Teofilo Folengo, Orlandino, 1526

la piva entrat'i' son in ballo; ¶ Volsi por

Miserere, ¶ né ad "vitulos" son anco giunto mai; ¶ Boezio

ch'oggi piú grati ¶ son gli ubriachi, sguattari e

saper dè' ch'io son di Lombardia ¶ e ch

fusser merda. ¶ 9. ¶ Se merda son le nostre, a dirlo

soi; ¶ ch'assai manco son gli uomini ch'e

lunga causa. ¶ 12. ¶ Signori miei, son stato in Val Camonica

boteghe, ¶ credeti a me, son tutte cagarie, ¶ piú false

foco sian donate; ¶ apocrife son tutte, e le riprovo

io con seco. ¶ 22. ¶ Autentico son io, perché la prima

guerre, duelli, giostre, torniamenti ¶ son proprio pasto de sí

auttore il fidel testo. ¶ 29. ¶ Son certi pedantuzzi di montagna

questi sei, ¶ ma "sottopaladini" son chiamati, ¶ perché nel gran

s'alcun de' primi son mancati; ¶ ebber ne l

Trinitade crede, ¶ alzando a son di spata la sua

che l'alpe ne son carche e la campagna

però, ch'i' non son tale ¶ cui la Fortuna

aveggio ben ch'i' son for di camino. ¶ Narrazione

di zucca, l'arme son di stora, ¶ la sopravesta

eran entrati insieme a sòn di corno; ¶ parean che

pelle integre; ¶ le lanze son due scope in un

un passo muove. ¶ 30. ¶ Or son meschiati insieme que' baroni

Otton, Danese con Rampallo ¶ son attacati stretti in una

e punge ¶ ch'ove son abbracciati al fin si

perch'era ¶ donna, come son l'altre, impaziente, ¶ per

in cielo, e molti son in terra; ¶ alzan le

Ma di Maganza vinti son distesi ¶ e di quel

sbarra; ¶ sei paladini già son a la prova ¶ e

Spagnoli senza fallo. ¶ - Io son in porto, - disse - già

chiunque sta". ¶ 44. ¶ - Ben trabboccato son - rispose quello - ¶ ne sullevarmi

che for di me son tratto. ¶ Per qual sí

anco ha spento. ¶ Molti son e' remedi al novo

intendon rari, et io son il primaio ¶ che l

quaglie, oche, fasani; ¶ qui son caponi a lardo impergotati

entraro; ¶ Berta e Beatrice son de le piú belle

che lor vene sugge ¶ son gli occhi loro, il

mense e le vivande son rimosse; ¶ una sonora musica

danzare. ¶ 26. ¶ Cominciasi danzare a son de' pifari ¶ con un

Chi batte là? ¶ - Io son Rugiero; è qui signor

dirai, lettor, ch'io son lombardo ¶ e piú sboccato

crede questo, ch'io son quello. ¶ Guardativi dal sguerzo

che qual pesce ¶ io son for d'acqua e

tal che Saturno fatto son di Bacco? ¶ Non mi

il sacco; ¶ ch'i' son tale però qual non

soi scuderi crudelmente ¶ già son in mille pezzi andati

quando le viti belle ¶ son carche d'uve, et

questo fumo. - ¶ Egli risponde: - Son le belle dame ¶ che

vòle! ¶ Ché se quante son miche in questa sabbia

et Ariosti, ¶ non tutti son Boiardi et altri elletti

sí angosti ¶ e rari son pur troppo gli entro

di bon vin non son le fiasche piene. - ¶ 6. ¶ Cosí

mende mie: ch'io son gioven e bella, ¶ e

in quelle bande, ¶ ove son molti boschi orrendi et

scorza, ¶ che poi mangiati son da lupi e cani

chi dice: - Questi non son toi. ¶ - Anzi son mei

non son toi. ¶ - Anzi son mei. - Non sono -; e

Confesso ben ch'io son puro grammatico, ¶ che tant

a nostro vituperio ¶ passate son di là le bone

mostrar che non pur son gagliardo, ¶ ma sono per

millia sassi, e pur son anco vivo. ¶ 34. ¶ Poscia chi

Le bòtte mai non son per comportare; ¶ de le

bestia fussi, patirei; ¶ ma son un uomo et uomo

io poterlo far io son bastante. - ¶ 44. ¶ Parla la madre

d'una prigion i' son idonio ¶ rumper le mura

mostrerò ch'io non son parco ¶ di bastonate, come

che le sue possanze ¶ son come neve al sole

Rispose Orlando: - Perch'io son legato, ¶ tu mi chiami

me piú fello. ¶ Io son d'italiano sangue nato

di solcar onde omai son franco; ¶ e se l

gola, ¶ perché tondar dinari son accolti ¶ sotterra de ladroni

e succo d'erbe ¶ son oggidí cangiati in tordi

more e fraghe acerbe ¶ son ora per miracol fatte

e molte oggi badie son recettacoli ¶ di lorde putte

piú né manco ¶ quante son gozze d'acqua c

ho sempre temuto; ¶ tutti son lazzi, e par che

spanda ¶ se, quante gozze son, non so contare; ¶ perché

e so ch'io son il coco. ¶ 69. ¶ Miràti dunque

disse: - Signor, s'io son peripatetico, ¶ piú vaglio almen

stati, monsignore. ¶ 73. ¶ Eretico non son, come in presenza ¶ del

disse: - Di tal stampa ¶ son tutti, che non stan

d'alcuni sospettosi ipocriti son io d'infamia non

quale parturisce odio, mi son posto a tentar di