parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Lorenzo Viani, Ritorno alla patria, 1930

concordanze di «sull»

nautoretestoannoconcordanza
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1930
si fanno nell’ottobre sull’aie, nelle prime giornate
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quelli arrivati, già attruppati sull’apertura, dicevano: ¶ — Addio, fratelli
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l’orizzonte restavano immoti sull’aie quadre i bovi
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i paesani erano assiepati sull’apertura, molti tra loro
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cent’anni. ¶ — Antonio silurato sull’“Intrepido”! ¶ La campagna s
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Quando l’ardito fu sull’arcate del ponte gli
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il segno di Cristo sull’architrave. Di sotto erano
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e dai saraghi. ¶ Di sull’impietrito i vecchi navarchi
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Liguria, lavorava al tombolo sull’angolo della Piazza Grande
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chiosco che era situato sull’angolo della Piazza Grande
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prete piegato in due sull’altar maggiore esalava con
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di maledizione fu disteso sull’impiantito. Il vetturale, tolto
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la bocca a spengimoccolo sull’impiantito e vagellò: — Hai
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aria la davano di sull’altana, vi si accedeva
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cuoiame che camminando dondolava sull’anche il torso sbilenco
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allungò un braccio, rufolò sull’inginocchiatoio, tra medaglie e
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teschio che era sotto. Sull’uscio della stanza mortuaria
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testa del cieco abbrividiva sull’intonaco. Tutti gli infermi
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io gli farò giungere sull’ali del vento una
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perchè non si sfiancasse sull’impiantito. A un mio
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antico viandante lo sgrondò sull’impiantito; il pastrano era
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squassavano le grandi ali sull’acque morte delle lame
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dal libro s’avviò sull’acqua che si richiuse
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lame e stridevano roche sull’invelature sbatacchiate e il
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e una parola straripò sull’anima: Il Mare. Dopo
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porta di salotto. Aprì. Sull’inginocchiatoio v’eran tre
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viso rinceppato. Curvo, ginocchioni sull’ammattonato, con l’unghie
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nel quadrato dei poveri, sull’erbe non mietute che
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fato ha voluto sospendere sull’abisso verde, calcati giù
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picchi taglienti. L’Altissimo, sull’ordine dei monti minori
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Pian di Versilia oscurandolo. Sull’impetuoso bastione delle montagne
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ritorna. L’onde rompevano sull’onde; un’infinità di
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sdraiati degli uomini uno sull’altro; sparpagliati sul rimanente
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di sgozzarle. Gettati uno sull’altro sopra il capezzale
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a casa, aspettavano di sull’aia rorida lo svettare
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sole invermigliò la bandiera sull’albero di maestra e
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che s’alzava lenta sull’albero di maestra, sulla
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per non rotolare uno sull’altro, eran calmi e
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le granaglie dalla stiva. Sull’andàna delle chiatte, cariche
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gialle: un alfabeto, gettato sull’onde tremule di un
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ventre obeso colava giù sull’orlo delle anche come
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Si vedevano di scorcio sull’impiantito teste inebriate su
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tre guanciali erano uno sull’altro accatastati al capezzale
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della notte, piovigginava lucente sull’acqua. Sotto le fiancate
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tagliente come una scure, sull’antemurale, lo doppiò e
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arato il fondo, passò sull’oblò il Tarmito si
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a discrezione del vento. Sull’argento abbagliante passavano branchi
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d’Atro s’avventurava sull’Oceano come una nave
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biacca che si sdrice sull’acque fresche. ¶ E passa
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vita. ¶ Il vento passa sull’onde dei pini e
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nere battono l’ali sull’anima: — Mi butterò lo
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vaporetti del pilotaggio sguisciavano sull’onde silenti. Le boe
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scarpe rotte, facevano, una sull’altra, la scala dei
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il tronco d’albero sull’ossa umiliate. ¶ — Voi foste
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coi piedi piatti, lasciava sull’impiantito le orme di
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gli orologi a pendolo, sull’ebano lucido del viso
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gli urlò uno di sull’uscio. La disgraziata, così
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le lettere nere brulicavano sull’impalpo insieme ai groppi
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mentaia. Il globo cigolava sull’asse come un girarrosto
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e questo la rimbalzava sull’impiantito gli studiosi alzavano
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Alcune alzavano gli occhiali sull’arco delle ciglia e
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una casa di carta sull’acqua. Le mani pallide
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cicca pesticciata e sputò sull’erba verde una boccata
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e colare come fuso sull’erba e il cuore
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dell’altra sponda, saltò sull’erba, su quel cielo
