Domenico di Giovanni, [Sonetti], 1449?

noi vogliam, che tu ti stufi. ¶ E questo fanno

l'altr'occhio burlazzo ¶ Ti guarirebbe il fumicar del

Di liquido cimurro ognor ti doccia: ¶ Veggio i Crespelli

porta in pace, se ti 'nforza il vino, ¶ Che

poi che la ventresca ¶ Ti svezzò dell'usar la

pensar che la zazzera ti cresca: ¶ Ma se ti

ti cresca: ¶ Ma se ti nuoce il mal della

questo t'ugnerai dove ti duole. ¶ Dopo questa unzion

duole. ¶ Dopo questa unzion ti fò l'unguento, ¶ Vuolsi

dell'infreddato, ¶ Il qual ti fa così sudar gli

quel dì punto non ti specchi, ¶ Che nuoce molto

a i nepitelli, ¶ Quando ti piglia il Granchio nel

nel calcagno. ¶ Ma se ti duol la punta de

l Giardin sia sodo, ti motteggi ¶ Le viti in

Buono, ¶ Per dare esempio ti farem la bua: ¶ Non

a quella chiusa; ¶ Non ti si fa per or

cui l'Orgagna dice: ti dò rocco. ¶ LXXXIV ¶ Ventiquattro

per vergogna la fronte ti suda, ¶ Faresti il meglio

diede scimignata, ¶ Dicendo: se ti giova, non ti noccia

se ti giova, non ti noccia. ¶ Per tal cagion

dì con ello? ¶ Ancor ti prego, che ti mi

Ancor ti prego, che ti mi dichiari, ¶ A una

pur gran male, ¶ Non ti maravigliar se smemorati ¶ Fussin

pale, ¶ Però se non ti cale, ¶ Lasciagli strofinar pur

raspanti sue nemiche. ¶ Io ti farò le fiche, ¶ Se

poi, ¶ Se i Barberi ti pajon come noi. ¶ CXVI

un forno. ¶ Deh se ti piace attendi il mio

un corno: ¶ Io non ti dico più; ma tu

d'un Cristeo non ti gravi la spesa, ¶ Lappole

Che la Natura non ti stesse salda, ¶ Come quand

ragioni; ¶ E comincia: Io ti prego mi perdoni ¶ Donna

s'alquanto nel parlar ti nojo: ¶ S'i' non

a Peccion, che non ti dia tropp'osso. ¶ Ispacciati

se pian, piano: ¶ Io ti debbo sbusare a poco

o lasconaccia Valdinera, ¶ Io ti farei col cavolo stasera

è scuro, ¶ Ond'io ti prego, com'io ne

in un'orto; ¶ Non ti vò dir s'io

gran piacere. ¶ Quei gatti ti dovetton far Messere, ¶ E

a rocchi, ¶ Che Ternasso ti diè per buon mercato

Sì ch'io non ti guarrei d'una volatica

nuova, o vecchia corporale, ¶ Ti fia il bagno, e

e perfetto: ¶ La coglia ti verrà come un grembiale

dubbio quistionevole ¶ Priego che ti disponga, e ti dilibri

che ti disponga, e ti dilibri, ¶ Difficile a me

stato richiedi: ¶ Per costui ti verrà di dì in

del tuo gran tesoro ¶ Ti vota sempre, ed empie

alfin quel ch'io ti scrivo, ¶ Noi piglierem la

vecchia puzzolente, ¶ Che non ti resti mai di pensar

trai dalla gente: ¶ Cieca ti fai; Dio ti faccia

Cieca ti fai; Dio ti faccia dolente, ¶ Fussinti tratti

Se 'l Becco buon ti pare, ¶ Tu n'hai

Dalle bertuccie, quanto puoi, ti guarda, ¶ Ch'elle son

queste, babbuasso, ch'io ti dico? ¶ Che indarno in

cupi li valloni: ¶ Però, ti prego, mandami un Sparvieri

me rincresce. ¶ CLXXXVIII ¶ Non ti fidar di femmina, ch

suo marito; ¶ Che metter ti potrebbe a mal partito

