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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Alessandro Baricco, Castelli di rabbia, 1991

concordanze di «si»

nautoretestoannoconcordanza
1
1991
sue labbra e lì si fermò, per un attimo
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1991
carezza del mondo. Poi si abbassò improvvisamente, raccattò nell
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1991
lo usi da te. ¶ Si alzò, Jun, e se
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1991
quell’anno. ¶ – No. ¶ Jun si voltò. Lo guardò fisso
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1991
guardò fisso negli occhi. ¶ – . ¶ E se ne andò
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1991
Emporio Fergusson e Figli si chiamerà d’ora in
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1991
africane? ¶ – Aspetta, Pekisch, mi si incastra sempre questo maledetto
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1991
è quel fottutissimo che si è fregato il mio
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1991
mi fate fesso... ¶ – Silenzio, si riparte dalla battuta ventidue
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1991
con scientifica esattezza, che si era innamorato di Britt
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1991
Isadora. Era chiaro che si imponeva un discorsetto. Prese
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1991
Prinquik. Adesso l’Emporio si chiama Emporio Betty Pun
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1991
come un verme. Ora, si impone ovviamente la domanda
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1991
a una voce che si fosse accartocciata su se
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1991
finirà niente, Andersson. ¶ – Oh che finirà... e tu
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1991
Andersson, voleva parlare che si capisse bene, tutto, proprio
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1991
è proprio quella che si spacca, quella vita su
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1991
cento che alla fine si spacca........ io questo l
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1991
sono stato vicino... ci si vede dentro tanta di
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1991
pesto e non ci si vedeva più nulla quando
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1991
tuttavia, ¶ se ad esempio si potesse nello stesso istante
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1991
stesso istante, contemporaneamente – se si potesse stringere un ramo
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1991
Bonetti, la terra che si spaccava dalla sete, la
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1991
passi, ricordarsi di quando si fermò per un nulla
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1991
Vetrerie Rail. ¶ – Sono io. ¶ Si mette in tasca il
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1991
del busto crudele”: lì si arrivava a sfiorare la
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1991
qualcosa di cui però si taceva il nome. Una
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1991
più perfetto. E dunque si mise diligentemente a ritagliare
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1991
un titoletto che annunciava, si sarebbe detto a bassa
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1991
posò le forbici e si mise a leggere. Non
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1991
senz’altro migliore se si fosse iniziato a costruire
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1991
cattedrali... Accanto ad essi si ammucchiavano i calcoli con
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1991
il mondo ondulare impercettibilmente. Si fermò. Un altro avrebbe
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1991
sguardo di Hector Horeau si incagliò, e più in
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1991
tutta la sua vita si incagliò, e più in
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1991
ancora il suo destino si incagliò. Non era poi
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1991
ci sono navi che si sono incagliate nei posti
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1991
più assurdi. Una vita si può ben incagliare in
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1991
qualunque. ¶ La commessa che si chiamava Monique Bray si
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1991
si chiamava Monique Bray si offrì di accompagnare Horeau
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1991
silenziosa malattia. ¶ La forbice si chiuse, improvvisamente, con scatto
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1991
signora Monique Bray Horeau si buttò addosso al treno
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1991
a frenare. Hector Horeau si trovò in piedi, ansimante
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1991
suicidio di Hector Horeau si sparse negli ambienti parigini
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1991
nemmeno quello. Hector Horeau si imbarcò il mattino di
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1991
i deserti che vedeva. Si sentiva un antico copista
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1991
di quell’esercizio sordo si posarono a poco a
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1991
due vincitori. Il primo si chiamava Richard Turner ed
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1991
tempi in cui ci si accontentava in simili circostanze
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1991
che poi, a casa, si disperdevano nel silenzio della
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1991
Rail diede ordine che si accendesse la caldaia. Nel
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1991
