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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Carlo Sgorlon, L'armata dei fiumi perduti, 1985

concordanze di «senza»

nautoretestoannoconcordanza
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chissà quale confine invisibile, senza rendersene conto, e si
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un disordine strano e senza spiegazione. Non riusciva a
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portatore di notizie, Haha senza i suoi, senza i
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Haha senza i suoi, senza i carrozzoni e le
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le pareva un lusso senza pari, a cui per
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attingendo da un pozzo senza fine. Marta sentiva che
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gora dell’acqua stagnante, senza rumore. Sulla riva, sopra
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da parte a parte, senza offendere né arterie né
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polpaccio si andava chiudendo, senza code di febbri o
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ma soltanto un’esperienza senza limiti delle traversie della
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ferita. Già poteva camminare senza stento, ma lo stesso
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Ivos era un uomo senza miti, con addosso una
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freddo o la dissenteria, senza scarpe e senza indumenti
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dissenteria, senza scarpe e senza indumenti adatti per ripararsi
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vera, ossia uno scannatoio senza fine. ¶ Marta capiva che
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di lei una riserva senza fine di energia e
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una mano sul viso, senza rispondere. ¶ III ¶ L’orda
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guardare silenziosa dalle finestre, senza perdere neppure il loro
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che serviva e basta, senza arroganza, anche per il
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là, con decisione ma senza violenza e senza badargli
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ma senza violenza e senza badargli troppo, come se
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a fare ogni cosa senza chiedere niente a nessuno
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di dover prendere subito, senza alcun preambolo, tutto ciò
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a guadagnare la cucina senza essere visto da lei
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a mangiare qualsiasi cosa, senza badare al sapore. Bastava
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si metteva a ridere senza freni. Né la madre
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invisibili, inafferrabili, di furbizia senza pari; che fossero predoni
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c’erano sempre. Pallottole senza scopo, senza direzione, senza
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sempre. Pallottole senza scopo, senza direzione, senza senso, sparate
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senza scopo, senza direzione, senza senso, sparate da qualche
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presidiamento e un aspettare senza frutto. ¶ I pensieri del
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mondo, in una nave senza ormeggi che scivolasse su
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predestinazione. Aveva una fiducia senza confini in Krassnov. Finché
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e lui si era senza esitazione dedicato a quelli
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kazàk non poteva vivere senza di esse. ¶ I cosacchi
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ospitanti, e a berne senza misura. ¶ Una sera Marta
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diventando gente dispersa e senza domani. Era turbata perché
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un popolo vagabondo e senza radici, e quindi come
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un evento spietato e senza ritorni, come dimostravano i
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carro che non erano senza padrone, ma che bisognava
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possibile. Non possiamo farne senza.» ¶ «Ti giuro che è
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mise a lanciare imprecazioni. Senza carta si sentivano sperduti
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cartelli indicatori, e adesso senza la carta si sentivano
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quindi d’essersi persi senza rimedio. Non volevano chiedere
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giù per il paese, senza requie. Si aspettava che
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sventure e dei rovesci senza fine. Nei loro discorsi
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Nei loro discorsi tornavano senza sosta i nomi dei
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poteva andare a finire senza accorgersene nemmeno, spinto dalla
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canti e le bevute senza misura, sembrava si ritrovasse
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farsi notare da lui. Senza accorgersene imitava i suoi
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questa sventura, nel pozzo senza fondo della sua anima
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decisioni. Aveva sempre lavorato senza soste, anche quando stava
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ad ascoltarla con pazienza, senza scatti d’ira, e
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era tutta gente sperduta, senza domani, cui poteva offrire
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di simpatia, la conducevano senza sforzi in altre direzioni
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forse attratto anche lui, senza saperlo, dalla bellezza splendente
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sposato anche un cosacco, senza stare tanto a pensarci
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aveva nostalgia dello scampanio senza fine della vigilia delle
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un modello di donna senza tempo, destinata in eterno
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in illusioni strane e senza fondamento. Lei l’aveva
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smarriti dietro speranze insensate, senza motivazione. Ma intuiva che
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filare un’altra attesa senza fine… ¶ I discorsi di
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rapidamente verso la fine senza che si arrivasse allo
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opposta, cioè la battaglia senza quartiere contro gli invasori