Sì ch'ogni volta ti verrà fallito, ¶ Se la

a San Martino: ¶ Non ti vergognastù Prete da Gabbia

baston, che s'io ti fussi presso, ¶ Non ti

ti fussi presso, ¶ Non ti parrebbe mica d'Arcipresso

se fusse uno scozio ¶ Ti chiarirà come fratel carnale

in tal guisa, ¶ Non ti dicendo del parlar il

ne i laveggi? ¶ Ancor ti priego, che chiarir mi

dottrina ¶ Delle cornacchie, che ti presta Giove, ¶ Dimmi, a

di pescare; ¶ E se ti domandasser, com'io posso

un suo Sonetto. ¶ Ben ti sei fatto, sopra il

Per Giuppitèr, ch'elle ti sieno sconte: ¶ Non ti

ti sieno sconte: ¶ Non ti vergognerai che questo s

o San Giovanni, ¶ Che ti fece azzuffar col pecorino

comandato questo; ed io ti priego, ¶ Che di risposta

niego. ¶ CCIV ¶ Se Dio ti guardi, Andrea, un'altra

man del bastardo, che ti prese ¶ Col tuo Cognato

in abito arcivesco; ¶ Ohimè! ti dia Dio: bene sta

de' passati anni; ¶ Minosso ti condanni, ¶ Con una lancia

non mentire: ¶ Ladro, non ti ricorda del fuggire ¶ Del

e t'attortigli, ¶ Così ti prego della scala caggi

bugiarda, inventrice, ¶ Che confitta ti sia tra le morice

onor, se non vi ti raccapoli, ¶ Che questo vizio

Che questo vizio sotterra ti corica: ¶ Lascia i capretti

mai da' Monasterj non ti sepri, ¶ E con Monache

bere, un brusco vin ti mesco, ¶ E veggio bene

bene omai, ch'io ti rincresco ¶ Con risposte missive

in punto omnino, ¶ Che ti vuole in sul carro

perchè par che tu ti roda; ¶ Mente, per troppi

sera, e mattino ¶ Farneticar ti fa, schiavo Aretino. ¶ CCXI

CCXII ¶ AL MEDESIMO. ¶ Io ti mando un tizzon, Rosello

scopi; ¶ Sicchè ben tosto ti verranno a uopi, ¶ Che

usurario ancor, se non ti sproprj ¶ Del Giudeo interesso

credenza: ¶ Alcuna violenza ¶ Non ti faranno i pesci, o

a torto offeso, ¶ Qui ti rispondo colle rime propj

l mastro il cul ti scopi, ¶ Avendo il tempo

Sicchè convien ch'io ti miteri, e scopi ¶ D

pillole, e scilopi ¶ Cacar ti farò stronzoli senopj, ¶ E

reverenza ¶ Al Cavalier, che ti sia tosto al lato

in pettine: ¶ Per Dio ti prego più non vi

covili, e tane: ¶ Però ti prego, che mi mandi

siam noi, ¶ La Poesìa ti fornirè di guazzo: ¶ Rizzossi

odi: diss'io; ¶ Ben ti so dir, che gli

muffatti, e cerconi: ¶ Castagne ti darò senza castrare, ¶ Del

verrai ¶ Prima che tu ti parti, stu non voli

balocchi, ¶ Costà a Fondi ti chiaman pel contrario; ¶ A

tormenti, e doglie. ¶ Io ti voglio consigliare, ¶ Senza chieder

fratel mio, ¶ Che io ti giuro in fè di

ha cavato il suco, ¶ Ti sò dir come sedei

se la spiga morza ti s'inghiozza ¶ Rimpugna l

accordo esser con Dio ti faccia sano; ¶ Ch'ogni

Ronzin, che vidi, ora ti specchia, ¶ Rasa avea la

sarò Cassandra: ¶ Però non ti fidar del Messeratico ¶ Che

la pala, ¶ Infin che ti fu detto: cala, cala

l tuo Greco Giargon ti varrà poco, ¶ Che ne

tu insegni, e parte ti trastulli, ¶ Per modo ch