esploderà – era come se si comprimesse dentro cumuli di
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1991
e poi mai più, si può suicidare una locomotiva
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1991
alta come un bambino. ¶ Si inchiodarono le quattro ruote
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1991
uno specchio e la si potrà vedere da lontano
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1991
so, partirà. ¶ – Partirà e si divorerà a cento all
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1991
Jun. ¶ E allora Jun si voltò lentamente e rientrò
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1991
stanze e sparì. Non si voltò, il signor Rail
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1991
dondolo, una donna che si volta, lentamente, e rientra
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1991
rapiva: e lì, lui, si fermava. Nella mente rimaneva
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1991
di cavalli e cavalieri si attorcigliava come una rovente
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1991
di un polverone che si alzava, carico di grida
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1991
di tutto il resto. Si giravano, i mille volti
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1991
istante di partenza gli si sfarinava negli occhi, lui
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1991
un po’ colpito, magari si fermava anche un attimo
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1991
e Jun che lentamente si volta e rientra in
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1991
mossa: e la meraviglia si impadroniva di lui. ¶ Il
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1991
La verità è che si vedono e si sentono
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1991
che si vedono e si sentono e si toccano
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1991
e si sentono e si toccano così tante cose
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1991
viscere di Mormy forse si era rotto dentro qualcosa
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1991
angelo, il narratore che si portano dentro e che
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1991
Adagio. ¶ Come un tarlo. ¶ Si continuava a chiedere se
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1991
ombre a dismisura. E si mise a piovere, così
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1991
Il signor Rail tornerà. ¶ Si ricordava tutto ma non
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1991
ma non il nome. Si ricordava anche il profumo
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1991
grido, quello. ¶ – Al limite si potrebbe anche accorciarla un
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1991
questione di qualche centimetro, si potrebbero fare due aggiustature
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1991
fare due aggiustature... ¶ – Non si accorcia un bel niente
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1991
un bel niente. Non si bara con il destino
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1991
era un uomo giusto, si può ben dire che
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1991
in cui un uomo si perdeva nella sua casa
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1991
meno l’ing. Bonetti si chiede se non fosse
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1991
suono bellissimo. ¶ – Al limite si potrebbe anche allungarla un
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1991
così, di nascosto... ¶ – Non si allunga un bel niente
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1991
un bel niente. Non si bara con il destino
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1991
guardare più lontano che si può. ¶ – Eh no, questo
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1991
il sentiero, a perdifiato. Si ferma alla fine, appoggiandosi
89
1991
nube di polvere che si avvicina. I capelli scarmigliati
90
1991
Qualcuno, da qualche parte si sarà alzato, al mattino
91
1991
sarà alzato, al mattino, si sarà infilato i pantaloni
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1991
infilato i pantaloni, poi si è infilato la camicia
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1991
diverse. Sono note invisibili: si nascondono tra quelle che
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1991
al gran pratone e si mettevano a lavare Elisabeth
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1991
altronde. Al momento buono si ricorderà tutto. Tutto. ¶ Quando
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1991
Tornò vivo solo Mendel. Si chiuse in casa e
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1991
succedere – fatto sta che si fermò, nel bel mezzo
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1991
enorme di acqua torbida, si lasciò cadere in ginocchio
99
1991
La lancetta più lunga si spostò avanti di un
100
1991
bolla di silenzio. Sfiorandolo si ruppe, macchiando di silenzio
101
1991
frastuono dell’infinito temporale. ¶ “, quella notte venne giù
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1991
inquietudine che lo divora, lo divora... diceva che
103
1991
in fondo al corridoio... , appunto, il corridoio... insomma
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1991
le mani e lui si alzò, lentamente, e lo
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1991
riportai in casa... lui si faceva portare, non disse
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1991
da me... e non si può dire che ci
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1991
dalle finestre, e lui si sedette al tavolo e
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1991
ricordo benissimo, e allora si fermò, tornò indietro, si