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messo dentro un ginepraio senza uscite, e una soluzione
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non poteva più vivere senza una terra… ¶ IX ¶ Il
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nel cuore della notte, senza suono di tromba o
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di Troia, che sembrava senza fine. Non sapeva perché
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pugnale o di scimitarra, senza concedergli il tempo di
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perché non poteva vivere senza amici. Parlava della vita
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presidio di un popolo senza speranza. Nei momenti liberi
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fossero parole del tutto senza importanza: ¶ «In certo modo
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e quelli russi mentivano senza pudore, perché la menzogna
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speranze, e una lotta senza quartiere contro i partigiani
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e ricominciare un esilio senza speranza, nella domaine sperduta
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forza) sentendosi abbandonati e senza sostegno. Persino i loro
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cose cadessero loro addosso, senza alzare un dito per
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apparenza era astrusa e senza motivazioni. Inseguì un’oca
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mai da nessuna parte senza essere accompagnata, e di
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vide girare un po’ senza scopo, fermarsi un momento
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fare, che si accumulavano senza sosta su di lei
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flusso della propria esistenza, senza chiedersi il perché degli
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alla situazione presente, e, senza rendersene conto, esigeva un
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non si può esistere senza una patria. ¶ Urvàn e
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si dava agli uomini senza pensarci tanto su. Per
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volta. Sì, quelli erano senza dubbio partigiani e lui
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ricerca, cupo e avvilito. Senza il proprio cavallo o
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il proprio cavallo o senza le armi il cosacco
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fine. Il suo grido senza pace era diventato un
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parte di sé, e senza di esso ora lui
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cosa, se la prende senza tante cerimonie, come si
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nella steppa sul cavallo, senza tanti salamelecchi, e tutto
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se fosse stato solo, senza i suoi compagnoni, non
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sollievo alle sue tensioni senza fine. Tornava alla sera
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non pensare bisognerebbe essere senza cervello.» ¶ «Sì, certo. Ma
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vivendo, oppure una fantasticheria senza capo né coda. Sentiva
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rapporto nato per caso, senza avvenire, era andato crescendo
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e non si preoccupasse senza motivo, se poi non
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follia, ormai. È tutto senza senso…» ¶ Poi, com’era
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esecuzioni sommarie, la lotta senza quartiere… ¶ A volte la
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appoggio in Urvàn, ma senza trovarlo più che tanto
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o Gavrila? La madre, senza farsi notare, si mise
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le loro spinte ridendo, senza farci caso più che
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ignote. L’avevano uccisa senza volerlo, forse solo per
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alla volta, silenziosi, scuri, senza farsi notare, e subito
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all’altro mondo anche senza una causa precisa. La
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La notte era scura, senza un filo di luna
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avevano scoperto la ragazza senza vita. Le urla acutissime
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ricerca di se stesso, senza nessuna speranza di ritrovarsi
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in acque morte e senza movimento. Non aveva più
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felice, si era incontrato senza nemmeno riconoscerli. Ora, passando
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e scoppia nel cielo senza splendere e senza brillare
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cielo senza splendere e senza brillare. Adesso per nessun
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tutti e due pensavano senza sosta. ¶ Anche Burlak tentava
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che il tempo passasse senza decidere nulla. Per un
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lunghi anni dell’esilio, senza rendersene conto, aveva rinunciato
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altrimenti esso sarebbe rimasto senza guida. Ciò era un
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quella situazione strozzata e senza speranza. Ma più di
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punizione a testa bassa, senza dire una parola, al
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cosacchi pareva ormai segnato, senza vie d’uscita. Adesso
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addormentarsi fu tranquillo e senza pensieri, perché ballando e
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nemici, ormai inermi e senza sorprese, con i loro
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Saetta adesso erano lì, senza vita, senza pensiero e
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erano lì, senza vita, senza pensiero e senza memoria
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vita, senza pensiero e senza memoria, distesi, insanguinati, con
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sapevano, perché misteriosi telefoni senza fili ne avevano diffusa
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in paese erano partigiane senza fucili e senza sten
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partigiane senza fucili e senza sten, pronte a combattere
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gli sembravano parole vuote, senza sostanza, perché non v
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un problema disperante e senza soluzione. I cosacchi li
