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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Egisto Roggero, I racconti della quiete, 1896

concordanze di «sua»

nautoretestoannoconcordanza
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cielo sereno pioveva la sua luce azzurra.... Era la
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là dentro che la sua strana magrezza di bionda
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nel pallore trasparente della sua pelle di bionda diafana
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portar là dentro la sua calda giovinezza, la vitalità
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madre, per salutare la sua figliuola.... ¶ Agata mi guardò
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non potei rispondere alla sua voce appassionata perchè un
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presto del solito la sua lezione. Passai molte ore
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anni eran caduti sulla sua testa, ancor nera il
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Nörten accoglieva la profonda sua scienza matematica e i
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sul cui uscio, nella sua bella targhetta di ottone
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Buon giorno – susurrò la sua vocina dolcissima. ¶ Le presi
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il mio nome nella sua lingua materna, con la
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lingua materna, con la sua boccuccia di fragola. ¶ Ella
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due occhi verdi della sua bella figliuola?... ¶ E la
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lampada accarezzava con la sua luce discreta le carte
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benedetto telescopio e la sua dannata matematica per parlarmi
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il cielo azzurro della sua Toscana e il cielo
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che somiglia tutta a sua madre.... In questi passati
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meno di recarmi alla sua tomba, da tutti dimenticata
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questo era nuovo per sua madre, perchè anch’essa
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aveva trascinato nella pazza sua corsa sino a quel
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doveano parlare profondamente alla sua mente, forse anche alle
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notte, avevan guardato la sua fuga nel buio. ¶ E
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anch’esso, lassù, sulla sua ruvida cima, quieto e
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sobbalzò, addossò tutta la sua vecchissima persona alla ferrata
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intensamente il momento di sua vita che tra poco
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congegno scricchiolò sotto la sua agile mano e ferma
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mosse e cominciò la sua pulsazione regolare e misurata
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dopo tanti anni dalla sua presenza. Passò oltre. Ecco
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candidi piccoli denti, dalla sua cornice d’oro, sopra
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avida ed inquieta la sua anima. Ed ora, ritto
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già eran state di sua madre, egli era prossimo
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nel quale tutta la sua giovinezza s’era posata
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l’ombra livida nella sua casa, doveva vibrare ancora
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il primo gabinetto. Quivi sua madre soleva lavorare. Ecco
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rivide nelle mani di sua madre. E il panierino
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un giorno. Oh! la sua paura e le lacrime
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le aveva fatto dalla sua seggiolina scorrevole! Ecco la
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poltroncina di lavoro di sua madre.... ¶ Povera madre!... ¶ Passò
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rabbrividendo. ¶ Quivi era morta sua madre. ¶ Aprì le imposte
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e severo, accanto a sua madre. E la rivide
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Crocifisso nero, sopra la sua testa, e gli diceva
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ignaro. E rivedeva la sua fronte disdegnosa, i suoi
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dell’inginocchiatoio, ove già sua madre aveva posato la
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non di freddo: la sua misera personcina appariva più
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era troppo occupato della sua frusta nuova e del
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gli era per la sua infinita, straordinaria, incredibile timidità
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sior Tonino!... ¶ Ma la sua confusione era cresciuta straordinariamente
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tutti godevano crudelmente della sua confusione e del suo
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caro questo giorno alla sua indocile scolarina. ¶ E chiamato
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trovò ancora vicino alla sua buona dama-cavaliere, che
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manina si posò sulla sua spalla. ¶ Egli si voltò
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un fogliolino bianco dalla sua borsetta da viaggio e
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figlietta, si riparava alla sua ombra e se ne
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e tranquilla sotto la sua protezione, nascosta tra gli
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tre grandi passioni: la sua quieta casetta, il suo
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suo caffè e la sua spinetta. Oh! di tutto
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suo caffè» tutta la sua ghiottoneria, la sua voluttà
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la sua ghiottoneria, la sua voluttà, starei per dire
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starei per dire la sua sensualità.... Egli se lo
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da per sè. La sua buona vecchia serva che
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tristi, or gai, di sua vita – e riduceva i
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viveva solo in quella sua piccola casa. Aveva un
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chissà come, da quella sua testa pazza d’innamorato
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la spinetta. Oh! la sua spinetta!... Era di fabbrica
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giorni a parlargli della sua Arte, rimastagli buona amica
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rideva bonariamente, con la sua aria di allegro burlone
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mi parve che nella sua esclamazione vi fosse una
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onore di visitare la sua casa. Se ne viveva
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maestro Piero, dividendo la sua vita tra una zappatina
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cartaccie, a pestare la sua spinetta e a respirare
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di stabilire lì la sua villeggiatura estiva. Invano il
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tutta la tristezza della sua nuova vita, la malinconia
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già quattro stanzuccie, della sua preziosa spinetta e glie
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conte Oldrado ergeva la sua vecchia massa bruna, piena
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pacifici uliveti: e la sua ombra gigantesca veniva a
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un giovane scudiero, nella sua veste succinta, il corsetto
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tacque, attendendo rispettoso. ¶ La sua voce era sì dolce
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il tozzo maniero dalla sua bella villa giù nel
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e tremava raffigurandosi la sua figura arcigna e selvaggia
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quel momento madonna Tecla, sua madre, e il povero
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suo padre piangevano la sua scomparsa. Gli occhi a
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portava, le spiegò come sua unica intenzione fosse di
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intenzione fosse di farla sua sposa e come avesse
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fargli sapere come la sua figliuola non corresse alcun
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dipingeva l’ancella, la sua liberazione. ¶ Intanto i giorni
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Egli indugiava presso la sua nobile padroncina ed ella
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scintillante nella più preziosa sua veste di cavaliere. ¶ Egli
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la bionda testa sulla sua spalla, e tacque ancora
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sampogna, sempre celato dalla sua roccia. Il canto sulla
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dea si accosta alla sua isoletta, in mezzo allo
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riempion i viali della sua villa di garriti di
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un bimbo felice nella sua conca verde ai raggi
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andai a bussare alla sua porta. Il buon curato
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offerse di dividere la sua frugale colazione di latte
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Egli fece venire la sua Perpetua, un colosso di
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stupiti; fece portare la sua piccola tavola nell’orto
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in treno, lontano dalla sua casa, sulle ginocchia della
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quest’opera pietosa alla sua ragazzina. Il curato mi
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tuo e dirò alla sua povera mamma che lo
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signorino. ¶ — Sono per la sua mamma – dissi alla bambina