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1991
si fermò, tornò indietro, si sporse in cucina e
110
1991
io gli dissi ‘non si preoccupi, signor Pekisch, ci
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1991
non gli avrei detto ... capisce?... anche se me
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1991
è che certe volte si ha dentro quella stanchezza
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1991
mai nemmeno detto di , cioè, non gli ho
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1991
ricordo che quella volta si chinò su di me
115
1991
così... le cose che si sanno sono le cose
116
1991
ed è lì che si va a nascondere la
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1991
detto che dai treni si vede il mondo come
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1991
il mondo come se si muovesse, come una specie
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1991
il signor Rail. ¶ – Non si può raccontare, non è
120
1991
occhi aperti... così... ¶ E si mise a girare su
121
1991
ecco, il mondo lo si vede così quando si
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1991
si vede così quando si è sui treni... proprio
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1991
e barcollando alla fine si fermò, con la testa
124
1991
aperti... avanti, volete sapere o no cosa vuol
125
1991
sempre più veloci, tutti si misero a girare su
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1991
e qualcuno alla fine si lasciava cadere per terra
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1991
cadere per terra, e si scontravano, girando a perdifiato
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1991
ridendo, le gonne che si alzavano ruotando, cappelli che
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1991
chi cade finisce che si rialza e ci riprova
130
1991
divertito. Il signor Rail si era accovacciato vicino a
131
1991
vuoi vedere quel che si vede da un treno
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1991
centinaio di parole. Osservava, si muoveva con metodica lentezza
133
1991
gli arrivò da lontano. Si voltò a guardarla. Rideva
134
1991
i bambini, non gli si può fare rischiare la
135
1991
proprio come un teatro, si pagherà il biglietto e
136
1991
resto”, “Ma figurati se si paga”, “Certo che si
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1991
si paga”, “Certo che si paga, mio cugino mi
138
1991
Non li troverà mai”, “ che li troverà”, “Sarebbe
139
1991
e c’eravate tutti”, “, la locomotiva sì”, “Brath
140
1991
tutti”, “Sì, la locomotiva ”, “Brath dice che l
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1991
alla capitale e che si chiama Elisabeth”, “Elisabeth?”, “Elisabeth
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1991
staccato il cavallo, e si sono portati via solo
143
1991
dell’aria. Un animale, si sarebbe potuto pensare. Una
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1991
musicale della città ci si era in certo modo
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1991
mollava e il cantore si zittiva. Elementare. ¶ A detta
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1991
Per affinare i risultati si affidò a un paziente
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1991
magari anche nei piedi, , così chissà che non
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1991
Arth fa il mio si e... ¶ – Non complichiamo le
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1991
io il mi... ognuno si tenga la sua nota
150
1991
Trentasei paia di occhi si fissarono su Pekisch. ¶ – Questa
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1991
in quella notte. Allora . Forse capirebbe. Pioveva che
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1991
tutto. ¶ 3 ¶ L’ingegnere ferroviario si chiamava Bonetti. Molto elegante
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1991
nessuno aveva chiesto niente. ¶ Si riunirono intorno a un
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1991
già scritto eppure niente si può leggere. I treni
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1991
totale sbalordimento. A guardarlo si sarebbe potuto pensare che
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1991
l’orologio. ¶ – Signor Rail! ¶ – , ingegnere... ¶ – SIGNOR RAIL! ¶ – Dica
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1991
Bonelli. ¶ – Grazie, signor Bonelli. ¶ – , lei ha perfettamente ragione
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1991
siano assolutamente fondate, non si può negare che lei
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1991
Tuttavia, se mi consente, si lasci dire che l
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1991
vecchio Andersson e poi si piegò sulla carta. La
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1991
Poi il vecchio Andersson si scrollò dalla sua immobilità
162
1991
scrollò dalla sua immobilità, si sporse sulla carta, usò
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1991
due distanze, sorrise soddisfatto, si avvicinò al signor Rail
164
1991
orecchio. ¶ Il signor Rail si lasciò andare contro lo
165
1991
il vecchio Andersson. Poi si alzò e rivolto ai
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1991
alzarsi. ¶ – Comodi, prego... dunque, si è deciso così... il
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1991
duecento chilometri... andando diritti, si intende. ¶ Bonetti si sporse
168
1991
diritti, si intende. ¶ Bonetti si sporse sulla carta cercando
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1991
ma è probabile che si rendano necessari degli scavi
170
1991
corsa dalla sua casa, si ferma in mezzo alla
171
1991
fuori, e di nuovo si scaracolla in casa, e
172
1991
corsa dalla sua casa, si ferma in mezzo alla
173
1991
fuori, e di nuovo si scaracolla in casa, e
