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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Catena Fiorello, Picciridda, 2006

concordanze di «ti»

nautoretestoannoconcordanza
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A tia, màsculu ca ti fai chiamari omu, ’na
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Sei d’accordo picciridda? Ti va bene così?». Prova
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senza un motivo apparente, ti senti afflitto e inquieto
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se non stavi attento, ti scheggiavano pure i denti
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da quel miracolo desiderabile? ¶ Ti vogghiu beni! ¶ Tra tutti
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tranquilla che torniamo presto. Ti vogghiu beni». ¶ E baci
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invenzione: «Fai così, o ti sminnu», «Ma vediamo un
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amoroso. «Tu zitta! Che ti vuoi fidanzare, tu? Autru
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Io lo so perché ti fanno male le gambe
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continuità. ¶ «Le stagioni non ti permettono mica di ramazzare
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Lucia, e calmati, altrimenti ti viene la febbre. Lo
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aspettassi, mi disse sottovoce: «Ti vogghiu beni, picciridda». ¶ Rimasi
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portagli rispetto perché lui ti può aiutare, e se
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aiutare, e se vuole ti sistema bene!». E aggiunse
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che in ogni caso ti voglio tanto bene”. ¶ Zitta
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pi tia, così dopo ti preparo una granita. Oggi
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fame, anche se non ti miritassi mancu un ovu
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è questa da dove ti scrivo. Ha il bagno
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al telefono che ormai ti vede poco e si
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scuola. Ha detto che ti devi svegliare presto la
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stiamo lontani passa presto. ¶ Ti mando un bacio, giuiuzza
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nonna e ricordati che ti vuole bene anche se
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te lo fa vedere. ¶ Ti mando un abbraccio, con
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padre e tuo fratello ti baciano. ¶ Pietro si è
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mittìsti ’a cupiteddra che ti hanno regalato quando nascisti
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andare in Germania. Cattiva! Ti odio!» Era quello che
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che arriva San Martino ti voglio preparare le zeppole
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voglio preparare le zeppole. Ti ho mai raccontato la
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dicendomi: «Al primo lamento ti sonu…». Ma a me
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Rimettiti le scarpe, ca ti veni ’a frevi!». ¶ Io
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domandai: «Ma il papà ti ha detto qualcosa a
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Non si può, non ti fissare con questo Natale
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che passerai giorni tristi, ti sbagli. Qui non siamo
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vogliono bene. E io ti faccio pure un bel
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potevi impedirglielo. Se solo ti fosse passato per la
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senza ritorno. «Ecco, Lucia, ti presentiamo la tua nuova
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entrambi in Germania. Questo ti avrei risposto, se me
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avessi chiesto, e forse ti avrei obbligata a guardarti
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quelli che mi dicono «ti voglio bene», se per
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non è successo niente. Ti volevo solo salutare. La
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più tardi.» ¶ «Ma se ti ha vista qualcuno venire
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ansimava, toccandosi il petto. «Ti prego, picciridda, tornatene a
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farai morire. Ma come ti viene in mente di
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pensato a me, mentre ti divertivi? Io ti faccio
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mentre ti divertivi? Io ti faccio diventare viola a
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indicarmi il letto. ¶ «Adesso ti metti qua e non
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metti qua e non ti muovi fino a quando
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fino a quando non ti chiamo io!» ¶ All’improvviso
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con le sue battute ti obbligava a pensarci sopra
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Da quanto tempo non ti abbraccio!». ¶ Mi aveva stretta
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più vedere. Mia madre ti avrà raccontato qualcosa, no
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dall’ultima volta che ti ho vista? Alla tua
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con me. Anche se ti ho chiamata mocciosa, io
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ho chiamata mocciosa, io ti voglio bene. Non giudicarmi
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e dei figli. Ma ti ripeto, lui ama solo
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segreto. Altrimenti mi rovini. Ti voglio tanto bene, cuginetta
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che avrei potuto scatenare. ¶ «Ti avevo detto che è
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gente è invidiosa e ti vorrebbe vedere sempre soffrire
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filosofia. Se per caso ti succede una cosa brutta
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figghia di Donna Peppina, ti devo dire che non
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ancora più sottomessa. ¶ «E ti ricordo pure che se
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che se le cose ti vanno bene, stai molto
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E quannu la gente ti vide cuntenta, muore di
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cuntenta, muore di rabbia. Ti vulissiru vedere sempre piegata
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figghia, mi dispiace che ti è capitata ’sta disgrazia