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la luce che gocciolava sull’erbe brinate, i tronchi
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degli aghi, dei tronchi, sull’abbarbicamento delle liane, tra
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che si sentiva strisciare sull’erba come un serpe
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poni la tua corporatura, sull’altro noi ci si
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che ha messo Niccolao sull’anello è una ghiarella
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lungo cammino, eran seduti sull’erba alta. ¶ — Ubbidite il
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carne gli si solidificò sull’ossatura gagliarda, il torso
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lame che si affilassero sull’acque correnti. ¶ Entro una
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cani che richiamarono gente sull’aie le quali, scorto
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non si dimentica mai. Sull’ossa dei miei ci
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umiliato del prete quando sull’altare legge le benedizioni
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e poggiato il capo sull’erbe udrete nelle viscere
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la tetraggine degli spaesati, sull’ossature delle spalle mal
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gli strisciava sul ventre. Sull’ossa delle anche scendeva
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foresta, poggiato il capo sull’erbe sentì sotto terra
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posero il capo tremante sull’erba. ¶ Il giorno svelò
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spavento si gittarono sdraiati sull’orlo della fenditura. Luciano
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palme e delle liane sull’imbrunire volarono farfalle azzurre
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per tutti. ¶ La carovana sull’imbrunire dovè sostare in
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lo risegolava di nero. Sull’ossa s’udì un
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frappe. Il teschio riposato sull’erbe ebbe come un
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il palpitar della bandiera sull’ossa di Nicodemo lo
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la bandiera, la spiegò sull’erba, si sgusciò da
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rito, andarono a coricarsi sull’aia all’addiaccio. ¶ Isaia
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Isaia, adunati i carovanieri sull’aia, poggiato il torso
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della tua vita echeggi. ¶ Sull’anima del Tarmito balenavano
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acque. Presentimenti oscuri alitavano sull’aria pesante: la Guerra
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che ammazzi il tempo sull’angolo di una via
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l’antemurale, faceva prua sull’Oceano aperto: tutta investita
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sullo scafo, quelli rimasti sull’antemurale videro la nave
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nave videro quelli rimasti sull’antemurale ridotti come uno
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era incarnata per salvarlo sull’orlo dell’abisso in
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casette bianche, l’una sull’altra, sparpagliate alla rinfusa
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hai incontrato di nottetempo sull’Indie Nere: qui ci
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pareva frangessero sospiri materni sull’arie celesti. Aste e
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solchi, le vecchie opravano sull’aia ventilando le semente
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nel turbine che soffiava sull’inferno terreno. ¶ Le donne
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se ci doveste bruciare sull’ossa tritate la carne
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bocca. ¶ Il temporale torba sull’Isonzo, il fiume alita
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parevano risoffiare l’ombra sull’erbe intenerite. ¶ “Caro Remito
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Le fanterie pregavano inginocchiate sull’erbe. Sul cielo si
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di là del muro sull’erbe strinate di terriccio
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distesa una tovaglia come sull’altare, un’ampolla di
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I soldati, tutti fissi sull’astro, pareva aspettassero l
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cappotti e si stesero sull’erba come pellegrini stanchi
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vestiti di marmo trineggiati sull’orlo del bavero, sui
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archi d’ombre lunari sull’erba. Il prete apparve
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erba. Il prete apparve sull’uscio della canonica tagliato
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penitenza, dilatavano gli occhi sull’ovale del viso. Quelle
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portavano le madri lontane sull’affresco. ¶ — Sono vivi e
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con stille di sudore. Sull’orlo ribaltavano le barelle
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dilatate, le narici inserite sull’ossa eminenti del naso
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E il rospo saltella sull’umidore dell’erba. ¶ — Chi
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si riprese a dialogare. ¶ — Sull’aie è cominciata la
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scuotevano la notte di sull’ugna. ¶ I campi ardevano
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nuvole di loppa piovigginavano sull’aie, spolverando ovunque un
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fantasticavano favolosi raccolti, partiti sull’aia delle loro case
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di un tumulo sperso sull’altipiano incendiato di Doberdò
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spenti delle coperte battute. Sull’aia nei chiarori lunari
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altri come un acido: sull’altana del casone c
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Tarmito che alzandosi di sull’erba andò verso la
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si diacciava la fronte sull’acqua corrente. ¶ Sulle vie
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al cielo erano sventrati sull’aia. Le interiora, alate
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soldati. ¶ — O l’accoccatura sull’uscio? ¶ — Quelle ce l
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vi sfavillavano come percossi sull’ancudine. ¶ Tutte le quote
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schiacciati tra i pietroni. ¶ Sull’orizzonte infuocato, squassato da