174
1991
violano il buio e si sciolgono nell’aria liquida
175
1991
succedeva quando il mondo si esibiva in sinfonie particolarmente
176
1991
vetro, immobile. Il sonno si era allontanato da lui
177
1991
di respirare e istintivamente si mise in attesa del
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1991
mezzo alla strada. Allora si fermò, i piedi nel
179
1991
da curve come nuvole, si sedette e incominciò a
180
1991
Cercava la nota, ovviamente. Si bemolle e poi la
181
1991
poi la e poi si bemolle e poi do
182
1991
poi do e poi si bemolle. Cercava la nota
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1991
rintocco arrivargli, chissà quale. Si alzò di scatto, ripartì
184
1991
saltò in strada, nemmeno si fermò questa volta, correva
185
1991
che non esisteva ritmicamente si mise a percuotere i
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1991
esisteva. Gridava e martellava, si bemolle e poi do
187
1991
poi do e poi si bemolle e poi si
188
1991
si bemolle e poi si bemolle e poi si
189
1991
si bemolle e poi si bemolle, e gridava martellando
190
1991
pioggia quelle che gli si squagliavano sul volto? Quando
191
1991
nulla della notte perché si impigliasse in lui più
192
1991
a metà del corridoio si scoprì la mano svuotata
193
1991
istanti. Prima o poi si arrivava, tutto lì. Ma
194
1991
ritarare. Chissà quanti aggettivi si rivelarono improvvisamente scaduti. Chissà
195
1991
scaduti. Chissà quanti superlativi si sbriciolarono in un attimo
196
1991
costruite da George Stephenson si chiamava Rocket e faceva
197
1991
a ciò che spaventa si dà sempre un nome
198
1991
iscrissero anche una quarta: si chiamava Le ciclopède, l
199
1991
minimo senso del ridicolo, si mortifica perdutamente pur di
200
1991
esplodere, la caldaia che si disfa come una vescica
201
1991
chilometri orari. La Rocket si lasciò dietro tutti, navigò
202
1991
vedersi. Fatte le somme si decretò che aveva vinto
203
1991
Stephenson. E tutto questo, si badi bene, non accadde
204
1991
carbone. No. Tutto questo si stampò, indelebile, negli occhi
205
1991
cielo. Ma sconcertante, questo , fu il pensiero che
206
1991
che la Bella Addormentata si faceva violentare da quella
207
1991
vertiginoso di immagini che si affastellano in disordine pigiandosi
208
1991
e del sentire – ti si tendevano le reti del
209
1991
se è fermarla che si deve – chissà se è
210
1991
su prima di – così si rigira l’anima dentro
211
1991
che cristallizzata in pensiero si rivelava a tutti gli
212
1991
lampade per la lettura. Si reggevano con una mano
213
1991
storia vera, vera storia, si potrebbe pensare: non è
214
1991
via del mondo. Non si leggerebbe, nulla, se non
215
1991
rovinoso desiderio a cui, si sa, non si saprà
216
1991
cui, si sa, non si saprà resistere. Si legge
217
1991
non si saprà resistere. Si legge per non alzare
218
1991
mondo come ferite fumanti si portavano dentro anche la
219
1991
offriva allo sguardo, solo si avesse avuto il coraggio
220
1991
altro, ancora una volta, si sceglie il dentro del
221
1991
più assurda, ma se si vuole anche più puntuale
222
1991
più di chiunque altro si era battuto perché il
223
1991
solennità e generoso fasto, si inaugurò la linea Liverpool
224
1991
suonare una musica che si muoveva a cinquanta chilometri
225
1991
A metà del percorso si decise di fare una
226
1991
sfrecciare via tutt’intorno – si decise di fermare il
227
1991
un po’, insomma, e si scelse una stazioncina intermedia
228
1991
per primo e questa si rivelò essere una circostanza
229
1991
un treno – come, non si sa – e lo lanciarono
230
1991
lì e non prima. che il giorno dopo
231
1991
alla storica inaugurazione, comparve un trafiletto dedicato alla
232
1991
Non ebbero paura che si sfasciasse il mondo a
233
1991
certo, eppure se solo si fosse capaci a pensarla
234
1991
quel momento, se solo si fosse capaci a immaginarla
235
1991
un istante allora forse si potrebbe arrivare a capire
236
1991
il campanile di Quinnipak si mise a suonare la
237
1991
la mezzanotte e Jun si chinò sul volto del
238
1991
Arth fa il mio si e... ¶ – Non complichiamo le
239
1991
io il mi... ognuno si tenga la sua nota
240
1991
Trentasei paia di occhi si fissarono su Pekisch. ¶ – Questa
241
1991
complicato arriva quando uno si accorge che ha un
242
1991
un desiderio di cui si vergogna: ha una voglia
243
1991
di qualcosa che non si può fare, o è
244
1991
Okay? ¶ – Okay. ¶ – E allora si chiede: devo starlo a
245
1991
che abbiamo e non si può prenderli in giro
246
1991
a un proprio desiderio. Si fa la schifezza e
247
1991
schifezza e poi la si paga. E solo questo
248
1991
Ma quante volte lo si può fare? ¶ – Cosa? ¶ – Fare
249
1991
schifezze. ¶ – Non troppe, se si vuole riuscire a dormire
250
1991
sotto la veranda e si sedette sui gradini dell
251
1991
Andò a capo. ¶ Poi si pagano. ¶ Rilesse. Tutto a
252
1991
una storia iniziata – come si può evincere dai fatti
253
1991
in linea di massima si è chiamati ad affrontarla
254
1991
sfuggiva che in ciò si celava un certo paradosso
255
1991
darsi una regola quando si intraprendono imprese come questa
256
1991
del sapere di Pehnt si sviluppò giorno dopo giorno
257
1991
i cataloghi, anche quello si dimostrò limpidamente neutrale. Il
258
1991
è la Polizia, come si chiamano i mesi, quando
259
1991
chiamano i mesi, quando si piange, natura e scopi
260
1991
Ad essere precisi non si chiamava veramente Abegg e
261
1991
cui, con crescente insistenza, si dichiarava disponibile alle nozze
262
1991
Un’altra donna, magari, si sarebbe scoraggiata. Lei no
263
1991
di un felice avvenire, si costruì un felice passato
264
1991
Come d’altra parte si può evincere dai fatti
265
1991
che in realtà nessuno si era mai sognato di
266
1991
perché usasse le sedie, , ma per starci in
267
1991
che in lui lo si poteva vedere ad occhio
268
1991
un po’ di batticuore, si rannicchiava più che poteva
