Bernardino Martirano, Aretusa, 1618

onde mai poi la sua lingua non tacque, ¶ fin

s'accorge, che per sua cagione ¶ son d'Aretusa

Plutone orrendo ¶ portò la sua Proserpina sotterra, ¶ fuggissi piena

lasciar cerca l'amata sua Aretusa. ¶ 12 ¶ Ma de la

determinato ¶ che vien di sua certissima partita, ¶ in nave

porche ¶ sotto l'aspra sua verga guarda e regge

se ben d'ogni sua luce è privo, ¶ - ché

bianca Leucopetra ¶ fu per sua crudeltà conversa in pietra

il fin de la sua vita. ¶ 66 ¶ La bella Leucopetra

che narrar le debba sua sventura: ¶ ma qual serpe

fossa. ¶ Perduta avendo ogni sua forma umana, ¶ ivi piangendo

al mondo piacque ¶ la sua divina e angelica beltade

dal primo fiore ¶ di sua tenera etade in leggiadria

promesso ha a Delia sua virginitade, ¶ e vuol goder

Giove in lei la sua saetta. ¶ 85 ¶ E come dura

in compagnia de la sua bella donna; ¶ la donna

il saggio ¶ scolpito di sua mano ogni opra chiara

pensa di trovare a sua possanza: ¶ ma costui, che

Spagna empir de la sua luce ¶ e Francia ancor

a Febo e a sua sorella io lito: ¶ insino

mondo è pieno di sua gloria, ¶ mentre sostien quel

Xanto. ¶ 124 ¶ Ecco la sposa sua, qual Laodomia, ¶ che lui

Sospira e piange la sua morte ria ¶ Vulturno, Liri

vanno ¶ e libero ciascun sua casa ingombra, ¶ a ristorar

il gran Doria con sua banda. ¶ 138 ¶ Et ecco, ecco

tutto ¶ a veder la sua Napol che l'aspetta

il frutto ¶ de la sua pura fé, chiara e

e non trova la sua amata luce, ¶ in un

in van cercando la sua donna amata, ¶ mentre il

onde il principio di sua morte nacque. ¶ 158 ¶ Erano già

il fanciul fuor de sua forma umana ¶ in compagnia