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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giovan Battista Marino, La sampogna, 1620

concordanze di «te»

nautoretestoannoconcordanza
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spiriti. ¶ E 'ncontr' a te fors'anco ¶ scote la
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stesso ¶ del privilegio a te sola concesso ¶ già sospirar
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al'uscire, ¶ che 'n te (come ne l'altre
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medesmo piacque, ¶ né di te, che furato ¶ dala bella
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generoso Alcide; ¶ né di te, che dal tauro ¶ precipitato
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me la memoria, in te la doglia. ¶ Ciò sol
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lasci ¶ colei, che per te solo ¶ lasciò la patria
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di quanto ho per te fatto. ¶ Oh del mar
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me la vita, ¶ a te toglier la serva? –. ¶ Così
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e l'altro a te ¶ Evoè. ¶ Vedi, vedi come
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marito? ¶ Fia più da te gradito ¶ dunque un mortal
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Borea gentile, ¶ se 'n te viva si serba ¶ del
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vanne ala sede a te devuta, e lascia ¶ la
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e lascia ¶ la per te troppo preziosa preda. ¶ Son
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son le Furie di te, degne consorti. – ¶ Così dicendo
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istesso ¶ spietatamente incontr'a te congiura. ¶ Misera, e qual
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leon per tutto scorra. ¶ Te del'alto Taigeta i
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boschi e i sassi, ¶ te del frondoso Menalo le
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oppressa; ¶ e perdona a te stessa il fallo mio
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han di beltà, da te la prendo. ¶ Io, io
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essere e vita, ¶ per te sol vivo, e da
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sol vivo, e da te sol ricevo ¶ l'efficacia
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rivolge, ¶ io solo a te mi giro, ¶ ond'al
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non piova. ¶ Io da te traggo, o mia terrena
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note, ¶ ma non pote ¶ te fermar plettro canoro. ¶ Io
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Delo, ¶ qual mia dea, te sola adoro. ¶ Guarda, o
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peli che pungono ¶ per te saran più utili ¶ che
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giorno ¶ quand'io da te sparisco: ¶ rimanti, ah, perché
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farà la sepoltura. ¶ E te pietosa madre, ¶ se la
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pure ¶ che quando da te lunge una brev'ora
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peròche lasciando, ¶ qualor da te mi parto, ¶ ne' tuoi
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Sia pur com'a te piace: ecco m'assido
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il foco ¶ che per te mi distrugge, ¶ o di
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non sapessi ¶ che 'n te quel color bruno ¶ è
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Lidio gentile, ¶ ch'a te nulla si nega; ¶ baciami
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gran passi). ¶ Eccomi a te rivolta: or meco siedi
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con roca voce infra te stesso, ¶ e mormori fra
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di selvaggia, gentile. ¶ E te come non vale, ¶ con
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cruda, e cruda ¶ a te più ch'ad altrui
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me, s'ei da te fugge? ¶ Verrà, verrà quell
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amari fiumi, ¶ verseran contro te fiamme di sdegno. ¶ Folle
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intendi: ¶ di non intender te già non diss'io
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mira: ¶ crederai forse a te medesmo il vero. ¶ Laurino
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debito il dimando, ¶ da te, ch'amata sei, ¶ (s
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che 'n grado a te fia, nulla ricuso. ¶ Mandami
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esporti. ¶ Quel che da te richeggio, è meno assai
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esca et aita, ¶ io te, Ninfa, non amo, amo
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trastullo. ¶ Ami me per te stesso, ¶ anzi fuorché te
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te stesso, ¶ anzi fuorché te stesso, in me non
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amo? ¶ Sii tu di te, c'hai teco in
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la vita, ¶ altro che te non amo. ¶ E come
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ch'io sappia, ¶ contro te non commisi, et altro
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l'amor mio. ¶ Da te dunque deriva ¶ quest'amor
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beltà, la fiamma in te fia viva? ¶ Vile, e
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che di fore in te sfavilla, ¶ fora ardor, fora
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luce maggior, che 'n te traspare ¶ dela bellezza interna
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questa vita, ¶ anzi per te, che la mia vita
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ch'io pur da te vinta mi chiami, ¶ e
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e sappi ch'a te sol ne fo conserva
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fo conserva. ¶ Tu conserva te stesso al ben ch
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guisa pur, ch'a te più piace, ¶ restati intanto
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il caro oggetto impresso. ¶ Te segue il mio pensier
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il mio pensier, per te vaneggia, ¶ e sol per
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e sol per cercar te perdo me stesso. ¶ Sola
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spoglia, ¶ il diedi a te, tra me stesso dicendo
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viè più lieve di te fuggir vedrai. ¶ Vedrò coprirsi
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tuo Montano, ¶ che per te tutti in gioia i
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il cor superbo, ¶ per te si guarda et a
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si guarda et a te sola il serbo. ¶ LXIV
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le tue cose e te medesmo a schivo. ¶ LXXVI
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su gli Arimaspi: ¶ se di sangue, e di
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d'ingiuriosa ruga; ¶ e lasciando à la dolce
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sua stagion si coglia: ¶ te dunque sola Amor libera
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d'Amor ricco focile ¶ sola non accenda, e
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mentre à specchio in sedea ¶ fido à lei
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in mia vece in te vid'io ¶ humilemente il
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mortale. ¶ Sol Clori à te d'alpestre selce, e
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languisca, e pera ¶ chi te sol ama, e tutta
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del mio scempio. ¶ Qual te da queste luci invido
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nobil foco, che di te m'accese; ¶ e ricco
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reggerli il corso. ¶ 86 ¶ A questo si serba, à
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questo si serba, à che sei ¶ non men
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ch'ogni tesoro à te sia caro. ¶ 90 ¶ Una faretra