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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Egisto Roggero, I racconti della quiete, 1896

concordanze di «suo»

nautoretestoannoconcordanza
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silenzio, dopo quel muto suo primo bacio. ¶ Poi mi
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le intere giornate nel suo studio. Da tanti anni
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mi appariva sopra il suo sfondo naturale. Era là
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dal balcone aperto il suo largo stormire di vecchio
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cugina quando, china sul suo paziente lavoro, interrompeva a
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tono della voce: il suo volto mi apparì orribilmente
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molto pallido e il suo sguardo avea una fiamma
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lasciò e vidi il suo volto contratto distendersi sotto
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guardava in silenzio. Il suo volto pallidissimo e severo
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leggendo o dormicchiando. ¶ Sul suo volto pallido ma impassibile
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parea sorridere tristamente col suo pallido oro nell’ombra
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ai dolorosi giorni del suo distacco, sentiva l’avvicinarsi
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Franz, da dare al suo onesto volto di bambinone
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di nuovo e il suo onesto faccione si rannuvolò
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poi canta, urla nel suo studio, discorre col cannocchiale
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lasciammo. Delfina smontò dal suo piccolo trono di in
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studente che attende il suo professore, e riordinai le
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inalterabile bonomia faceva nel suo volto le veci dell
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dimenticato un poco il suo benedetto telescopio e la
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in quel momento nel suo studio. ¶ Si fece serio
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di stelle, e nel suo grosso occhio concavo vedeva
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io rispettai religiosamente il suo silenzio. ¶ — I primi anni
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ne’ primi giorni, al suo paese. Ebbi allora la
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amante.... Ed era un suo compaesano, un italiano.... ¶ — Basta
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Franconia mi dava il suo ultimo saluto, mettendo sui
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era preso tutto il suo picciolo essere infantile. Egli
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svolgeva serenamente, ora, il suo nastrino innocente tra i
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rapido saluto in cor suo e proseguì oltre. Le
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di altri giorni. Al suo passaggio tutto pareva scuotersi
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aveva pietosamente steso il suo velo di oblìo e
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parola terribile fiammeggiava nel suo cervello. A’ piedi di
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inginocchiatoio era corso il suo sangue; quel tappeto, a
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s’era bevuto il suo sangue!... Chiuse gli occhi
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altra immagine: quella del suo uccisore. ¶ Si gettò sull
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rispondeva il nonno, dal suo ritratto – bene, ora ritorna
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non aveva interrotto il suo lavoro. Essa sola, sicura
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nonno.... ed ecco il suo sedile, sul quale veniva
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viali, per uscire. Al suo passaggio i grandi vecchi
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che poteva, sotto il suo risolino rassegnato. ¶ Per fortuna
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il carrozzino è tutto suo. Prenda posto, e in
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dal calessino, sbigottendolo col suo cicaleggio. La cosa stava
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agli arditi esploratori il suo bravo professore, sior Tonino
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professore, sior Tonino, il «suo poeta!» ¶ Sior Tonino arrossì
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sua confusione e del suo imbarazzo. ¶ Fortunatamente a trarlo
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e lo nascose nel suo piccolo portafogli di bulgaro
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sabato, per prepararsi il «suo caffè.» Maestro Piero, il
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sua quieta casetta, il suo caffè e la sua
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Oh, se amava il «suo caffè» il buon maestro
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più vecchio amico, il suo caffè. Giacchè non beveva
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Piero aveva riposto nel «suo caffè» tutta la sua
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bisogno di ricorrere al suo tonico amico – e questo
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maestro Piero cavava il suo storico macinino – un vecchio
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come le rughe del suo volto di vecchietto magro
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offriva di dividere il suo aromatico amico.... ¶ Il buon
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aveva affidato tutto il suo patrimonio, perchè se ne
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se ne servisse nel suo commercio: pago egli di
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obliato da tutti, nel suo cantuccio di verde. Ed
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tranquillo e felice, col suo caffè, il suo orticello
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col suo caffè, il suo orticello e la spinetta
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spinetta! Era l’altro suo grande amore. Giacchè bisogna
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e delle biscrome del suo buon papà.... e aveva
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era felice!... ¶ Però del suo passato, de’ giorni delle
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di foglie e, a suo tempo, di grappoli color
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passeggiava da padrone nel suo bell’orto ove le
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quali era tutto il suo alloggio, mi parve di
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di allegro burlone, nel suo faccione pieno e divenuto
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viveva tanto tranquillo!... Anche suo figlio veniva molto raramente
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fortuna. ¶ Così passava il suo tempo maestro Piero, dividendo
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nell’orto e il suo caffè; a decifrare le
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appena gli fui vicino. ¶ Suo figlio – il suo ragazzo
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vicino. ¶ Suo figlio – il suo ragazzo, quello del ritratto
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povere zucche. Lessi nel suo volto tutta la tristezza
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valzer alla moda, sul suo bel pianoforte di fabbrica
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tazzina di caffè, del «suo caffè» che il maestro
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solitario: pochi bravi nel suo castello, ma fedelissimi; molti
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valle, molto lontano dal suo maniero, una fanciulla di
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ei passava sempre al suo guardacaccia fidato. ¶ Ma, questa
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nello stesso tempo, un suo fedele, da lui mandato
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in sul forse: il suo amore per la bella
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era sì dolce, il suo viso sì nobile e
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bruna la villa di suo padre, quella villa ove
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e il povero Conte suo padre piangevano la sua
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scudiero, e la fanciulla, suo malgrado, abbassava i suoi
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si accorgeva troppo del suo indugio.... ¶ Finchè un giorno
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le confessò l’ardente suo amore. ¶ La fanciulla, pallidissima
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imprudente scudiero: ma il suo sguardo smarrito ben palesava
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alla damigella che il suo nobile padrone era arrivato
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è buono: affidatevi al suo onore. ¶ E per il
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il nobile Conte Oldrado, suo padrone, la pregava di
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fanciulla raccolse tutto il suo coraggio e seguì l
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prima di presentarsi al suo crudele carceriere, ella titubò
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la sampogna e il suo flauto. Egli non sembra
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passi si dirige al suo fido cantuccio, che è
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la bianca dea sul suo giaciglio di musco si
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l’ha svegliata dal suo freddo sonno di marmo
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Pane è uscito dal suo riparo e si mostra
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le ninfee, continua il suo bagno nell’acqua di
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stagno e risale sul suo letto di musco e
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ha lasciato cadere il suo flauto e la sampogna
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argento, e ritorna al suo posto, sul margine dello
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stringe al cuore il suo angioletto biondo, muta, agitata
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fare una visita al suo caro morticino e iniziare
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buon curato era nel suo orto: aveva finito allora
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venire il latte, il suo latte frugale del mattino
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poco da fare nel suo piccolo campo benedetto, se
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pietosa aveva mandato al suo morticino da Milano, era
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gli vuol bene al suo morticino, la Mariettina! Non
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cura della tomba del suo morticino, non aveva trovato
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per portarle via il suo morticino.... ¶ Non seppi contenermi