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esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Umberto Fracchia, