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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Guido Da Verona, Colei che non si deve amare, 1910

concordanze di «sue»

nautoretestoannoconcordanza
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1910
quasi più nulla delle sue lente economie; sicché, per
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stando curvo sopra le sue lenti, di vivere finalmente
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e con una delle sue più fresche immagini soleva
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corte a disturbare le sue pacifiche meditazioni. ¶ Il farmacista
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quale agghindata maestosità; le sue maniere si facevan untuose
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mai una macchia, le sue scarpine mai erano imbrattate
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qualche ondata calda nelle sue vene gonfie di pubertà
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sempre in tasca le sue lacrime di coccodrillo! Non
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almeno la prima delle sue promesse. Venti giorni di
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gelosia alla Mercedes, alle sue belle braccia bianche, volto
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forcina. Egli vedeva le sue spalle rotonde fare una
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dal cartoccio. ¶ Ora le sue reni profonde, poco arcate
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e la domestica delle sue clienti. Non vedeva di
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vecchia prostituta che nella sue discepole riviveva la storia
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a fatica, salì nelle sue stanze; ma non potendo
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aveva perdute tutte le sue belle tonalità, chiedeva a
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dilettevole dove piantar le sue tende. ¶ Non avrebbe sposata
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altre visioni accendevano le sue speranze giovanili. Vivere voleva
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di pomo granato, le sue pantofole di lana, lèuncinetto
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sommesso a tutte le sue folgori, e chissà mai
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ma obliquamente faceva certe sue grandi prediche velenose contro
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crisi, una di quelle sue crisi che le avvolgevano
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ruggente nell’ intimo delle sue fibre, come un rumore
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capriccio, l’assedio delle sue notti, il rifugio de
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forse in tutte le sue giunture delicate, aveva quella
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un momento, lasciò le sue viole e si mise
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po’ stupita, fre le sue violette di Parma. ¶ XI
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avanti, indietro, lungo le sue ceste, fischiettando piano piano
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concorde con tutte le sue speranze vertiginose, tanto può
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su l’orlo delle sue labbra fini. ¶ Lo guardava
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involontaria, come se le sue labbra avessero parlato da
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piccola e fragile nelle sue mani forti; le piacque
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così come narra nelle sue Note uno storico di
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suoi pennacchi, con le sue risate, la piccola borghese
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raggruppava in sé le sue forze feline per dare
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fingevano di credere alle sue fiabe e gli davan
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sè, doverle confessare le sue notti angosciose, le sue
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sue notti angosciose, le sue corse affannose per i
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stessa la morbidezza delle sue stoffe di seta, l
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In ogni modo le sue intenzioni dovevan esser serie
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i letti angusti delle sue belle cameriere. ¶ Avrebbe voluto
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cuscini morbidi, per le sue danze sognò le sale
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marchese infedeli, per le sue nozze, ch’erano la
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aveva molto rallentate le sue strette discipline, aprendo le
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amici, alle carte, alle sue cure ambiziose, aveva sempre
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nell’acqua placida le sue fiorite spalliere di rosai
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nell’ardore delle postreme sue vampe le vene degli
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capricci e con le sue guardarobe favolose!... Infine la
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lui se dietro le sue spalle alcuno mormorasse, alcuno
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a tutti, poiché le sue stoltezze eran ciò che
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colpa, e spiegando nelle sue dense giornate una infaticabile
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volontà soggiogava tutte le sue passioni ed egli provava
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più, quando per le sue vene, in certi giorni
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di solitaria meditazione. Le sue apparizioni presagivan per lo
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stava per avvolgere nelle sue reti, facendole una corte
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leggenda mormorata fra le sue conoscenze, cioè che avesse
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valeva di tutte le sue esperienze precedenti. Era già
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tra il profumo delle sue treccie, l’accompagnava. Nella
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leggermente il peso delle sue treccie all’indietro, ella
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qualche volta, mentre le sue mani trasparenti correvano veloci
