Ada Negri, Il dono, 1936

nome ¶ di qual sogno t'offersi, per qual fede

il sole il cuor t'accende ¶ come fa con

loro audaci vie, ¶ che t'importa morir? Quand'è

grazia! Godi, fin che t'è concessa. ¶ Non sei

cui piú il male ¶ t'era martirio; e, con

per altre vite, né t'increbbe il rischio, ¶ né

fu dal sangue ¶ che t'avvedesti d'esser donna

Intima fiamma gli occhi ¶ t'accese: la tua voce

tu, se la certezza ¶ t'abbandonasse di Colui ch

di tutti, e non t'accorgi ¶ di nessuno e

Madre Italia, io mai t'ebbi sí cara ¶ com

quand'eri tanto ¶ stanca, t'arrise sí beato sonno

trae barbaglio di cristalli. ¶ T'offre la morte un

fu dal tuo cuore) t'appariva ¶ spesso, nel sogno

giardini ¶ del sogno, e t'è divina guida il

letto ove l'ossa t'eran spine ¶ raccomandavi: – Quando

con le mani ¶ pietose t'obbedí, dopo il trapasso

all'ultima speranza. ¶ E t'era dolce stendere la

avanzar dell'ombre. ¶ Non t'oscurare, cielo del mio

che l'estrema agonia t'avrà disciolta ¶ dal corpo

seppi dirti quant'io t'amo, Dio ¶ nel quale

Dio che sempre amai – t'amo sapendo ¶ d'amarti