Vittorio Alfieri, Bruto secondo, 1789

or degna. — ¶ Cesare, a te, poiché in te solo

a te, poiché in te solo è Roma, ¶ di

di Roma no, di te parlare io voglio. — ¶ Io

non mio amarti, sola: ¶ te non invidio, perché a

non invidio, perché a te minore ¶ più non mi

fatto ¶ già minor di te stesso; io te non

di te stesso; io te non temo, ¶ Cesare, no

presto io sempre: io te non odio, al fine

regal tua rabbia ¶ impallidir te fea. Ma il serto

a noi, ¶ ed a te stesso in un, ciò

non io ¶ suddito a te per anco esser mi

Cimbro ¶ Certo, ebbe ¶ da te ripulsa... ¶ Bruto ¶ No. Cesare

che mai vuol da te? ¶ Cassio ¶ Comprarmi; forse. ¶ Ma

troppo tu; mal da te stesso ¶ tu puoi conoscer

impossibil cosa, ¶ ma di te degna, in mente volgi

sì; fra poco a te vien Bruto ¶ in questo

tempio stesso, ove a te piacque ¶ gli arroganti suoi

terror dei Parti anche te voglio ¶ al fianco mio

lasciami; in breve a te verronne. ¶ Antonio ¶ Appieno, ¶ deh

tu d'inganno trar te stesso possa; ¶ e in

il vinto ¶ paia, di te men misero pur sono

appresenta a Bruto. — ¶ Felice te, se addietro anco tu

Perché temi, che a te più danno arrechi ¶ l

Farsaglia nei campi a te la vita, ¶ forse in

sei nato: ¶ ma qui, te di te stesso fai

ma qui, te di te stesso fai minore, ¶ ogni

mai non nascesti, io te l'affermo... ¶ Cesare ¶ Eppure

invito io stesso. In te sta solo ¶ l'esser

osa adoprarlo: io primo ¶ te ne scongiuro; e di

lusingo: in Roma, ¶ a te minor di dignitade, e

essa io scelgo ¶ di te pregar, quando te uccider

di te pregar, quando te uccider debbo, ¶ Cesare, ah

reo ¶ più assai di te, più crudo, di più

altra ¶ fia gloria a te, se tu spontaneo rendi

se sai meglio apprezzar te stesso; ¶ se togli, in

io pur nudrisco ¶ per te nel seno. — A me

non ho, meglio da te compiuto ¶ vo' ch'ei

alle sue interne piaghe ¶ te sanatore: integro sempre, e

Ah! m'odi. — A te più omai non posso

nasconder cosa, che a te nota, or debbe ¶ cangiarti

ti cangi; e se te stesso vinci; ¶ trionfo sol

trionfo sol, che a te rimanga... ¶ Cesare ¶ Udito ¶ che

un smisurato affetto ¶ per te mi muova e mi

È vero; ¶ osservo in te non so qual moto

invidia tranne, ¶ tutti per te provo a vicenda i

ti allaccia. ¶ Bruto ¶ A te? qual fia?... ¶ Cesare ¶ Tu

alla pugna. ¶ Mira; a te nota è la sua

È forza, ¶ ch'io te lo sveli; a ciò

né sorgerà, se in te di Roma a un

privato affetto ¶ nulla in te possa? ¶ Bruto ¶ E che

amar tuo figlio? Ami te stesso; e tutto ¶ serve

e in un per te, dove un Roman tu

Bruto, e Roma, ¶ per te sien uno. ¶ Cesare ¶ ... Il

Cassio ¶ O Bruto, di te stesso ¶ figlio esser dei

prove addusse ¶ Cesare a te? Come a lui fede

nel veder tanta in te virtù verace, ¶ nell'ascoltar

son più giorni: a te taciuta sempre, ¶ e imperturbabilmente

Bruto, io vengo ¶ di te: parlar teco degg'io

Io debbo ¶ favellare a te solo. ¶ Bruto ¶ Io qui

Antonio ¶ — Di parlare a te solo m'imponeva ¶ il

e amar chi a te diè vita: ¶ ovver, se

quei, ch'egli a te nuovi appresta. — ¶ Troppo esser

ei pure ¶ a ciò te scelse, a te risposta

ciò te scelse, a te risposta io diedi. ¶ Antonio

Oh Bruto!... ¶ Bruto, a te solo io cedo. ¶ Bruto

cagion richiesta. — Or, non te l'apre, ¶ Cesare, appieno

temerari accenti; ¶ come a te non è nuova la