269
1991
dentro con un cannone si addormentava e sognava una
270
1991
mezz’ora d’amore. Si ricominciava da dove ci
271
1991
ricominciava da dove ci si era lasciati. Il sesso
272
1991
vita che uno nemmeno si immagina. Sarà anche stupido
273
1991
stupido, ma la gente si stringe con quello strano
274
1991
gambe, e ogni tanto si chiudeva sul suo sesso
275
1991
Effettivamente non poteva immaginarselo. Si rannicchiò su di lui
276
1991
sguardo verso di lui, si avvicinò al suo viso
277
1991
era vento da nord, si portò addosso i rintocchi
278
1991
una ferita per salvarsi – si sta aggrappati al tempo
279
1991
conati di essere che si è, minuto per minuto
280
1991
del terrore, anche questa si è composta in un
281
1991
orologio della Grand Junction – si badi bene, quando ancora
282
1991
a Dublino – correva e si portava un suo tempo
283
1991
delle ore – e allora si capisce il rito della
284
1991
che stava arrivando non si era spezzato il filo
285
1991
L’istante in cui si vedevano era, per tutt
286
1991
questo fa pensare – questo fa pensare – questo fa
287
1991
comunque il tempo ci si smarriva senza che nessuno
288
1991
smarriva senza che nessuno si sognasse di opporre resistenza
289
1991
semiaddormentata. Si alzò faticosamente, si mise il libriccino in
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il libriccino in tasca, si risistemò i capelli grigi
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relativo, questo già lo si sapeva, meglio che guardo
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un modo più gentile, si coricano le ombre a
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quand’invece a mezzogiorno si potrebbe anche ammazzare o
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o peggio: accorgersi che si potrebbe anche essere capaci
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un sistema del genere si possono anche macinare chilometri
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tre, e uno, fine. Si ferma, Pekisch. Gli bolle
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chiusi. Con una mano si tiene tappata l’orecchia
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Pehnt, è finita. ¶ Pehnt si alza, Pekisch si lascia
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Pehnt si alza, Pekisch si lascia cadere per terra
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negli occhi. ¶ – Allora? ¶ Pehnt si stropiccia un’orecchia, si
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si stropiccia un’orecchia, si stropiccia l’altra, va
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tortura con le dita, si abbottona, si sbottona, ha
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le dita, si abbottona, si sbottona, ha l’aria
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era Caino e Abele... , era quando Caino faceva
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salta su Pekisch e si sbraccia come un mulino
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finita la spinta, quella si ferma... galleggia un po
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un po’ nell’aria, si mescola e poi si
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si mescola e poi si posa sul fondo del
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tubo... canta e poi si mette ad ascoltare, e
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voce sale, sale poi si ferma e torna indietro
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provare e riprovare, non si arriverà mai a niente
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niente se non ci si ostina a provare e
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via da lì. ¶ Pekisch si ferma. Guarda il tubo
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stupirsi se ad assaggiarla si scoprisse che è zuccherata
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sparita nell’aria... ¶ Pehnt si è alzato il bavero
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occhi dal tubo, non si fermano, continuano adagio, un
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storia bellissima, vero, Pekisch? ¶ – , è una storia bellissima
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e in questo modo si spengono rapidamente. “Appoggiare i
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ingresso del tubo, e si chiede perché mai non
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posso esprimere, profetico. Non si faccia fermare dalle stupide
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il prof. Dallet non si aspetta molto dall’invenzione
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che il massimo che si potesse ottenere con il
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Lei stesso può constatare, si fa di minuto in
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a 951 metri di distanza. Si può ragionevolmente concludere che
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il sig. Pekisch e si alzò. Uscì lentamente dalla
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del suddetto professore e si chiuse la porta alle
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dirigersi verso la scrivania. ¶ Si sedette. ¶ Chiuse gli occhi
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trovarvi, lo aprì e si tagliò le vene dei
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Polizia, il corpo “non si poteva definire propriamente nudo
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della soffitta in cui si era consumato il dramma
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arco di ventiquattr’ore, si rivelarono schiaccianti. Solo una
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Alle sue esequie non si presentò nessuno. ¶ A Pekisch
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neppure una. ¶ La cosa si complicava. Pekisch se ne
