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Vincenzo Monti, Iliade [traduzione da Omero], 1810

concordanze di «son»

nautoretestoannoconcordanza
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1810
onor vote e nude ¶ son l'opre tue del
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molti gioghi ombrosi ¶ ne son frapposti e il pelago
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io pur con eroi son visso un tempo ¶ di
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se fra le Dee son io la più spregiata
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supremo consiglio, a cui son tante ¶ genti commesse e
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adunque: mandato a te son io ¶ da Giove che
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già marciti i fianchi ¶ son delle navi, e logore
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gioghi alle cefisie fonti. ¶ Son quaranta le prore al
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antenne. ¶ Ma ben cento son quelle a cui comanda
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desìo. Di questa squadra ¶ son quaranta le navi in
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il primo offeso mi son io. Fra' Greci ¶ bramo
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canuti, a cui presenti ¶ son le passate e le
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Forse di Sparta non son ei venuti; ¶ o venuti
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sull'altre a me son care, ¶ Argo, Sparta, Micene
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disegno, ¶ ch'io pur son nume, e a te
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sorella e perché moglie ¶ son del re degli Dei
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mena fra gli Achei. Son essi ¶ della stirpe gentil
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punto non pensa che son brevi i giorni ¶ di
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ti prostri. Tu morrai: son io ¶ che tel predìco
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estremi. ¶ Maraviglia a veder! Son puro argento ¶ i rotondi
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Achei commette? ¶ Io ne son dolorosa: e queti intanto
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mio riscatto avrai. Figlio son io ¶ di ricco padre
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certo i detestati Achei ¶ son già sotto alle mura
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della vittoria i termini son posti. ¶ Ciò detto, l
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Latona figliuol! ché non son io ¶ nel fior degli
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saprà che degli Dei son io ¶ il più possente
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che di fato iniquo ¶ son vicini a perir. Noi
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mova la ruina! ¶ Pur son essi che in Elice
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de' tuoi sdegni ¶ sollecito son io, no, s'anco
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d'Argo ti seguîr, son pronte: ¶ ma gli altri
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alme viti feconda: elle son poste ¶ tutte quante sul
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rende. E tutte ¶ pronte son queste cose. Ove poi
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vero il meschinello ¶ augel son io, che d'esca
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governo alla mia cura. ¶ Son io, divino Achille, io
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divino Achille, io mi son quegli ¶ che ti crebbi
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di forza, di virtù, son miti; ¶ e con vittime
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gran Giove alme figliuole ¶ son le Preghiere che dal
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luce, Nèstore Nelìde, ¶ Agamennón son io, cui Giove opprime
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generoso. ¶ Padre io mi son d'egregi figli, e
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otterrìa bel dono. ¶ Quanti son delle navi i capitani
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Saggio Nelìde, ¶ quell'audace son io: me la fidanza
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ove i cavalli? ¶ Quai son de' Teucri le vigilie
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Ilio han focolar, costretti ¶ son cotesti alla veglia, e
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inclito Ulisse, ¶ che destrieri son questi? ove rapiti? ¶ nel
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questi, ¶ di che chiedi, son traci e qua di
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ché Podalirio e Macaon son lungi; ¶ questi, credo, in
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intenda: Glorïosi e degni ¶ son del comando i nostri
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altro incontro ¶ ch'elli son nelle zuffe impetuosi. ¶ S
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imbelli e senza core ¶ son di linci, di lupi
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lor falli a riparar son preste; ¶ né voi, sendo
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anni il fiore. ¶ Io son qui solo, né del
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Dëìfobo dov'è? dove son l'armi ¶ d'Eleno
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Dei! ¶ Dunque in ira son io, come ad Achille
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Achivi è maggior, tanto son essi ¶ alla rinfusa uccisi
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i cuori, io mi son certa ¶ che sempre avranmi
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dell'aurea spada, Apolline. Son io ¶ che te finor
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uccise ¶ Ettore. Dove or son le tue mortali ¶ frecce
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ché dalla morte ¶ non son divisi che d'un
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qui per essi ¶ che son lungi vi parlo, e
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a tuo danno. Essi son cari, ¶ non obblïarlo, al
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dolente ¶ qual, lasso! mi son io, la voce udire
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i cavalli ¶ d'Ettòr son pronti a guerreggiar co
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il campo? D'Ettore son quelle ¶ le falangi, e
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navi Automedonte. ¶ Ch'io son fermo di far vittoriosi
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tuo coraggio, que' destrier son presi. ¶ Non sosterran costoro
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tuo pregar: gli Achivi ¶ son pur, siccome supplicasti, astretti
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tue scintillanti armi divine ¶ son fra' Troiani, ed Ettore
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prole e perché sposa ¶ son dell'alto de' numi
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o che di quante ¶ son là dentro ricchezze in
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volse, e disse: ¶ Madre, son degne del divino fabbro
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e prova ¶ se gli son atte; e gli erano
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un nume: perocché tremendi ¶ son gli Eterni veduti alla
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asta, no, ch'ei son più forti assai. ¶ Né
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sue mani tutte sozze ¶ son di polve, di tabe
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che sacro ¶ tuo supplice son io, pensa, o divino
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mia corrente? ¶ Reo ti son forse più che gli
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furor. Che speri? ¶ Uccidermi? Son nume. — E nume infesto
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mura; e già venuti ¶ son dell'alto Scamandro alle
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altra di state: ambe son cinte ¶ d'ampii lavacri
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né aspettarti sostenni. Ora son io ¶ che intrepido t
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poiché vane a te son fatte, e tolto ¶ n
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penetrar. Respinto ¶ io ne son dalle vane ombre defunte
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lo vi sapete: perocché son essi ¶ immortali, e donolli
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girar la meta: ma son tardi al corso ¶ i
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la lena, ¶ ch'ei son vecchi ambidue. — Così lor
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lungi a noi volar son le puledre. ¶ Più non
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più prestante. ¶ Quelle davanti son, qual pria, d'Eumelo
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guardate. I gareggianti ¶ corridori son presso, e voi ben
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altro rispose: giovinetto ancora ¶ son io: tu d'anni
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precetti. Digli che adirati ¶ son con esso gli Dei
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bei talari adatta. Ali son queste ¶ d'incorruttibil auro
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furibondi Achei, che ti son presso, ¶ fieri nemici? Se
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così cortese? ¶ E chi son dunque i tuoi parenti
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è padre: a lui son molte ¶ ricchezze e molta
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unico figliuolo, ed io son quello; ¶ io che di
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deserti, ove le stanze ¶ son delle Ninfe che sul
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prenci achivi, ¶ che qui son per consulte a tutte