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come un bimbo. ¶ Le sue vestaglie di seta facevano
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a tutti con le sue confidenze. Non sapevo che
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enorme sbuffo mentre le sue guance divenivano paonazze. ¶ — Ah
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ella stessa, con le sue manine svelte, ben curate
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l’odor fresco delle sue guance. — Chi te l
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pomeridiana ad una delle sue faticose veglie notturne. Aveva
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per farmi comprendere le sue buone intenzioni. Infatti vuol
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fresca e rosea, le sue labbra splendevano e sorridevano
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un altro. ¶ — Grazie. ¶ Le sue narici, nell’odorarlo, avevano
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altra quasi tutte le sue amiche, però senz’alcuna
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il ragazzotto, nonostante le sue virtù, non gli finisse
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quanto fossero grandi le sue dissolutezze. Gliel’avrebbe data
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il senso ambiguo delle sue parole. ¶ Ella guardò su
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sconosciuta il fuoco delle sue lenti curiose. ¶ Quella sera
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suoi lenti movimenti, nelle sue fine ombre; pur quand
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lievi nel medicare le sue ferite; quando tutto il
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Perchè aveva risposto alle sue lettere? Perchè, talvolta, se
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sfaccendata; s’occupava delle sue terre, amministrava il patrimonio
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avesse potuto paragonare le sue calze, il suo busto
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di abbandonarsi nei lo sue braccia. Non le pareva
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lui, le ritornavan le sue parole come un’ eco
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era messa tutte le sue collane di stelle; ai
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ondeggiare, fremere, intorno alle sue narici trasparenti una calda
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di profumi torbidi; le sue reni snelle avevan quasi
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dal suo cervello, dalle sue vene, a poco a
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intrecciò le dita nelle sue; ma non aveva più
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della casa, scendere nelle sue mani tenaci. ¶ Tra il
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le dita nervosamente nelle sue. ¶ — Ho quasi voglia di
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sentire la trepidazione delle sue morbide membra ancor intatte
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una pulsazione veemente, nelle sue vene concitate un brivido
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ferma, il riflesso delle sue molte luci. ¶ Di là
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stessa cosa? ¶ E le sue piccole mani si allacciarono
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disse, inconsapevole forse delle sue parole. ¶ Entraron due giovini
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afferrar le braccia dalle sue mani convulse, poi, vedendola
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pieni di febbre, le sue mani un po’ irrequiete
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finalmente, cercando che le sue parole avesser un tono
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minuscole. Ella congiunse le sue mani lunghe, un po
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un gesto abituale; quelle sue lunghe dita sottili vi
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lui, lo avvolse nelle sue braccia deboli, sorrise con
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città era uscita dalle sue mura per invadere l
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mostruosa, e dietro le sue spalle ne parlassero, piano
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lineamenti meno precisi, nelle sue membra meno belle, v
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sangue e tutte le sue vene gonfie la vestivano
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quasi scivolata fra le sue mani, e lasciarlo perplesso
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mai plesso. Nonostante le sue lunghe riflessioni, ora non
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villaggio, che distendeva le sue case bianche nella grande
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salire, pazientemente, con le sue forze sole. Si sentiva
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avvinse nel piacere delle sue braccia colpevoli, che da
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quel male, tanto le sue carni soffrivano di lei
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già mesciuta, commista, nelle sue profonde vene. ¶ Nè i
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fino al dolore nelle sue braccia forti, sciuparla con
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vuoi... Con te. ¶ Le sue braccia gli si annodavan
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una buia disperazione, le sue mani brancolavano sul tremore
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lo tentava con le sue braccia avvinghianti, con la
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l’acqua azzurra le sue spalliere di selvatici rosai
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lago faceva oscillare le sue calme onde luminose davanti
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affetti familiari e queste sue più che fraterne attenzioni
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disprezzo, non lesinava le sue ironie un po’ grossolane
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volersi mischiare anche delle sue « toilettes », dal momento che
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suo mutamento e le sue premure fraterne, eran nati
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per sedersi su le sue ginocchia e baciarlo, Della
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vederlo, ed allora le sue notti erano insonni, ma
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ordine, guardava tutte le sue cose; gli portava mazzi