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Pekisch se ne accorse. Si tolse gli occhiali e
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storie. ¶ – Mettiamola così. Uno si alza al mattino, fa
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allora non dorme. Capisci? ¶ – . ¶ – Dunque bisogna arrivare alla
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Signor Brath... ¶ – ... capace che si sfascia solo a guardarlo
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mezzo al grano, non si vedeva... ¶ – Va bene, Pit
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lontano. Hai capito bene? ¶ – . ¶ – È un pacco per
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dimentichi... forza, vai ragazzo... ¶ – , signore... ¶ – Ripetilo a voce
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un sistema che funziona. ¶ – , signore... È un pacco
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ecco. ¶ – L’aria lontana? ¶ – . ¶ – Fai vedere, Pit... l
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le donne di Quinnipak si guardavano allo specchio pensavano
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perché da un attimo si era sollevato dallo scrittoio
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Fammi vedere. ¶ Jun Rail si alzò, prese il pacco
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La aprì. Guardò. Non si mosse nulla nel suo
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viso. La richiuse. Allora si voltò verso Magg, le
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per tutte le stanze si sentiva mormorare Sta per
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per tutti i campi si mise a correre la
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fino al fiume dove si sentì una voce urlare
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chi lo sentì e si voltò verso il vicino
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se la notizia gli si fosse rotta nella caduta
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ordine interiore, psicologico e si potrebbe dire morale del
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un attimo di tentennamento, si rimise in moto. ¶ Altre
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e così via. Né si può dimenticare che fu
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sentì parlare di vetro si lasciò portar via all
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immaginare... ¶ – Più grande?... Be’, si potrebbe provare e riprovare
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metri... ¶ Il signor Rail si lasciò andare contro lo
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che il signor Rail si era portato dietro da
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a capire come diavolo si lavorava quella magica pietra
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signor Rail, lasciando come si vedrà un segno nella
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che neppure più ci si dava pena di citare
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in un unico lago, si erano dispersi nella limpida
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la sua bellezza – disse ¶ – Si chiama Mormy ed è
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sarò mai.” ¶ Quella sera si mise a piovere che
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mentre il signor Rail si chinava verso il volto
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angolo del suo volto si muovesse, e assolutamente in
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di piangere – se quello si può chiamare semplicemente piangere
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fermare quella donna che si era presa ormai il
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difficile capire ciò che si dicevano e come vivevano
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e com’erano. Ci si sarebbe potuti sfarinare il
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loro gesti. E ci si poteva chiedere perché per
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fatto Jun”. Non ci si capiva quasi niente, ma
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ma almeno quello lo si capiva. Per esempio: mai
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la sua morte, ancora si trovarono quelle scatole, ordinatamente
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così vuote che ci si mise d’impegno a
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mai, proprio mai, li si sarebbe trovati. Insomma, la
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sarebbe trovati. Insomma, la si poteva rivoltare mille volte
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definitiva, comunque, non la si sarebbe trovata. Così succedeva
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qualcuno diceva “pare di , pare che sia arrivato
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Rail”. Perché nient’altro si poteva dire che quella
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tutta quella terra non si trovavano donne così belle
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e poi, finalmente, Pekisch si mosse. Aveva stampata sulla
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e una gamba semiaddormentata. Si alzò faticosamente, si mise
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di Dublino. Il secondo si chiamava Hector Horeau. La
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La Società delle Arti si riservò peraltro la facoltà
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partecipanti”. Testuale. ¶ Horeau non si aspettava di vincere. Ormai
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Casa Reale. A ciò si aggiunse, all’indomani della
