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invenzioni verbali


Egisto Roggero, I racconti della quiete, 1896

concordanze di «si»

nautoretestoannoconcordanza
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1896
nulla. Quando la carrozza si fermò dinanzi al cancello
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1896
lenti d’oro che si tolse per baciarmi in
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io ora, forse ambedue si eran colti nello stesso
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cilestrina, il vecchio parco si svegliava susurrando. Sotto i
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verdi dei grandi alberi si distendevan come un gibboso
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tappeto di velluto, e si accavallavano, si sprofondavano e
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velluto, e si accavallavano, si sprofondavano e quindi risalivano
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di cipressi neri che si profilavan sull’orizzonte chiaro
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magrezza di bionda gracile si profilava sulle oscure pareti
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que’ suoi occhi cilestri smorti alla luce. Ma
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ben di rado ella si volgeva a me, o
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bionda, ed elegantissima. Oh ! ella viveva ancora a
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solito malinconico pranzo che si svolgea silenzioso nella troppo
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i cipressi neri, che si profilavan sul cielo roseo
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tenendole una mano.... Ah ! Ricordava bene, e tutto
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che mi spaurì. Mi si avvicinò e mi disse
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Era buono mio zio. Si chinò sopra di me
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nel mio animo giovanetto si faceva. ¶ Due giorni dopo
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mia cugina all’improvviso si levò, venne a me
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grido di pianto, gli si gettò nelle braccia. ¶ * ¶ * * ¶ Dopo
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fu detto che non si sentiva bene. La sera
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ma mi dissero che si era aggravata e non
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sempre di Agata: mi si rispondeva: «lo stesso» e
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quasi fatto ridere, se si fosse potuto pensare al
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fiori e dell’incenso si diffondeva: i ceri accesi
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disse: ¶ — Va dal professore? ¶ — – dissi e notai, guardando
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il suo onesto faccione si rannuvolò ancor più. ¶ — Senta
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inquieto davvero, questa volta. ¶ Si stette ancora un poco
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mattina riluceva a oro, si leggeva a ben visibili
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voi, mia buona Agnese? ¶ — , ho paura, le dico
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se lo sapeva! Pur si mosse mormorando: ¶ — Vado, vado
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in quella rovina miseranda. Si stette così un poco
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quello della lezione... ¶ — Ah ?... – mormorò la biricchina – e
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padre.... ¶ — Lo credete, Delfina? ¶ — , non è il momento
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dallo studio. Sulla porta si fermò un istante ancora
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Il professore rientrò, mi si sedette a lato e
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acqua, passa all’orizzonte, si avvicina a noi, ma
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con che accanimento egli si tuffava, d’allora in
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che lo circondava. ¶ Egli che doveva essere lo
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Meno ci eran sembrate verdi e mai sì
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sì verdi e mai placide e chiare le
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un certo momento Delfina si appoggiò al mio braccio
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alle mie prime parole si era lasciato cader di
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già apprestati pel supplizio, si mise ad ascoltarmi tranquillamente
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di stelle. ¶ Il professore si volse a me e
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luminosa nebbia siderale che si specchiava nella vasta lente
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momento nel suo studio. ¶ Si fece serio, mi prese
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angolo del terrazzino. Egli si mise davanti a me
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mio stupore e continuò: ¶ — , ragazzo mio, ho vissuto
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bella; il padre dapprima si oppose alla mia domanda
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Professore Ense von Nörten si fermò un istante ed
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nata e cresciuta e si sentiva spostata. Io vedeva
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Un giorno.... ¶ Il Professore si arrestò. Parve dubbioso un
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In questi passati giorni si compiva il ventesimo anniversario
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altri dolori. ¶ Il Professore si levò in piedi, mi
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binario nero, sul quale si stava formando il treno
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acutissimi, e il treno si mosse. Agnese, Franz, il
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quel cantuccio di terra poco nota e pur
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un lamento: ed egli si mosse per uscire. ¶ Egli
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cielo sereno. A colui si diresse il viaggiatore e
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tutto, ma ditemi ove si passa. ¶ Il ferroviere allora
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tutta.... dovrà salire, sa?... si troverà lassù. Sarà una
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una lieve fiamma gli si accendeva sul volto. Quella
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altro momento, forse.... Poi si mosse. ¶ Sì diresse alla
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forse.... Poi si mosse. ¶ diresse alla viuzza indicata
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a passo lesto vi incamminò. ¶ Passate le ultime
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illuminando, s’apriva e si slargava. La cittadina, povero
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alpestre: e il viaggiatore si fermava ogni tanto, posando
