Vittorio Alfieri, Virginia, 1783

trema chi adula, il suo parlar verace, ¶ l'imperterrito

d'Appio tiranno, e suo ministro primo; ¶ d'Appio

si oppongon sole; ¶ al suo signor sottrar l'antica

dubbia prova ¶ dello schietto suo nascer ti sia, ¶ l

accerchiate costui: sovra il suo capo ¶ pendan sospese la

svelga ¶ costei dal fianco suo. Terribil trama ¶ qui si

tutti, era il pensier suo fello: ¶ quindi è sua

l'ira: entro al suo sangue ¶ non por le

primo, ¶ e prevenire il suo furor secondo; ¶ sempre impavido

seduci. In lui, nel suo ¶ caldo parlar, nel tribunizio

dalla volubil plebe ¶ il suo timido amor: d'Icilio

rapita figlia, ¶ strappan dal suo non molle core il

se a svegliar dal suo letargo Roma, ¶ oggi è

d'aspetto, al venir suo: ¶ ma pur, non io

prove ne adduce? Il suo sfrenato ¶ ardire, il grido

altro ¶ sarà lo stesso suo bollore immenso. ¶ Far che

lui primo il furor suo ricada, ¶ fia l'arte

vane ¶ fole di libertà, suo tribunato, ¶ suoi tumulti sol

Appio ¶ Con un sol suo detto, ¶ ella entrambi li

il possente adopra ¶ col suo minor la fraude. Io

s'Appio persèvra in suo proposto iniquo, ¶ Appio morrà

foro ¶ venìa securo in suo valor, quand'ecco ¶ a

imminente è il morir suo. ¶ Virginio ¶ Qual morte ¶ per

sé volge egli il suo: ¶ e in morir, grida

La folla, e il suo ondeggiar, ritratte ¶ ci ha

Appio ¶ Romani, Icilio al suo morir sol ebbe ¶ i

ma torre ¶ può il suo venir, ch'io appien

omai. — Littori, al signor suo ¶ date or tosto la