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Ci sono gesti che si giustificano ad anni di
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e 14 per il sud, si dimostrò improvvisamente non inutile
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Non sapeva minimamente dove si trovavano le Vetrerie Rail
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stanza, ovviamente, e, ovviamente, si chiamava Hector Horeau. ¶ Era
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sotto il mento. Horeau si sentì preso alla sprovvista
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seduta una donna che si chiamava Jun. Horeau pensò
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Jun. Horeau pensò che si vestiva come una ragazzina
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bello? ¶ – Se alla fine si trova la strada per
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la strada per tornare, ... molto bello. ¶ C’era
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figlio del signor Rail, si chiamava Mormy. Non disse
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nascerà pazzo. ¶ Finirono e si alzarono. Tutti meno Mormy
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Davvero.” Così. ¶ – Trecentocinquanta metri? ¶ – . ¶ – Cinque navate lunghe trecentocinquanta
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prima occorrerà e meno si spenderà. Ecco perché è
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grandi un metro quadrato... , più o meno è
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così... Andersson pensava che si potesse farle anche più
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il tempo... ¶ – Delle bocce? ¶ – , delle bocce di vetro
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nel mondo intero. ¶ Horeau si chinò sul disegno. ¶ – Sa
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lastre di vetro che si possono fare... aveva del
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anche qualcosa di meno... , io credo che potremo
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è che nel disegno si vede dove andranno a
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il resto. ¶ – Il resto? ¶ – ... diciamo... il miracolo. Il
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produrne il doppio, no? ¶ – , qualcosa del genere. Per
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farà, signor Rail? ¶ – Io . E lei? ¶ Horeau sorrise
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lì, venne da avvicinarsi. Si fermarono, alcuni operai. Si
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Si fermarono, alcuni operai. Si fermò il signor Rail
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da quell’uomo che – si vedeva – stava combattendo un
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suoi occhi la paura. Si tolse dalla tasca un
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ridicolo fazzoletto rosso e si asciugò la fronte. ¶ – Non
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va molto meglio, non si preoccupi... ce la faccio
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Ma a un tratto si interruppe e voltandosi verso
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un modo di salvarsi... si rifugiano i desideri, lì
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treni erano di vetro. Si chiedeva se c’entrava
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lo capiva, tutto quello, , in qualche modo doveva
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Arold, seduto sul calesse, si esibiva in uno dei
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esitò un attimo, poi si voltò verso il signor
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di vetro. ¶ – Come, non si vede? Sta per partire
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non bellissima, ma bella ... quando ballava, alle feste
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perché negli occhi le si infilza l’immagine di
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pietra immobile da anni si gira di un niente
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stato giusto così’ ... e che gli voleva bene
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tu pensa che qualcuno si mise perfino a malignare
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aveva nessuno, lui, non si sapeva nemmeno da dove
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aveva del genio... quello ... pensa che quando Pehnt
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Poi chiude il pianoforte, si alza ed esce. Si
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si alza ed esce. Si accorge che è notte
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musica... hai capito?... così si sarebbero incrociate proprio a
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stranezza... cose così non si sentono mica tutti i
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diceva ‘con il vetro si possono fare miracoli e
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bauli che ogni tanto si vedono, nelle case, con
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raccontati qualche cosa... magari si andava a bere qualcosa
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mano, per dire, magari si sarebbe tornati insieme, quel
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a tutti gli effetti si può ormai definire, dopo
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man mano che ci si avvicina all’ipotetico e
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dodici uomini di sinistra si incroceranno al momento giusto
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di due mani che si cercano e poi si