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si sporca in fretta. Ti prego, non fare così
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oramai disinteressata: «Vabbe’, non ti preoccupare. Ho capito. Voi
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non venite. Ciao mamma, ti saluto!». E passai la
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alla zia Franca lei ti dice subito di sì
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mi sta bene. ¶ Ora ti saluto e non ti
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ti saluto e non ti preoccupare. Anche se non
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dire: «Chi sei? Come ti chiami?». Forse, se avessi
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pi tia. So che ti piace, e oggi ho
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tornata a scuola. Io ti mandavo i saluti tramite
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sapevo mai quando lei ti avrebbe riferito quello che
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te, zia Pina. ¶ Adesso ti guardavo in maniera diversa
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di fianchi, e io ti avevo persa di vista
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sempre meno, e non ti accorgevi delle persone che
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accorgevi delle persone che ti stavano accanto. Il tuo
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nel nostro ultimo incontro ti avevo trovata seduta sul
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un sorriso, vedendomi, poi ti eri voltata verso la
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senza senso. Qualche lacrima ti aveva rigato il viso
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erano i più solitari. Ti vedevo sempre meno in
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con quel disgraziato che ti eri scelta per amante
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provassi, ma so che ti mancava lo stesso. ¶ E
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Maria, ma chi hai? Ti vinni ’na colica?». ¶ «No
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e capisci al volo. Ti canusciu, picciridda! In tutti
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obbedisci, e per questo ti ringrazio con tutto il
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quanto dolore sopporto, forse ti verrebbe più facile capire
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solo difetti. Anzi, io ti pi tia stravìdu. Però
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parte la storia che ti sto confidando, e io
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devi osservare, anche se ti sembrano rigide. Un giorno
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trovano ovunque. ¶ Se ultimamente ti abbiamo scritto poco, sappi
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scarpe, un anellino che ti avevo preso quando ancora
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altri oggetti che non ti svelo per lasciarti con
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lasciarti con la curiosità. ¶ Ti mando un bacio, e
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Rita, gioia mia… picchì ti nni isti?». ¶ Guardavo quella
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sarà tutto troppo triste. Ti prego, Rita, non lasciarmi
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in sogno, magari. Io ti aspetto. ¶ Nora ¶ Non avevo
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di fianco, e che ti facevano compagnia. A loro
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di chiedergli: «Perché non ti sposi?». ¶ La nonna diceva
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la gente è invidiosa. Ti ammazzano con la cattiveria
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parole ne la sera ¶ ti sien come il fruscìo
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non possono più lavorare. ¶ Ti mando un bacio anche
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disperate: «Ciao picciridda mia, ti penso sempre, non dimenticarlo
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te, anche se non ti scrive, e tuo padre
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ora è perfetto. Se ti mando la foto, lo
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per te che almeno ti godi la nostra terra
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qualcuno. ¶ Ciao, vita mia. Ti penso tanto, e penso
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notte mi sveglio e ti vorrei telefonare per dirti
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prendere se la nonna ti rimprovera, anche lei ti
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ti rimprovera, anche lei ti vuole bene. ¶ Tanti baci
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fai i temi che ti ho assegnato. E saluta
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che quelle quattro pillole ti avrebbero guarita. ¶ Ancora un
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sulla nostra sdraio e ti immaginai ancora lì con
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è inaffidabile, e non ti puoi distrarre un attimo
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zitta. Non parlare perché ti ammazzo». Procedeva a scatti
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soltanto dire: «Sole, non ti voglio più guardare». ¶ Germania
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vai lontano e non ti ricorderai più di me
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certe fregature!». Nemmeno un «Ti voglio bene» gli disse
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nostra stazione. ¶ Ciao Leto, ti lascio con un nodo
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ci penzu io! Non ti stancàri». La solidarietà si
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tutto, partendo da qui. Ti chiederei solo questa grazia
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il cuore in mano. Ti prego, ascoltami da Lassù
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giro. Sentii urlare un «Ti vogghiu bbeni», sorprendendomi di
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fatti suoi anche se ti conosce. A Flörsheim, figlia
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dimagrita, Lucia, la partenza ti ha fatto male. Tu
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sempre sconcerto, anche se ti libera da un incubo
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da un incubo che ti opprime. ¶ Nei giorni che
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ne vai in Germania ti dimentichi di me?» ¶ «No
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ma che dici? Io ti scriverò tutti i giorni
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ora in avanti non ti preoccupari chiù, picciridda mia