parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Antonio Moresco, Gli esordi, 1998

concordanze di «sulla»

nautoretestoannoconcordanza
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1998
sedere a gambe incrociate sulla branda. ¶ «D’accordo, d
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si girò un istante sulla sua striscia di gomma
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sentivo uno scarpone posarsi sulla mia striscia di gomma
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Faceva correre due dita sulla stoffa, perché non si
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dei calzoni. Mi giravo sulla striscia di gomma, lo
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cura la cravatta, seduto sulla sua striscia di gomma
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bisbigliare assonnato. ¶ Restavo coricato sulla schiena per un po
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poltiglie di luce improvvise, sulla strada...” ¶ “C’è ancora
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sudore, provavo a coricarmi sulla tettoia. La notte sbalzava
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scaletta a più rampe sulla quale salivo, fin contro
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piena notte. Mi arrampicavo sulla montagna del sale e
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il cappello, lo appoggio sulla tovaglia. Si girano tutti
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con gli occhi sbarrati, sulla soglia. ¶ «Allora, se ho
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imbarazzato. ¶ Andava a posarla sulla stufetta, perché si ammorbidisse
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a testa bassa. Scorgevo sulla sua groppa striscioline di
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scivolava quasi senza rumore sulla stradina sepolta dalla neve
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di stivali di gomma sulla pedaliera, segno che l
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il braccio di lato, sulla luce. ¶ Mi svegliavo di
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quel riflesso di luce sulla strada...” mi dicevo accostando
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come cadendo all’indietro, sulla poltrona che mi veniva
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seduta in quel modo sulla seggiola della cucina, ha
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mi passava le mani sulla linea delle spalle, del
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l’avranno rimessa bene sulla forcella...” Venivano da un
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mi dicevo girandomi piano sulla branda, in attesa che
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Sentivo i capelli andare sulla mia testa, germogliare. ¶ “L
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contro i riflettori, scorgevo sulla testa calva dell’uomo
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lo sente... “L’aspetterò sulla porta, oppure starò seduto
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sembrava di dover salire sulla montagna, di immolarmi.”» «Ma
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ad andare da soli, sulla testa. “Ma è qui
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che cominciava a saltare sulla sua spalla, che danzava
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in rotazione... La mano sulla tastiera comincerà a digitare
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Si andava a sedere sulla sua poltroncina, mi pregava
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lascia cadere di colpo, sulla sua poltrona. Mi abbraccia
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di posare le dita sulla maniglia. La vedevo irrigidirsi
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della sua mano stretta sulla mia mano, non fiatava
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avevo già la mano sulla maniglia. «Cosa stava facendo
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tutta puntata in avanti sulla tastiera. ¶ Mi arrestai. ¶ «Ma
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era apparso di colpo, sulla porta. ¶ «Eccomi!» ¶ Non si
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occhiali salire di sbieco, sulla fronte. ¶ «Uno è lì
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testina girata, le dita sulla tastiera, quelle birichine. Si
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l’altra le scarpe, sulla sedia. Sobbalzavo quando sentivo
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di rientrare e sedermi sulla branda, e di staccarmi
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straordinaria fortuna di incontrarla sulla sua strada, se tutto
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della segretaria tutta inclinata sulla tastiera. Sillabava muovendo impercettibilmente
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lasciava il suo scarponcino, sulla neve. Tornavo a sentire
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le sue lenti scintillare sulla colla degli occhi. ¶ «E
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un filino di pasta, sulla bocca...» provai a dire
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a sedere piano piano sulla sedia, mentre si toglieva
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a posare gli occhi sulla domanda, sentivo la sua
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aprire. ¶ Restavo senza parole sulla porta. Fissavo il suo
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di nuovo la testa, sulla mia spalla. ¶ «Si è
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tossire. ¶ «Mettiti il fazzoletto sulla bocca! Va’ a bere
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col mozzicone di scopa, sulla catasta che continuava a
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a stare tutti chinati sulla cima della catasta, con
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mi batteva la mano sulla spalla per indicarmi di
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dei capelli. ¶ Si chinava sulla mia mano, la baciava
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sua casa. Mi sedevo sulla solita poltroncina mentre si