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si cercano e poi si trovano, come ruote di
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man mano che ci si avvicina alla metà esatta
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strada, sempre più fitta si fa la calca, con
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quel confine invisibile dove si mescoleranno le due nuvole
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mollo nel silenzio. ¶ Se si è capaci di immaginarlo
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loro, e di loro si commuoverebbe. Dodici da una
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chiesa, sono ancora lontani, si spiano da lontano, così
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chiudere gli occhi forse si riuscirebbe a sentirli distintamente
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sole su tutto quello – si posarono lì, gli occhi
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che anche questa volta si perdeva tutto / il tutto
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e di corde – più si avvicinano più sfuma tutto
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tutta la vita ti si raccoglie nelle orecchie – ogni
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la coda dell’occhio, si stava sfilando dalla sua
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bianco che un temporale si lascia dietro attraversando implacabile
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no come mai adesso si vedeva arrivare di fianco
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Ort, ma qualcosa gli si stava rompendo dentro – dentro
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di quei suoni che si avvicinavano – come farà a
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cosa da niente – gli si spaccò qualcosa dentro, andò
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come se una bolla si rompesse nell’aria – un
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aria tanto la gente si stringe, senza accorgersene, come
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occhi, Jun, e mentre si lascia scivolare in un
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più degli altri, le si preme addosso, attaccato alla
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giù per le gambe, si direbbe ovunque – e certo
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un corale da chiesa – si cercavano e si troveranno
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chiesa – si cercavano e si troveranno – gli strumenti uno
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che Ort, in ginocchio, si piegò in due e
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cose del genere quando si era bambini – il rito
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mille ritmi intimi che si mescolano a quei due
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spasimo, una tortura – che si scontrino finalmente, porco Dio
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per un attimo poi si apre in un sorriso
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è proprio adesso – come si sarebbe potuto immaginare tutto
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adesso – ADESSO – ADESSO / e si alza finalmente lo sguardo
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esplosione di suoni che si ingorga tra loro, e
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né di niente / e si stringe finalmente la mano
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lontano e da sempre / si passa una mano nei
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a poco a poco si scioglie – una specie di
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di guanto rovesciato – ora si danno le spalle i
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n’è uno che si sia voltato, anche solo
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non adesso Pehnt / e che qualcuno ha pianto
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ha riso e chi si è sentito cantare – ho
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la musica che le si scioglie in testa, Jun
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del commiato – se solo si sapesse sentirla sotto le
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ed è proprio mentre si allenta la morsa dell
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morsa dell’emozione e si allargano le maglie della
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inebetiti recuperano la dignità – si cullano le orecchie nel
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pur passare – ma nessuno si fermerà, giusto forse una
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metri alla fine – non si sono spostati di un
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sfilando accanto a Ort – si china la danza che
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sembra una ninna nanna – si ritira la marcia che
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niente se solo non si avesse di fronte l
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schianto, e tutti allora si sono fermati, ma era
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spappolata, sangue dappertutto, gli si era aperta la testa
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una lira e allora si sono messi a smontare
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gli spettavano, ed effettivamente si son messi lì a
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1991
lì in mezzo, che si era fermato, immobile e
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1991
far qualcosa ma non si sapeva nemmeno dove toccare
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1991
nemmeno dove toccare, non si riusciva nemmeno a trovare