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di questo amore, alle sue gioie più che umane
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immutabilmente azzurro, con le sue rive dense di villaggi
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correva per entro lo sue vene, scendeva in lui
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ed egli vedeva le sue fine caviglie uscire dalle
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capelli fino all’ultime sue vene. Allora lasciò i
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forte la strinse nelle sue ruvide braccia, ch’ella
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le mani fra le sue, dicendole: ¶ — Domani remerai di
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innanzi per udir le sue parole. ¶ — Non avrai più
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fiorita buttava dietro le sue spalle una specie di
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bisogno di abbandonarsi nelle sue braccia, egli provava con
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sentì l’odore. ¶ Le sue braccia lo tormentavano, il
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e singhiozzando, sotto le sue carezze molteplici; nella gola
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nel delirio, con le sue disperate labbra egli la
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il piombo, traboccò nelle sue vene, pervase il più
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della dedizione. Con le sue mani, ch’eran state
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tempie le fosse delle sue tempie senili, e vide
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pareva che mai le sue vene si fossero sentite
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dolcezza che traboccava dalle sue parole. ¶ Disse d’aver
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nondimeno interrogarsi, discutere le sue proprie passioni; la donna
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l’estate, con le sue fiumane di luce, co
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i suoi occhi, le sue mani, non erano più
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la baciasse, e le sue mani corressero febbrili, ardenti
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salisse, salisse fino alle sue labbra, piena d’angoscia
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di grave dietro le sue spalle curve sul desco
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divenuta estremamente bianca; le sue labbra tremavano un poco
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suoi pensieri, nè le sue letture, nè un esempio
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potenti, e mentre le sue nubi di polvere turbinavano
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suo braccio, a quelle sue fine caviglie, che irrequiete
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sotto la forza delle sue dure braccia. Una sola
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stata il teatro delle sue temerarie conquiste. Ed era
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Arrigo radunò tutte le sue forze: ¶ — Ma dove?! — gridò
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Adesso tutti ridevano alle sue spalle, saziavan nello scandalo
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mai strade, su le sue labbra smorte avrebbe sempre
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lei, con le veloci sue dita correnti su la
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amato, e già le sue caldo labbra si erano
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leggerissime rughe; intorno alle sue narici estremamente fini, e
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ossatura da signorina; le sue braccia nude, nell’ avvincersi
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trattenendo a forza le sue lacrime, poiché le parve
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volta che vidi le sue spalle nude. Ed anche
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era tornata con le sue lucciole, co’ suoi capelli
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in famiglia, dove le sue troppo frequenti assenze, le
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lentamente pettinando le lunghe sue treccie nere, cosparse d
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cartoccio stridente, con le sue sterminate messi un po
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dell’autunno, con le sue clamorose vendemmie, dell’inverno
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notte folle sperperava le sue ricchezze inestimabili, vuotava i
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muscolavano con solidità nelle sue dure caviglie di camminatore
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di vespa e le sue belle ginocchia che davano
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pur lei, con le sue braccia rotonde, senza un
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altr’uomo, con le sue labbra, con le sue
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sue labbra, con le sue mani, con il calore
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nell’opaco fervore delle sue vene gonfie di sonorità
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innamorata e pentita nelle sue braccia, per ritrovare in
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turpe vizio tra le sue belle fiamme. ¶ Egli rimase
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soltanto il pizzo delle sue larghe maniche leggermente tremare
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in una bara; le sue belle treccie, quasi del
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ma il rombo delle sue proprie vene soverchiava quel
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ora t’ucciderò. » ¶ Le sue dita convulse toccarono con
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la più piccola delle sue vene, giù dalla tempia
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intrecciarle dita fra le sue dita, senza stringerle,con
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una molle pigrizia le sue membra voluttuose, nè per
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paradisiaco, e, dentro le sue vene lievi, non più
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balbettava in delirio le sue parole d’amore. ¶ — Fammi
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da quel sonno le sue membra cariche di squallore