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le scarpette da ballo, sulla neve. Lo riconoscevo all
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era tutto spezzato, coglievo sulla punta delle sue dita
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il barattolo del borotalco sulla cassettiera, «mi veniva dietro
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di colpo in avanti, sulla sedia. ¶ «Rosa Luxemburg! “Sono
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il giorno. Mi appisolavo sulla poltrona. Facevo due passi
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trovava appisolato di nuovo sulla poltroncina. ¶ «Ma è quasi
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scassato del rasoio. Soffiavo sulla testina scoperchiata, al termine
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le sale!» ¶ Mi muovevo sulla poltrona, mi stropicciavo gli
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in penombra. Mi girai sulla poltroncina, chiusi gli occhi
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oppure no...”» ¶ Mi agitai sulla poltroncina. ¶ «Che cosa c
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nelle pianure. Si distinguevano sulla locomotiva le sagome di
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Ul’janov!”» ¶ Mi agitai sulla poltroncina, puntai la testa
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di zuppa gli scolava sulla barbetta, sui vestiti, la
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la mano tutta sparpagliata sulla fronte del Gagà. ¶ Si
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andavano per conto proprio sulla testa, arroventati. Sentii le
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ne stava da solo sulla sua carrozzella. Lo guardava
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sempre uguale. Si potrebbe, sulla base di questo, cominciare
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attraverso tutta la sala, sulla sua carrozzella, le ruote
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spalluccia. La luce cadeva sulla barbetta glassata, reclinata. ¶ Si
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corpi erano già distesi sulla tavola, quella cioccolata era
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un po’. Faceva oscillare sulla tavola i due cocci
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andavano per conto loro sulla testa. La stanza era
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in moto. E slittavo sulla neve ghiacciata mentre manovravo
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cieco apparire in camicia sulla soglia. ¶ «Sei tu?» domandò
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balbettare. ¶ Stava come impietrito sulla soglia, la mano sopra
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mentre stavo già girato sulla schiena tra la veglia
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lo so di preciso... sulla lapide c’è scritto
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di aspirine...» ¶ Si sedeva sulla mia stessa branda, mentre
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Vedevo il Sempio sedersi sulla branda vicina. Si toglieva
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sul cuscino bagnato mentre sulla branda vicina il Sempio
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Ma che cos’hai sulla bocca?» provavo a domandare
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sentito!» ¶ Lo vedevo sonnecchiare sulla branda vicina, in pieno
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seduto per un po’ sulla branda, guardavo il fondo
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alzava per metterlo meglio sulla sedia. Se lo caricava
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scendevano ciondolando. Mi stendevo sulla branda. Ma solo un
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piatto della minestra fumante, sulla branda. ¶ Dovevo passarmi il
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ad appoggiare le mani sulla stufetta. ¶ La stanza si
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a respirare. Mi giravo sulla branda. Capivo che usciva
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a chinarsi di colpo, sulla branda. ¶ Indovinavo nel buio
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un po’ sfaldate galleggiavano sulla bombatura di ogni ciottolo
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il basco molto abbassato sulla fronte, il mento e
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porta esterna che dava sulla strada, perché si sentiva
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cadere quasi di peso sulla sedia che la ragazza
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occhi, abbandonavo la testa sulla sua spalla, lo baciavo
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tutto spostato in avanti sulla sedia, pallido e come
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a tenere una mano sulla spalla spiovente della madre
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in fondo alla stanza, sulla sua seggiola. «Per fortuna
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macchina! “Che cos’hai sulla spalla, sulla coscia?” chiedeva
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cos’hai sulla spalla, sulla coscia?” chiedeva mia madre
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aveva posato la fronte sulla mia spalla, per un
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stoffa, e volare sprezzanti sulla prospettiva tutta inclinata della
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si passava una mano sulla fronte, si animava. ¶ «Ci
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del municipio che dava sulla piazza, si sentivano anche
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quei fili che corrono sulla pellicina ben tesa della
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avere appoggiato la testa sulla mia spalla perché potevo
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un sacco molto pesante sulla spalla. ¶ Lo posò a
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voce la nostra presenza sulla propria auto. ¶ Le ruote
