Domenico di Giovanni, [Sonetti], 1449?

succiole diacciuole, ¶ E 'l Sol Lion co' chiavistelli asciutti

cuffia nuova, ¶ Parratti il Sol di Marzo un peso

ogni vena snoda, ¶ Pel sol valor del conceputo spermo

E come dice Orfeo, ¶ Sol d'allegrezza la bertuccia

cor mi stanno, ¶ E sol per la gran tara

più del nuovo pesce, ¶ Sol perchè Febo agli occhi

la Luna, quando il Sol s'abbassa, ¶ Siccome Febo

conciar male Orvieto, ¶ Mancò sol, perch'avea bevuto aceto

legger de' Trojani: ¶ Il Sol già era nello Scarafaggio

ne vergogni; ¶ Dormire al Sol Lion di State è

a sedere al fuoco sol soletto: ¶ E appena mi

versi più coperti ¶ Mangio sol carne di suo Gonfalone

condotto ci muffa: e sol si mesce ¶ La vena

gli dò de' denti sol pel nome, ¶ Ch'egli

vino, ¶ Berebbe una vendemmia sol col fiuto: ¶ Egli è

Con tanti Maccheroni, ¶ Che sol di questo penso, che

lor sogni: onde a sol questa ¶ Turba plebea, lo

Anitra non pazzeggi; e sol favelli ¶ Pappagal, Pica, e

boria, ¶ Sendo in Firenze sol d'Eugenio Cherico, ¶ Vai

propj; ¶ Non bolle il Sol sì sopra gli Etiopj

orizzonte ¶ Fa lume il Sol, quando si leva il

del petto, che fù sol per lui, ¶ Che per

nò, voler, saper, potere; ¶ Sol colui dunque può, che

piei: e statti al Sol tredici notte ¶ Senza dormire

mio cuor, che fama sol desìa, ¶ Essendo stato all

regge, o regna, ¶ Ma sol della virtù della cultura

Raggi, che quei del Sol non son più belli

che 'l diavolo fusse, ¶ sol una fu, in cui

Non abbi pertinace opinione, ¶ Sol rito ascolti, sermo, e

Ch'i' lo fo sol per camparti dal ruffo

voglion far la cura, ¶ Sol per purgar le sue

voltando Inghilterra in un sol giorno ¶ Non temeresti vento