Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950

insensibile che alzando la testa non se ne vede

discussione, fughe, bottiglie in testa, e secondo lui meritava

potesse rassegnarsi, posare la testa e dire agli altri

sonno, le rompeva la testa con una chiave inglese

succede qualcosa. ¶ Parlava a testa bassa, la voce usciva

un tratto alzò la testa. – Un giorno o l

ferro. ¶ Quando sporsi la testa dagli scalini, il cane

Valino alzò appena la testa. Stava troncando con la

nelle stoppie, alzò la testa. – Fanno bene sicuro, – saltò

Gaminella, due spie repubblichine, testa schiacciata e senza scarpe

trangugiò e scosse la testa. – Si è fatto tutti

calzoni. Un pugno in testa e una parola del

fegato a empirgli la testa di voglie. ¶ – Che voglie

trovo le taglio la testa. ¶ – Se tu non la

Adesso mi girava la testa e ronzava come fosse

che facevano sforzo, la testa bionda sul foglio. E

suonare, ma chinò la testa e guardò lui un

un po’ rauca, di testa. È vero che c

cartello. E alzando la testa dallo stradone sotto il

con un fazzoletto in testa e il cestino vuoto

mangiassero la casa sulla testa. Questo nipote, questo spiantato

sobbalzo, lo scatto della testa – la conoscevo tutta quanta

Morone, col velo in testa, andarono coi morti al

mai piú avuto la testa di prima – che la

Santina che aveva una testa anche piú bella d

Silvia aveva perso la testa, lo aspettava al caffè

Cesarino poteva fare di testa sua, si sarebbe presto

col velo nero in testa – la matrigna, Silvia, tutte

Silvia, gli girò la testa e andò giú. Da

bianca, e, dietro, la testa bionda d’Irene. Parlavano

Silvia mi guardò dalla testa ai piedi e, tutta

quando Laiolo alzò la testa e fece un salto

picchiò in terra la testa; tutti urlavano ancora; aveva

momento mi posò la testa sulla spalla, mi fece

strada, giravo appena la testa quando un uccello o