Vittorio Alfieri, Bruto secondo, 1789

ogni uom riabbia ogni suo dritto, e quindi ¶ taccia

nulla scemata: al sol suo nome, ¶ infra il Tago

boreale Albione; al sol suo nome, ¶ trema ogni gente

e n'è il suo mar cosperso: ¶ qual parte

il tutto nel primier suo stato ¶ tornar si debba

Roma; e ad un suo sguardo tosto, ¶ Parti, e

ahi pur troppo!) il suo periglio estremo ¶ la patria

men l'amore in suo favor, che il fero

oltraggi nostri ¶ ride in suo cor; gridar noi lascia

grida ¶ scontar faranne al suo ritorno ei poscia ¶ I

e in nome ¶ del suo Cesare stesso. Egli abboccarsi

attonito egli stesso ¶ del suo salire. Entro il suo

suo salire. Entro il suo cuor può ancora ¶ desio

punto ¶ che il venduto suo popolo ei vedea ¶ la

al custodirle sia ¶ il suo poter converso. Ei d

degno, è il valor suo: ¶ e vieppiù quando ei

Roma, ora per forza ¶ suo dittatore. È generoso troppo

crederai. Questo è un suo foglio; io l'ebbi

e mi affido. Ogni suo detto, ed opra, ¶ d

in lui ¶ l'ardir suo prisco, e la virtude

parte pormi ¶ dell'esecrabil suo poter volea ¶ per ora

pur anco; e del suo guasto cuore, ¶ senza arrossir

Cesare può dal vil suo fango trarre. ¶ Bruto ¶ Talvolta

pianger ella; ma il suo pianto ¶ non è di

via, ci svela ¶ il suo novello amore alto per

a Bruto il genitor suo vero. ¶ Antonio ¶ Sta bene

nobili padri; a questo ¶ suo trionfo sublime oggi vi

sovruman, che spira ¶ il suo parlar: nobil, bollente spirto

ai preghi ¶ di me suo figlio, il suo poter

me suo figlio, il suo poter non giusto ¶ Cesare

oh vista! Ei nel suo sangue immerso?... ¶ Oh rabbia

e pieno ¶ proprio retaggio suo, Roma lasciarmi. ¶ Popolo ¶ Oh

cara ¶ che il non suo regno m'era: indarno

anch'egli, ¶ tra il suo furor, Bruto si stempra