Guarda, che Befanìa, non ti ritrovi ¶ Quando tu pari

di molti fuseragnoli. ¶ Ancor ti dico, che le retesine

faraile spesse. ¶ E se ti desson troppo noja le

dormire ¶ E quella cuocitura ti berai, ¶ Meglio starai del

a' piè, che tu ti desti; ¶ E in picciol

E in picciol tempo ti sentirai franchi ¶ I calli

e fa che non ti stanchi. ¶ Al dormir troppo

ponte, ed al sereno ¶ Ti sta tre dì, e

i' peno. ¶ Ancor se ti strignessono i gattoni, ¶ Legati

che 'l caldo non ti paja giaccio. ¶ E a

quando tu al vento ti sciorini ¶ Di Gennajo, togli

queste cose ch'io ti narro, ¶ Un breve fà

oltre vuò che tu ti metti, ¶ Se volessi guarire

sogna, ¶ E l'acqua ti berai in picciol corso

berai in picciol corso, ¶ Ti migliora la doglia della

di state freddo non ti colga; ¶ E del sugo

mal del fianco pur ti tocca ¶ Se vuoi guarirne

vuoi guarirne tosto, fà ti giunga ¶ Nel petto una

di verno mosca non ti punga. ¶ E a' petignon

tetto, ¶ E l'acqua ti berai in su la

su la sera ¶ Quando ti levi; e guarirai 'n

forno ¶ E 'l sugo ti berai d'una ventriera

ciascun le grazie sue ti dona ¶ E sono aggiunte

Prudenza, Fede, Carità, Speranza ¶ Ti farà trionfar sopra ogni

tua stanza, ¶ Ma ricordar ti dei, che sarai sanza

E alla Ventura, che ti porge il crino, ¶ Non

porge il crino, ¶ Non ti dar tutto a lei

Rè di Pace, ¶ Iddio ti esalti, e dia prosperità

cesserà lo stimol che ti afferra. ¶ Quel massimo Signor

fatica, o accidente. ¶ Che ti affannasse, sia da te

Per tuo ajuto, che ti dia costanza, ¶ Che al

che tu puoi, benchè ti sia gran duolo, ¶ E

fai ragion che non ti sia Figliuolo. ¶ CCXCII ¶ Sempre

grado, nel qual tu ti trovi, ¶ L'alte seguendo

cosa o ser, che ti dispiaccia, ¶ Salvo sempre il

doppiar sempre, in modo ti s'avviene; ¶ Ma più

bel suona suona: ¶ Noi ti porrem corona ¶ Di carta

il capo più scoperto ¶ Ti sarebbe pelato que' rechioni

pelato que' rechioni: ¶ Non ti bisogna sguinzagliar buffoni, ¶ Che

bisogna sguinzagliar buffoni, ¶ Che ti se' tu, come il

volte già diserto ¶ Se ti mettessi ove s'apron

dare a soccio: ¶ Tu ti scorubi molto quando, Sere

scorubi molto quando, Sere, ¶ Ti dice alcun, non dimandar

fra le pere. ¶ Io ti farò il dovere, ¶ Questo

arteficio, ¶ E intanto Brun ti gitterà col macco: ¶ Ma

l tuo predicar poco ti vale. ¶ Costà per Grieve

tel dico, ¶ Che quel ti caricò ben di bastone

amico; ¶ Ed il nome ti diè delle persone, ¶ Che

cujussi di poeta, ¶ Non ti mancò nel presto il

da nona a compieta ¶ Ti fè bollir con piedi

E per più gelosia ti fè de' Giugni. ¶ CCCXXII

tuoi par ghiottoni. ¶ I' ti darei sì fatta medicina

puoi quel ch'io ti scrivo, ¶ Perchè 'l tuo

il manifesta. ¶ Regola non ti piace, e vien men

Molt'acqua senza vin ti convien bere. ¶ CCCXXXII ¶ Giovanni

fatto una steccata, ¶ Che ti ha ristretto sì el

un altro piglia, ¶ Che ti rimondi bene ogni groviglia