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a girare di nuovo, sulla ghiaia. La colonna stava
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a tenere la macchinina sulla strada. ¶ «Ma non potevi
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Mi mise una mano sulla spalla mentre mi conduceva
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di seguito all’altro sulla tanica di ammoniaca dell
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Si passò una mano sulla guancia, il suo volto
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centinaio di metri, balzò sulla linea ricurva di un
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il nome della strada sulla targhetta. ¶ “Eppure è proprio
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fabbrica...” ¶ Posai le dita sulla maniglia. Non mi sembrava
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una vecchia motocicletta, rovesciata sulla sella. La toccai con
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grande sede. ¶ Eravamo già sulla rampa in legno. I
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Misi un piatto scheggiato sulla tavola, un coltello, una
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L’uomo si stirò sulla sedia, ruttò leggermente, a
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po’ la motocicletta rovesciata sulla sella. Tastavo i copertoni
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abbiano pensato di rovesciarla sulla sella!” mi dicevo cercando
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dissi asciugandomi il sudore sulla fronte. ¶ La pelle del
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della sala. Mi alzai sulla sella, inclinai la moto
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una volta a chinarmi sulla trappola. ¶ “Eppure questo pezzetto
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accorgevo levando gli occhi sulla sua sola facciata ancora
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ancora in piedi. ¶ Risalivo sulla motocicletta, raggiungevo, dopo avere
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di nuovo il numero sulla targhetta di porcellana. “Devono
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a chiedermi la tassa sulla spazzatura!” mi dicevo spalancando
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Mi passavo una mano sulla testa, sentivo i capelli
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braccia, mentre correvo inclinato sulla moto l’aria irrompeva
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voltarsi dall’altra parte sulla spina spezzata, tra i
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La fronte mi cadeva sulla manica della camicia ancora
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balzare un istante dopo sulla moto, issata sul cavalletto
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le scale, stando sollevato sulla sella ormai quasi tutta
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fatica, piegato in due sulla sedia. Si staccava pezzi
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lasciarli!» ¶ Provai a sedermi sulla meno sbilenca delle sedie
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riuscivo a stare fermo sulla sedia. La luce si
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tanto l’altro prefetto sulla porta, richiamando al silenzio
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aperta. Mi fermai sbalordito sulla soglia. ¶ «È messa solenne
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macchia del messale squillare sulla sua cotta. Non guardavo
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fiammelle parevano quasi scomparire. Sulla chierica del Gatto anche
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frantumate passarmi sul volto, sulla fronte. Il Gatto stava
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di tornanti, in bilico sulla città. Tenevo le punte
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finestra, mi guardava passare sulla curvatura appena accennata della
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sua veste celeste luccicava sulla schiena e sulle spalle
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era ruotato un po’ sulla tempia del padre celestino
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spariva. Passava in alto sulla navata della chiesa e
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mezzo alle altre raffigurate sulla vetrata bianca di polvere
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e due i piedi sulla pedaliera di legno, chiuse
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piedi in rapido movimento sulla pedaliera di legno. Il
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ancora del tutto dissolta sulla retina. La pallina da
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Mi pareva di scorgere sulla sua crosta molle un
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i piedi perfettamente posati sulla pedaliera. Guardavo un po
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di lato, ossigenata, scorgevo sulla sua guancia gli spuntoni
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salutavano un po’ perplessi, sulla piazza, mentre accendevo il
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frigorifero, metteva un tegamino sulla stufa a gas. Mi
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Sempio. ¶ Eravamo di nuovo sulla strada. Qualche auto balzava
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era andato a stamparsi sulla sua testa calva senza
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il petalo di geranio sulla testa dell’uomo calvo
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e salire di nuovo sulla pedana, fare un giretto
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Le case che davano sulla piazza erano come un
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in segno d’assenso sulla sua pedana.» ¶ Lo guardavo
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È venuto a sedersi sulla pedana?» ¶ L’uomo gettò
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ancora più in alto sulla testa, li scuoteva.» ¶ «Scuotevano
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era passato una mano sulla cresta dei capelli ghiacciati