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collina diruta, che gli si ergeva davanti nella valle
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In alto, il Castello, si levava, sulla grigia sassosa
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ragno color della cenere si mostra in mezzo ad
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sole a sprazzi obliqui si proiettava giù nella valle
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larghe chiazze luminose che si rincorrevano.... ¶ Davanti al cancello
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era fatto molto pallido. ¶ Si tolse il cappello e
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rapido muovere della bocca si poteva credere mormorasse qualcosa
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una breve preghiera. ¶ Poi si guardò intorno. ¶ Sotto di
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paesaggio luminoso, poc’anzi triste, una serenità mite
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al vecchio cancello. ¶ Egli si voltò. Spinse gli occhi
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nel silenzio, ma nessuno si fece vivo tra il
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morto, finchè un fruscìo si fece tra le folte
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vieppiù le membra, gli si accostò e cercò di
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il vecchio Max mentre si avviava col giovane – nessuno
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non osò poi entrare. Si limitò a girar un
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con le chiavi e si provò a introdurne una
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ferma, e la porta si aprì. ¶ Nel vestibolo buio
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vecchio custode. ¶ Il visitatore si tolse il cappello. ¶ Ed
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tre sale che seguivano si aprirono una dopo l
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i dipinti de’ soffitti si rischiaravano, i vecchi specchi
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due che lo attraversavano, si mosse e cominciò la
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regolare e misurata; egli si arrestò ed ascoltò il
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una porta. Il visitatore si arrestò pallidissimo. ¶ — Dà a
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questo il luogo ove si era appuntata tante volte
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era il primo. Finalmente! Si segnò di nuovo religiosamente
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di noce. Ed egli si ricordò bambino, accoccolato su
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quella del suo uccisore. ¶ Si gettò sull’inginocchiatoio singhiozzando
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lieve soffio di pace.... Si voltò. In fondo alla
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posato la fronte ardente. ¶ Si rialzò, dette un ultimo
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dentro quelle sale dolorose, si alzò e seguì il
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di silenzio. Il giovane si fermò un istante pensoso
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sbarrata e il visitatore si trovò di nuovo nella
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ma sicuro.... ¶ Sulla strada si fermò un momento a
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macchie. Sior Tonino però si affrettò a rinchiudere la
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rinchiudere la finestra, perchè si vergognava di far scorgere
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la viuzza, il calessino si fermò, ed una voce
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dorme ancora?... ¶ La finestrella si riaprì, e sior Tonino
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Per fortuna, Rico non si accorse di nulla; oh
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nuova; e sior Tonino si teneva ai cuscini, un
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giorni sior Tonino non si fa più vivo. Eppoi
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Tonino ristette, perplesso. Egli si spaventava subito, il povero
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sorprese: erano state sempre poco liete per lui
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una dozzina d’anni, si era trovata dinanzi una
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e poi sior Tonino si sentiva il cuore stretto
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grigie di cacciatori eleganti si affannavano ad aumentare il
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a compatire – che gli si offrì di accompagnarlo su
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cattiva contessina, sior Tonino si riparò sotto le ali
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una delizia di prospettiva. Si poteva credere d’essere
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Il povero sior Tonino si trovò fatto cavaliere di
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il pranzo, la brigata si sparse nel parco. Egli
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sparse nel parco. Egli si trovò ancora vicino alla
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lo spettacolo. Sior Tonino si trovò solo, nascosto da
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un tratto una manina si posò sulla sua spalla
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sulla sua spalla. ¶ Egli si voltò sorpreso. ¶ Era la
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voce mutata.... Ma fortunatamente si fermò subito. ¶ E fece
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che ben pochi sapevano, si staccava dalla via maestra
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come una buona figlietta, si riparava alla sua ombra
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se lo faceva, come si è veduto, tutto da
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caldi e croccanti, che si sgretolavano stringendoli alquanto tra
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preziosa operazione avveniva, come si è detto, il sabato
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volto di vecchietto magro si spianavano e come gli
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figlio, a Milano, che si era dato al commercio
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hanno inseguito e che si chiama la signora Gloria
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su cui la polvere si depositava da anni e
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ritratti, sopra il caminetto, si appartavano dagli altri e
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la polvere in cui si disfacevano i ricordi de
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la visita maestro Piero si era veduto capitare ingegnere
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la commozione che mi si leggeva troppo chiaramente sul
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nel nostro bel salottino, che Maria era stata
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cronisti, ch’ei mai si fosse valso del tradizionale
