo
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perfino all’Emilia chiedeva sempre le cose per favore
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uno di Canelli, andavano sempre a Canelli, comperavano roba
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Io non potevo star sempre fermo dietro i fagioli
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albergo. ¶ A vederla, era sempre la stessa – quegli occhi
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ballabili, se Irene suonava sempre. – Chiedilo a lei, – disse
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C’era una stufa sempre accesa nelle stanze di
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Una cosa che penso sempre è quanta gente deve
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che gli ignoranti saranno sempre ignoranti, perché la forza
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corda in mano. Cinto, sempre stringendo il coltello, era
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forno. Il cane ululava sempre. Anche nella riva era
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e aveva gli occhi sempre a terra, era Irene
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il mattino spuntava, era sempre il paese dove i
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di San Marzano, portava sempre il torrone a Santina
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tutto. Questo Lugli era sempre vestito come il modello
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in quei giorni ero sempre con Nuto e parlavamo
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si parlavano. Arturo era sempre lo stesso, aveva mangiato
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il cambio, gli erano sempre intorno. ¶ Chi adesso non
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mano d’Irene. Era sempre intorno vestito di scuro
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flanelle. Arturo adesso era sempre fuori; riprese a giocare
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uno grasso che rideva sempre, – invece dei cavalli correrete
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con un occhio cercavo sempre il vestito a fiori
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dietro la chiesa cantava sempre. Irene s’era fatta
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venivano da Canelli – guardasse sempre prima di traversare. ¶ Cosí
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lo stesso, tutto ritorna sempre uguale – vedevo Nuto su
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sembrano di montagna – avevo sempre saputo che si masticano
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E la collina saliva sempre: avevamo già passato diverse
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Santa. Nuto, ch’era sempre a Canelli a sentire
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va al Salto? suoni sempre?… Oh Nuto, avevo paura
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tempi traversare Canelli era sempre un azzardo. C’erano
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mio lavoro l’ho sempre fatto, nessuno mi ha
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che lei. L’avevano sempre veduta con la giacchetta