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in tanto i piedi sulla pedana per il freddo
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colla passare e ripassare sulla mia mano che teneva
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ultima volta la pennellessa sulla nuca. ¶ Sentivo una goccia
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mi appoggiava una mano sulla spalla perché lo conducessi
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aveva posato la mano sulla sua colonnina credendo di
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mi posò la mano sulla spalla. Ci spostavamo senza
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sempre più in piccolo sulla cartina, o che bisognava
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si tirava il cappuccio sulla testa, infreddolito. Ma l
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che danno di certo sulla piazza, seduto con aria
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appunti, con una mano sulla fronte pensosa, reclinata...» ¶ «Ma
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la piazza. Mi fermavo sulla pedana, cercavo di guardarmi
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giravo con ogni precauzione sulla pedana d’assi, spostavo
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gialla correva di nuovo sulla strada, ma i nostri
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del cappuccio, che teneva sulla testa per difendersi dal
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braccia, tornò a sonnecchiare sulla sedia. Stava con gli
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salire a sua volta sulla macchinina. ¶ Sonnolenza si staccava
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difficile muovere i piedi sulla pedaliera, perché anche sopra
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sgabellino, tenendogli un braccio sulla spalla, finché non si
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del cane balzare incontrollate sulla cornice, che si sollevava
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indietro, se mi sedevo sulla destra correvano a sinistra
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scricchiolare e cadere inceneriti sulla ghiaia, anche in zone
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callista. Stava tutta chinata sulla poltroncina, forse prendeva accordi
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cuspide, mettendo a nudo sulla sua cima scheletri di
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Ziò sembrava essersi assopito sulla poltroncina, o era forse
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le gambe tutte allargate sulla poltroncina, i piedi accavallati
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gatto era già balzato sulla muraglia annerita dalle fiamme
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dello Ziò passavano fusi sulla mia testa, andavano a
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di salire di nuovo sulla muraglia. Si spostava là
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grande zolla di fuoco sulla massa, correndo con la
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ciascuna per conto proprio sulla ghiaia, invece di rallentarla
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tutta arsa e secca sulla sua carne nuda, come
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un po’ di attrito sulla ghiaia. Attorno alla massa
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era addormentato di nuovo sulla sua poltroncina. Qualcuno degli
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premendolo sempre più forte sulla ghiaia, e tirare nello
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i piedi con precauzione sulla ghiaia. Ma camminavo male
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seduto un po’ pensieroso sulla muraglia annerita dalle fiamme
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l’aveva ributtato capovolto sulla massa, sollevando una nube
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doveva essere stato riportato sulla sua poltroncina nella villa
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la giacca a vento sulla veste, rimanendo seduto sulla
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sulla veste, rimanendo seduto sulla moto. Qualche istante dopo
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del Nervo tutto inclinato sulla moto. ¶ Mi sembrava di
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e più pesantemente ancora, sulla motocicletta che si stava
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sedendosi a loro volta sulla piccola sedia di alluminio
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aveva ancora la salvietta sulla spalla. Ma facevo fatica
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in piedi oppure sedute sulla piccola sedia di alluminio
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per sicurezza alle testiere. Sulla mia seggiolina d’alluminio
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la corteccia. Si fermò sulla forcella più alta, guardò
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scoppiare sopra le nocche, sulla nuca, la loro carne
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1998
che mi volessi avvicinare. Sulla testa del seminarista sordomuto
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1998
a una narice o sulla lucina magmatica accesa contro
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1998
faceva vento stando seduto sulla soglia. Dal piccolo gruppo
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1998
Lo stavano già sollevando sulla croce, avvertiva che stava
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Sparpagliatevi nel cortile e sulla collina! Qualcuno corra a
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si stava già arrampicando sulla pianta. Il cappello velato
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coperchio sbattuto con forza sulla tastiera. ¶ «Cosa succede?» domandarono
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filo, stava già eseguendo sulla mia veste minuscoli ritocchi
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non può non incontrare sulla sua strada, altri ancora