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quale però mai egli si era palesato, nè pure
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non vedere.... La porta si riaprì ed un giovane
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rispettosamente licenza. La fanciulla si coprì il volto con
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sommesso gemito. ¶ Lo scudiero si fermò lontano da lei
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La sua voce era dolce, il suo viso
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dolce, il suo viso nobile e leale che
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piegato lievemente il ginocchio, si allontanò. ¶ La contessina, rassicurata
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dalle parole del giovane, si alzò e si guardò
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giovane, si alzò e si guardò intorno. Ella era
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rustico signore, del quale si scorgeva il tozzo maniero
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parlare come di cavaliere strano e solitario!.... Ella
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presto la perduta libertà. ¶ Si avvicinò al balcone e
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empirono di lagrime e si buttò ginocchioni a terra
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al conte della Torre, da fargli sapere come
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però fargli noto ove si trovasse, naturalmente. ¶ Tutte queste
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nobile fanciulla, la quale si dispose ad attendere senz
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eran tutte stranamente malinconiche, che la fanciulla, dopo
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padroncina ed ella non si accorgeva troppo del suo
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giorno, mentre l’ancella si era allontanata un istante
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a l’amore di nobile damigella! Perdonatemi, contessina
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ne’ suoi appartamenti. ¶ Ella si turbò tutta ed egli
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venne a pregarla che si degnasse seguirla, che il
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del latte. Lo Stagno, si è detto, è proprio
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loro grandi foglie che si dondolan dolcemente sull’acqua
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bianche membra della dea, si leggono incise queste parole
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arbusti e degli alberi si fa strada un lieve
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Nella quieta notte luminosa si ode il leggero passo
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al solito ritrovo. Egli si ferma un istante in
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Poi i suoi occhi si posano sulla bella dormente
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e a lenti passi si dirige al suo fido
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dello stagno. Egli ivi si adagia, nel musco morbido
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piccolo Pane di bronzo si muove, si alza, raccoglie
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di bronzo si muove, si alza, raccoglie il flauto
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e la zampogna e si nasconde dietro la roccia
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nella notte d’argento, si sente il primo sospiro
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le Amadriadi risvegliate e si agitan lievemente l’erbette
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l’acqua luminosa e si agitano le ninfèe dormenti
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suo giaciglio di musco si scuote lievemente: le belle
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le belle braccia intrecciate si snodano pianissimamente. La testa
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pianissimamente. La testa reclinata si solleva a poco a
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a poco a poco, si apron gli occhi ancor
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pieni del sonno e si volgon indecisi ove ne
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dolcissimo. Le belle labbra si apron al sorriso e
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dea, poggiandosi sulle mani, si alza e s’asside
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lucenti. Le sorelle ninfèe si svegliano tutte, l’una
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discende nell’acqua che si apre per riceverla in
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dal suo riparo e si mostra alla dea. Lo
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delle ninfèe. Esse le si serran d’intorno e
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corpo della loro dea, che al povero Pane
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A malincuore la dea si accosta alla sua isoletta
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di musco e vi si adagia novellamente: le bianche
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sguardo alle acque che si van colorando di roseo
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guardare la bella che si riaddormenta e che null
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il bagliore nel cielo si avanza vieppiù. Passa sul
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mi aveva rievocata con dolorosa vivezza. Vedeva il
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che fare. Il treno si ferma un istante dinanzi
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recente. – Che è? perchè si è fermato il treno
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che parte. – Facciano presto, si è in ritardo! – I
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la nera massa fremente si agita, si cozza, si
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massa fremente si agita, si cozza, si muove, riprende
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si agita, si cozza, si muove, riprende la fuga
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madre, bianca come cera, si stringe al cuore il
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promesso alla signora che si sarebbe preso la cura
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color della terra, che si mangia in campagna, il
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rustica semplicità, tanta pace mite e serena, sotto
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sopra una collinetta: vi si giunge con una stradella
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curato – ma che vuole? si muore così poco in
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Quando fu sulla porta si fermò rossa e confusa
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quali a mala pena si distinguevano tre o quattro
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Vede? È lei che si è affezionata al tumoletto
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ancora come la piccina si fosse tanto affezionata al