Matilde Serao, Cristina, 1908

sul parapetto a vedere se la maestrina, la Ottilia

con me — disse fra sè: — è matto, il giovinotto

matto, il giovinotto. ¶ E se ne andò, arrossendo un

che questo suo fratello se ne andava come l

dare la sigaretta; vedete se è possibile, un ragazzetto

di dodici anni, fumare! Se è vizioso lui, non

chè è domenica: ma se tu vuoi, non mi

i quattrini pel gelato. Se Carluccio si porta bene

doveva partire, e per sè poi, perchè il Signore

cose. Senza denari, non se ne fa nulla. Egli

tempo suo, il Signore se lo potrebbe prendere. Noi

di te? ¶ — No. ¶ — Come? Se ti faceva i gesti

dal taschino del soprabito, se lo portò alle labbra

portò alle labbra come se lo baciasse, lanciando alla

Non ci arrivano. ¶ — E se muore la zia Rosina

per tutta Santa Maria. Se ne parlò al casino

nella taschetta del grembiule, se lo vedeva lì di

sollievo di Peppino che se ne andava anche lui

la casa di Cristina: se ne parlò un mese

e tratta innanzi a sè una sedia, posò il

le mani in grembo. ¶ — Se si mette nel commercio

Forse si convincerà da sè, senza che io gli

quel pezzente vizioso, e se mi compari innanzi con

un pezzetto, parlando fra sè, cercando di sfogarsi per

lui, come parlasse a se stesso. ¶ Ella non parlò

era sua, il moribondo se l'aveva presa. ¶ Egli

voleva, che il moribondo se la prendeva? ¶ — Dottore, morirò

mia — disse il confessore — se no, egli muore in

che ritornasse, il moribondo se l'aveva presa, era

che era suo marito, se l'avrebbe portata giù

un vinto. Portava in sè tutte le traccie delle

radi sulla fronte, come se fossero abbruciati: l'occhio

già decomposta. Ritornava in sè lentamente, quasi rinvenisse, con

glorie folgoranti dell'arte. Se un poeta assurgeva al

invidiava intensamente quel poeta; se un uomo politico saliva

voluto essere quel politico; se un uomo bello ed

avviliscono; la sfiducia di sè, che è grave; la

rovina. Si ritirava in sè inoperoso, immobile, immerso in

acutamente, profondamente, scavando in sè, analizzando in sè, scendendo

in sè, analizzando in sè, scendendo alle ultime finezze

le vinceva facilmente, come se scherzasse, poichè esse si

amare, mai dato tutto se stesso all'amore. Forse

gioventù moderna porta in sè come una malattia. ¶ Così

che niuno osava chiederle se si sentisse male. Poi

non era elegante – e se ne innamorò, così d

la parte malvagia di sè nell'intenerimento soave di

senza levare la testa, se non quando lui se

se non quando lui se ne andava, per salutarlo

dello spazio: talvolta Guido se ne andava in punta

propria voce, ascoltandosi, come se Guido non fosse più

fosse più là, come se dialogasse con se stessa

come se dialogasse con se stessa. Da tanto tempo

tutto. Si sentiva morire, se non parlava. Quando tacque

egli forse era inconscio. Se Teresa trasaliva, egli non

Teresa trasaliva, egli non se ne avvedeva. Se una

non se ne avvedeva. Se una parola rude, selvaggia

una data nell'amore, se li erano mostrati. Era

giorni, rabbioso, agitatissimo, bestemmiando se stesso, l'amore e

grave li prese come se fossero due grandi colpevoli

crollando la testa, come se quel discorso, di cui

di vanità, mentendo a se stessi l'uno mentendo

sempre. Ognuno diceva tra sè: ho il dovere d

in volto, spaventati, come se vedessero apparire un fantasma

presente, guastandosi nel presente. ¶ — Se mi vuoi bene, non

si può essere. E se si rivedono talvolta, si