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dietro, mettendomi una mano sulla spalla. Mi camminava vicino
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1998
si erano già fermate sulla più grande delle aiuole
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1998
spesso il tovagliolo bianco sulla bocca, mentre le ossa
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vesti, qualcuno si dondolava sulla sedia, il ginocchio contro
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1998
Cavatappi tornò a sedersi sulla panca, teneva la stola
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Gesù passandosi una mano sulla fronte. ¶ Ora camminavano tutti
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la testa per vederlo, sulla cima del colle che
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1998
di colpo. Stavo girato sulla schiena, tutta la camerata
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1998
chi si stava rincorrendo sulla curvatura appena accennata del
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1998
mano mi si appoggiò sulla spalla, all’improvviso. ¶ Mi
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1998
già con l’asciugamano sulla spalla, si spostavano in
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1998
avevano cominciato a girare sulla ghiaia, tra la ressa
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1998
aveva ripreso a scorrere sulla guancia della Dea, mentre
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1998
testoline inerti strisciavano ancora sulla ghiaia in un punto
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1998
pezzo. Li trascinavano srotolati sulla ghiaia, alcuni si strappavano
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1998
dita lasciavano nitide impronte sulla sua superficie un po
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1998
una mano di dietro, sulla veste. Un istante dopo
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1998
diventati pallidissimi, stavano chini sulla ghiaia e sembravano fatti
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1998
battuto ossequiosamente i tacchi, sulla ghiaia, il padre priore
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1998
la ghiaia, stando seduto sulla macina, inclinai in modo
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1998
piccoli segni rimasti impressi sulla sua pelle. Mi pareva
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1998
stata a lungo premuta sulla pelle. E c’erano
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1998
monetina riprodotta sfregando grafite sulla carta, fissavo allarmato una
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1998
Posavo entrambe le mani sulla macina, per puntellarmi meglio
254
1998
la Dirce aveva operato sulla rosa, si intersecavano trascinando
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1998
a fatica, quasi sdraiato sulla schiena. La Pesca aveva
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1998
a mo’ di alamaro sulla camicetta o sulla gonna
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1998
alamaro sulla camicetta o sulla gonna, per tenere uniti
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1998
tutto un po’ sbudellato, sulla ghiaia. Sentivo il loro
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1998
era tornato a sedersi sulla poltroncina di vimini vicino
260
1998
il parco, grandinare leggeri sulla ghiaia, passare nei tiri
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1998
testa. Si faceva trasportare sulla poltroncina contro il muro
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1998
marmo circolare e ruotava sulla punta di una delle
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1998
di gatto. La cercavo sulla sua testa e sui
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1998
Piombavano giù dall’alto sulla ghiaia, mentre l’Albino
265
1998
dello Ziò, ancora seduto sulla sua poltroncina. Si puntellava
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1998
con le scarpette basse sulla ghiaia appena rastrellata, e
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1998
pelli rovesciate venivano sparpagliate sulla ghiaia per essiccare. Dal
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1998
fermarono lentamente in cortile, sulla ghiaia. Molte persone discesero
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1998
Albino doveva ormai camminare sulla muraglia per poterci ancora
270
1998
a volte lanciarsi urlando sulla sua cima, che si
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1998
po’ le gambe rattrappite sulla seggiolina e il sole
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1998
puntellavo un po’ meglio sulla ghiaia, non fiatavo. Continuavo
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1998
sopra. Guardavo dentro, camminando sulla muraglia che saliva e
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1998
ogni lato. Mi accucciavo sulla muraglia per poterle vedere
275
1998
tornava a inclinarsi minacciosamente sulla mia testa. Sollevavo ancora
276
1998
a puntellarsi del tutto sulla ghiaia. Allora lo sposo
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passi un po’ traballanti sulla ghiaia, verso la Dea
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anche lo Ziò, rattrappito sulla poltroncina di vimini che
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volta, battendosi la mano sulla fronte dopo avere finalmente
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per ridere o sbadigliare sulla sdraia. Si erano accese
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ormai fredda del cortile, sulla quale si allungavano le
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ogni suo piccolo spostamento sulla sedia. ¶ Dal parco venivano
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pochi istanti. Ancora seduto sulla poltroncina, era rimasto soltanto
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e poi farmi atterrare sulla parte centrale e più
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braccioli. Posai la poltroncina sulla zona centrale della tavola
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testa stava in bilico sulla mia testa tutta piegata