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Burlak, che andava avanti senza troppe cautele, perché la
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kazàk era un poveraccio senza risorse di nessun genere
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cosa dove la trovava, senza andare tanto per il
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poteva immaginare di vivere senza. Si sarebbe sentito come
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trr” per incitarlo. Vivere senza non poteva. Perciò quando
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pareva loro bello e senza problemi. ¶ Ad Akmek era
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notte in una cantina senza luce. Akmek stirò le
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l’accettava con rispetto, senza provare l’orrore e
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Cominciò a cercarlo dappertutto, senza dire una parola a
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e il loro lamento senza fine, e scantonavano per
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una falla disastrosa e senza rimedio. Non aveva quasi
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tutti una paura immensa, senza nome, che le forze
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si combattevano ferocemente e senza esclusione di colpi. Le
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e dall’altra, ma senza confronto più numerose erano
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con voce uguale e senza calore, quasi sussurrando, che
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loro pensiero una babele senza confini. Non c’era
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essere smarrito che navigava senza meta, tra circi e
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tra circi e mostri senza fine. ¶ Ghirei, Urvàn e
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doveva abituarsi a vivere senza quella speranza. E l
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sarebbero state intiere popolazioni senza patria, nomadi cacciati via
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a situazioni dolorose e senza via d’uscita, sospinti
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erano soltanto balenii profetici senza capo né coda, come
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lui aveva probabilmente incontrato, senza sapere che fossero loro
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con disordine indomabile e senza speranza. Lui non ci
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pazza del tutto e senza rimedio, i cosacchi avevano
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di essere un uomo senza più significato. Gli pareva
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la tempesta passasse via senza danni troppo pesanti. ¶ In
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quella musulmana, fatalistica e senza speranza. “Vecchio Akmek, sei
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altri cosacchi, con o senza cavallo, si erano dati
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accadeva a caso e senza giustificazione. Forse neanche il
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mancava. Ma un funerale senza il pope era ancora
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quelli erano comunisti e senza Dio, come le Armate
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di fatti definitivi e senza ritorno. La levatrice, posseduta
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quei giorni frenetici e senza l’uguale. Ma non
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Te ne sei andato senza dire una parola” pensò
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che procuravano la morte senza dolore, come un dolce
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andarsene in quel modo, senza strepito, senza clamori, sottraendosi
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quel modo, senza strepito, senza clamori, sottraendosi discretamente agli
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desolazione definitiva, tirando avanti senza fermarsi. ¶ I due cosacchi
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sangue come un demone senza requie. Dappertutto v’erano
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giovane venne in mente, senza pensarci, la canzone del
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strane e, in apparenza, senza un fondamento reale. ¶ Nel
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seppellita nel suo farnetico senza requie, e la madre
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provenienza, ma tutti mescolati senza ordine alcuno. Ve n
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che era parsa infinita, senza soluzione, come addormentata dentro
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sceso giù, nei polmoni, senza peraltro aver abbandonato i
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in modo adeguato. Sparava senza respiro e provava un
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feriti erano tutti morti. Senza rendersene conto stava cantando
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vissuto. Andava lontanissimo, ma senza spostarsi di un’arscina
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non fosse una tomba senza nome. Urvàn poi trasse
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puntare gli zoccoli, ma senza riuscirvi. Era la carretta
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i loro capi, e senza gli Atamany il popolo
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come un grande corpo senza testa, che non sapeva
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a cavallo nella steppa senza confini. Ogni giorno ormai
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cosa si potesse fare senza troppi pericoli, attraversò il
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un individuo pensoso e senza passioni. ¶ Soltanto dei morti
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cercarlo, interrogarlo, sia pure senza spaventarlo e metterlo in
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sotto gli occhi, risucchiata senza volere in un alone
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quei vecchiumi raccogliticci e senza significazione, se ne stesse
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si metteva a piangere senza perché, fregandosi gli occhi
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secondo giorno di ricerche senza frutto, alzò la testa
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assecondato la sua ricerca senza fare la minima obiezione
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fare la minima obiezione, senza mettere in campo il
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assecondato la mia follia, senza dire una parola…» ¶ «Non
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lunga ricerca dell’uomo senza memoria. Poi, lentamente, come
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dalla villa di notte, senza svegliarla, e aveva marciato