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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giovanni Battista Casti, Poema tartaro, 1796

concordanze di «son»

nautoretestoannoconcordanza
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più vivo ¶ quant’esse son più chiuse e riguardate
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le cose da lui son desiate. ¶ Perciò cercò Zelmira
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disse: «Olà, pensa chi son, chi sei, ¶ e che
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sovrasta: ¶ «Tommaso io non son più, Tommaso è stato
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sposi tu. ¶ Anzi sicura son che, s’ei mi
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amator si regola: ¶ queste son cose già che vanno
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e pratico. ¶ «Guerrier» dicea «Son io, né son né
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dicea «Son io, né son né fui ¶ teologo, scolastico
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So ben che le son cose e buone e
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in Tartaria; ¶ certo, come son io, stranier tu sei
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cura! ¶ Gli incliti eroi son questi, onde ascoltavi ¶ l
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sovente. ¶ Conoscili or quai son, barbari e schiavi, ¶ o
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mano, ¶ di che stupidi son gli ammiratori. ¶ Ma senza
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mercedi e per salari ¶ son poveri ed esausti ognor
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e impostori ¶ i fonti son, da cui la gioventute
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e sì rare ne son l’eccezioni ¶ che di
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paese ¶ dalle leggi non son gli uomin protetti; ¶ qui
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turachiniano. ¶ Quei che coperti son d’ispide pelli ¶ e
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per assistere al codice, son quelli ¶ deputati di Goga
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occhi ¶ le cose come son, com’esse stanno ¶ presente
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onde bandite ¶ le leggi son di gentilezza e ignote
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parole. ¶ Questi i cardini son, su cui costrutta ¶ è
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credi officiose, ¶ di schiavitù son tratti e necessarie ¶ son
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son tratti e necessarie ¶ son fra’ Mogolli e indispensabil
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maniere ¶ e sempre attenti son le più eleganti ¶ i
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al dir lor, non son gravati ¶ i barbari, i
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E gli uomini dabben son qui sì pochi ¶ che
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rimiro ¶ figlie di padre son che fe’ fortuna ¶ perché
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eroina. ¶ Ma certo io son che per timor le
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grifo impuro alla balia son elle; ¶ e ne’ stravizzi
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Toto. ¶ Questi li bagni son di Turachina: ¶ né mai
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Colonello Tommaso, io ti son schiavo!». ¶ Restar qui alquanto
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profezia, ¶ a cui conformi son gli avvenimenti; ¶ s’arma
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fortunato». ¶ «Certamente io non son di quell’impasto» ¶ Tommaso
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lui sogno e deliro. ¶ «Son io» diceva «O non
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io» diceva «O non son io Tommaso? ¶ È forse
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mondo in questo ¶ secol son discretissimi e prudenti, ¶ anzi
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camera. ¶ Tutti insiem gli son sopra, e chi gli
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ne chiudono le porte, ¶ son come pesci tratti fuor
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Queste gemme» ei dicea «Son guiderdone ¶ d’una tal
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amicizia e che ognor son l’istesso. ¶ Scusa il
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affronto. ¶ Quindi, né rari son gli esempi, avviene ¶ che
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suoi confida. ¶ Io quello son; e la sincera brama
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del generoso animo tuo son io, ¶ né la grata
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odia ed abborre. ¶ Queste son le Tesifoni e Megere
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le materne sue viscere son piene, ¶ desiderando prevenire il
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se pur anche io son quel ch’esser soglio
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sicari. ¶ Voti gli erari son; dispendio grande ¶ non dan
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conosco bene. ¶ Perché vinto son io, tu mi detesti
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Grande ottenne. ¶ Questi promossi son benché ignoranti; ¶ benché abili
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onor ai comandanti ¶ distribuiti son su questo metro. ¶ S
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Le navi ove non son che mogollesi ¶ qual s
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persone, ¶ massimamente s’elle son lontane. ¶ Stupor sovente e
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gracchiar i corvi onde son piene ¶ le boscaglie di
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giorno; ¶ ma di parole son bisticci e giuochi, ¶ ch
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tutti quei che ti son veri amici ¶ e sopra
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meco, ¶ poiché in teologia son io poc’abile. ¶ Non
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qua, da te mi son condutto ¶ per implorar nel
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massime e principi salutevoli ¶ son di Cutsai, che come
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cariche e gli offici ¶ son tutti fra le man
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sfera ¶ molti i chiamati son, pochi gli eletti. ¶ Ma
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che per carra non son nell’intervallo ¶ sicuri passi
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offizia. ¶ Gialle le cappe son che dalle spalle ¶ sventolando
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giubbone; ¶ gialle le tante son picciole palle ¶ bucate in
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color sia da matto. ¶ Son ventimila – e s’erro
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più alquanto al basso, ¶ son due folti boschetti, e
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che prieghi e gerghi son misteriosi, ¶ che in tavole
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mortal non si concede. ¶ Son però i lama a
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e che gli istessi son che, a quel fratesco
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più di lor discreti ¶ son gli storni negli orti
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pratica, ¶ e non vi son per questi e per
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vari troppo e spessi ¶ son gli incidenti che in
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cose ¶ provan che accuse son calunniose. ¶ Anzi Azzodin con
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fortin d’assedio cinge: ¶ son questi li staffier, l
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autorità interpone, ¶ e campo son a segnar paci tali
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di che esse degne son le picciol cose; ¶ ma
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sul fatto ¶ trovato mi son io sovente seco – ¶ se
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ed erra ¶ e rozzi son gli abitatori e rari
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Catuna, di cui noti son gli estri, ¶ usar volesse
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a Bibrac chiedea:«Chi son coloro, ¶ non so se
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Non tanta fretta: ¶ queste son cose da pensarvi pria
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da pensarvi pria, ¶ né son anche d’umor di
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statue e busti ¶ che son moderni e si dirian
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quanto di mole ¶ essi son più maiuscoli ed enormi
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o donne, ¶ ch’io son troppo amator dell’episodio
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con coraggio: ¶ «Signor, certo son io che sempre oprai
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prova, ¶ a me, che son tuo difensor, tuo scudo
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le fa corona intorno. ¶ Son le altre isole inculte
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Certi miei schiavi, che son cuochi pratichi, ¶ ne sogliono
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scale. ¶ Poiché quanto costor son più arroganti, ¶ pieni altrettanto
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più arroganti, ¶ pieni altrettanto son di codardia. ¶ Lascio a
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e delicati, ¶ né prove son di sì squisito gusto
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o belli o brutti, ¶ son molti e vari e
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il bacio imprime, ¶ ma son le donne a baciar
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è mal, s’esse son belle». ¶ «Per mia fè
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e se altre isole son per anche ignote ¶ in
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mando. ¶ L’isole che son dette ulteriori ¶ giaccion più
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e geli. ¶ Altre deserte son: gli abitatori ¶ son gli
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deserte son: gli abitatori ¶ son gli orsi e i
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minister comanda, ¶ se tenuti son qua sino alla morte
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sì inutil genia? Non son sì pazzo ¶ da darmene
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ogni passo intoppa ¶ e son come il pulcino nella
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favorita e principal virtù. ¶ «Son pur io» ripetea «Sì
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motore ¶ e nomi vani son fede ed onore. ¶ Per
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posero ancor essi, ¶ che son colà le belle passioni
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i più pungenti ¶ stimoli son ch’ella risenta al
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la giovin schiava, ¶ né son le circostanze or più
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gronda sangue e ne son le vie coperte. ¶ Quindi
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In mio potere alfin son pervenute ¶ e or da
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or da me tratte son dal lungo obblio. ¶ Un