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rovesciando a piccoli getti sulla massa, seguendo le indicazioni
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un unico fiammifero antivento sulla massa impregnata di benzina
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facendo slittare le ruote sulla ghiaia. Qualche giradischi andava
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scoperta si allontanò lentamente sulla ghiaia, imboccò il portone
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che continuava a sonnecchiare sulla poltroncina di vimini accanto
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antico che c’era sulla cassettiera. I frammenti di
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collare per il caldo, sulla camicia priva di colletto
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auto si fermavano atterrite sulla ghiaia, ormai all’interno
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la polvere del viaggio. Sulla tavola c’erano già
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camminavano avanti e indietro sulla ghiaia del cortile, alzando
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sempre più, la prolunga sulla quale il mio piatto
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camminava un po’ isolato sulla ghiaia del cortile, non
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labbra. Tendeva la stoffa sulla schiena, perché lo stomaco
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già assopite, e così sulla ghiaia accanto alla casetta
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Lenìn stava orinando musicalmente sulla ghiaia in certe zone
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della villa, si fermavano sulla cornice che correva al
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albero borchiato. Passava fischiando sulla mia testa, trapanava in
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litigio. Lenìn stava camminando sulla ghiaia alle spalle di
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lo colpiva ogni tanto sulla nuca e sulle spalle
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era apparsa all’improvviso sulla porta. Aveva in mano
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poter continuare a colpire sulla testa anche là dentro
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infinitamente sottile e concentrato sulla mano sinistra che schermava
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non insudiciarla mentre camminavo sulla massa traballante delle immondizie
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più alta e isolata, sulla cui cima era stato
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prima di lanciarlo lontano sulla massa. Ma pareva essersi
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dicevo poco dopo seduto sulla macina, rigirandomi la zampa
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la zampa di gatto sulla macina, ma dovetti subito
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Lo percorsi più volte sulla vecchia bicicletta con ancora
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sedendomi con mille precauzioni sulla macina. Ci posai sopra
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di nuovo gli occhi sulla villa. A una delle
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il ponticello di ferro sulla vasca, si lanciava giù
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sul letto, mi sedetti sulla sedia voltando la schiena
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dal cortile. La lampadina sulla scaletta era ormai spenta
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di non fare rumore sulla ghiaia, per non svegliare
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era addormentato di colpo sulla sdraia, prima di poter
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si trattasse. Mi girai sulla schiena, cercando di rimanere
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Mi distendevo di nuovo sulla schiena, almeno finché il
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gli occhi. Mi girai sulla schiena. Lo spazio si
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da vicino l’ora sulla sveglia. La teneva in
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riprendeva poi a camminare sulla ghiaia aggiustandosi di tanto
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si gettavano a terra sulla schiena pedalando nell’aria
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crocchio intorno alla voliera. Sulla porta della legnaia era
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uno dopo l’altro sulla muraglia diroccata della massa
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Maciste era balzato irresistibilmente sulla massa per impedire loro
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raccogliere lo strascico trasparente sulla ghiaia, arrossendo. Il Nervo
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dalla circonferenza frastagliata impresso sulla sua guancia. Avvicinavo ancora
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per disporre le posate sulla tovaglia, mi pareva all
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durante tutto il pranzo sulla tavola, accanto al proprio
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il lungo pranzo. Camminavano sulla ghiaia stridente del cortile
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spalancata. Turchina si sollevò sulla punta dei piedi nell
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Raggiungevo con la salvietta sulla spalla lo stanzone dei
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intorno, stendevo la salvietta sulla testiera d’alluminio, mi
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il collare di celluloide sulla camicia senza collo, badando
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mie dita avevano intrecciato sulla sua persona. La pianeta
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sedermi per un po’ sulla piccola scarpata, dove i
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il lettore, col viso sulla fondina fumante, mentre tutt
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gli uni sugli altri. Sulla sua pelle nera e
