Vittorio Alfieri, Bruto secondo, 1789

fine, ¶ perché in nulla ti temo. Or dunque, ascolta

dì, del tuo poter ti fea ¶ meno ebro alquanto

interna: esser tiranno ¶ pur ti pesa, anco il veggio

forse; or, s'io ti abborra, il vedi. ¶ Svela

modo ¶ con cui Bruto ti parla, che se pensi

non v'ha: se ti ascoltasse Roma, ¶ potria il

di prezzolata vil genìa ti fora, ¶ l'esser udito

miei tu sordo ognor, ti ostini ¶ in sopportar codesto

non spegni, in ciò ti preme ¶ più assai la

a qui venirne invito ¶ ti fea. — Me sol, senza

vuoi, perché il timor ti è norma ¶ unica omai

mi piace. ¶ T'amo; ti estimo: io vorrei solo

laccio infame scuoti, ¶ che ti fa nullo a' tuoi

stessi occhi; e avvinto ¶ ti tiene, e schiavo, più

io tale, ¶ ch'io ti sconfigga, o ch'io

sconfigga, o ch'io ti spenga, è d'uopo

pareggiarti cittadino. — Or, dimmi: ¶ ti estimi tu minor di

che possa ed arte ¶ ti dier; se sai meglio

allora che a me ti chiami ¶ minore, io 'l

odiarti ¶ sicure prove esser ti denno, e immense, ¶ che

tornarli. ¶ Io, qual padre, ti parlo;... e, più che

Bruto ¶ Cangiarmi ¶ puoi, se ti cangi; e se te

mio stesso, ¶ di', non ti par che un smisurato

infrangibil nodo ¶ a me ti allaccia. ¶ Bruto ¶ A te

tiranno mai: deh! tal ti mostra; ¶ e un figlio

nel non volermi padre ¶ ti ostini, ingrato; e se

d'esser tiranno indarno, ¶ ti avran cangiato in vero

al tuo padre ¶ volger ti puoi, senza esser empio

CIMBRO ¶ Cimbro ¶ Quant'io ti dico, è certo: uscir

ove tu a noi ti aggiungi? ¶ Bruto ¶ Tullio manca

pur vuol, che arrender ti potresti al grido ¶ possente

uman, se a ciò ti pieghi? ¶ Bruto ¶ Queste, ch

Maligno messo, ed infedel, ti estimo, ¶ infra Cesare e

potrà. ¶ Cassio ¶ Mai non ti vidi io tanto ¶ securo

figlio. Odimi; tutta ¶ meco ti parla, or per mia