Vittorio Alfieri, Bruto primo, 1787

svenata. ¶ Ecco il marito suo; piange egli, e tace

piaga, il puro ¶ sacro suo sangue, ah! tutto grida

ei già dal morente suo fianco, ¶ innalza or Bruto

già pria sul moribondo ¶ suo corpo stesso. — Infin che

re superbo, ¶ coll'infame suo Sesto, udita appena ¶ Roma

se non l'oprar suo reo. — Patrizi illustri; ¶ voi

re che padre, il suo figliuol traea, ¶ per sottoporlo

svenar lasciasse anco il suo proprio figlio, ¶ forse il

cadavero recente ¶ dell'ucciso suo padre: il regnar loro

favella in Bruto. Il suo voler si adempia... ¶ Abbia

amistade nostra, ¶ sento del suo destin pietà non poca

lo affretti, ¶ più il suo destin tu affretti. — E

nuovo ¶ misfatto orribil del suo figlio infame; ¶ a vederlo

tu allor poiché il suo onor vendevi ¶ al prezzo

ignari appien dell'atroce suo fiele. ¶ Popolo ¶ Quai che

man scritto ha ciascun suo nome?... — ¶ Romani, udite. — Aquilio

puote, ¶ si scolpi al suo cospetto. — Ognun si tace

Oh pietà! Del fratel suo, ¶ mirate, ei parla. ¶ Tiberio

nel foglio, appo il suo nome, il mio. ¶ Bruto

Alcun può, forse, ¶ in suo pensiero esser men reo

ei poscia può, dal suo immenso dolore ¶ vinto, cader