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avvertivo il suo sguardo sulla mia nuca, sui tendini
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nel tepore del refettorio. Sulla testa del seminarista sordomuto
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mentre sollevava lo sguardo sulla fila di bocche spalancate
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della sera, di cogliere sulla sua bocca un rabbrividente
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mio turno presi posto sulla sedia accanto al Gatto
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il minuscolo ciuffo spiovente sulla fronte. Sorrideva tra sé
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guardavo entrambi, tutto contratto sulla sedia, le braccia pronte
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con la salvietta gettata sulla spalla e il portasapone
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nuova e molto inamidata, sulla veste rossa, con bordature
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padre priore ormai chinato sulla grande ostia, un piccolo
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padre priore sostare inquieto sulla piccola scarpata, e sollevare
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volta, quando ho inviato sulla terra il mio figliolo
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fuoco rimaneva in bilico sulla sua base staccata, e
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se niente fosse, ognuna sulla sua candela. Quando la
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Le rimetteva infine ciascuna sulla propria base, oppure, in
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partita, erano tutte allineate sulla ringhiera di marmo, arrivavano
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facendo danzare il pallone sulla punta delle scarpette bullonate
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sue spalle, di striscio sulla tempia, e l’altro
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testa, avrei potuto leggere sulla striscia graduata di quanti
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aveva messo una mano sulla spalla. ¶ «Ma se non
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stava percuotendo con forza sulla schiena. Il Gatto sghignazzava
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serrare le dita direttamente sulla corrente in fuga. ¶ In
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batteva persino una mano sulla spalla, per suscitare la
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o caviglia che trovava sulla sua strada, saltava per
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di colpo, in bilico sulla piccola scarpata. Muovendosi su
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potevano lasciare segni inaccettabili sulla testa del giocatore più
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già fissati oppure direttamente sulla nuda armatura di cemento
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spostamento di una rotula sulla dura base di legno
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padre priore erano chinate sulla grande ostia per pronunciare
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padre priore tutto chinato sulla grande ostia. ¶ Un istante
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e potevo distinguere anche sulla sua nuca la continuazione
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camminando per un po’ sulla pedana di un’impalcatura
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era girato di schiena sulla piccola scarpata. Il seminarista
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distendeva a tal punto sulla moto da salire allungato
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soprassalto dai miei passi sulla ghiaia. Anche i fagiani
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gli occhi spalancati, fermo sulla ghiaia ormai tutta lucente
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arrestò per qualche istante sulla macchia della mia veste
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attorno alle orecchie e sulla nuca. ¶ Mi fermai per
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il ponticello di ferro sulla vasca, e frusciare dietro
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più piano sulle cunette, sulla ghiaia. Un gruppo si
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lo Ziò, ancora seduto sulla sua poltroncina. Lo stava
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editrice. ¶ Mi lasciavo cadere sulla solita poltroncina. ¶ «Come facevo
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Quello che si trova sulla piazza! Ma poi, cosa
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a questo qui, è sulla strada!» ¶ Lo stava già
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di ricordare...» ¶ Mi fermai sulla porta, mentre il Gatto
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si passava la mano sulla bocca esageratamente allargata prima
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quasi diroccata...” ¶ Mi arrestai sulla porta del saloncino, al
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braccia erano tutte smangiate, sulla tovaglia che sbalzava ancora
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di più gli occhi sulla tovaglia, sorrideva. Sembrava masticare
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Mi girai un po’ sulla sedia, perché la Pesca
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un gilet bianco piombo sulla camicia dal collettone slacciato
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posò una mano leggera sulla spalla. ¶ “Le sto cingendo
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di denti, mi pare, sulla gola. Sarà uscita sul
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appoggiato finalmente la testa sulla spalla del suo cavaliere
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tovaglioli, neanche quelle briciole sulla tovaglia, hanno chiuso anche
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a sbadigliare. Mi allungherò sulla branda, sentirò ancora per
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l’accoglie ogni volta sulla porta!» disse ancora venendomi