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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Egisto Roggero, L'eredità del genio, 1898

concordanze di «sua»

nautoretestoannoconcordanza
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indeciso, indi fissò la sua mèta: sarebbe andato al
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saluto, gli diceva la sua vecchia parola di conforto
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l'amico, vittima della sua debolezza sentimentale: colpevole d
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al soffio supremo della sua passione; si era scagliato
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desolata e terribile nella sua infinita tristezza scorata, s
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levata nel buio della sua anima, e avea risonato
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suo cuore e della sua memoria. La stessa voce
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insistente, più viva alla sua memoria e al suo
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Egli avea portato nella sua vita, nella sua arte
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nella sua vita, nella sua arte, nelle sue tele
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ogni suo gesto, questa sua grande Fede, questa sua
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sua grande Fede, questa sua grande bontà, questo suo
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avea fatto scopo della sua vita Egli non dovea
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profilò un istante alla sua mente, con una cara
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vetri, sdraiato su la sua poltroncina de' giorni grigi
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tutti gli altri della sua età, a que' giorni
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sogno di redenzione della sua patria? ¶ In quella luce
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la ragione. ¶ Tutta la sua vita era vinta da
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vuoto infinito. ¶ * ¶ * * ¶ Veniva dalla sua infanzia, forse: da' primi
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finito per istancarsi della sua arte. E non aveva
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prima pennellata sulla primissima sua tela con lo stesso
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stabile dimora nella nativa sua città. ¶ Lavorava a sbalzi
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dai quali nella grande sua apatia, pareva non fosse
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irrequietezza angosciosa dalla madre sua, che non paga di
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sogno di dolcezza nella sua anima.... ¶ Donna Maria avea
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avea sentito vibrare la sua anima vicino alla sua
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sua anima vicino alla sua. ¶ La visione di questo
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sarebbe ineluttabilmente imposta alla sua. ¶ Ed egli l'avrebbe
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vinto. ¶ E tutta la sua vita n'era andata
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solito rubicondo nell'imberbe sua faccia di fanciullone equilibrato
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bagliori di rame nella sua rossa e crespa capigliatura
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nervoso amico affidato alla sua scienza, ambo le mani
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E come Marino, dalla sua poltrona, lo guardava dubbioso
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era stata vana la sua illusione. Come n'era
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triste e la profonda sua tristezza passò sul volto
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splendida testa bruna sulla sua spalla e mormorò: ¶ - Portami
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tremante aveva lasciato la sua diaccia manina, perduta nella
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piccola rosa divina della sua bocca. Ahimè ella avea
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sfinita, mi sorrideva dalla sua triste poltrona d'inferma
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che debbo condurla dalla sua mamma.... ¶ Ella mi sorrise
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passata con lei, nella sua grigia camera d'inferma
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avea fatto vibrare la sua anima allora aperta alla
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me e per la sua bambina. Ci prese le
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l'ultima gioia della sua pazza giovinezza struggentesi nella
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l’ultimo raggio della sua giovinezza e della sua
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sua giovinezza e della sua intelligenza.... ¶ Ella mi guardò
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a l'apice della sua ebrezza. ¶ Vagolava nella sala
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giovinezze, quasi sfidandole colla sua bellezza: ¶ - Ed io accetto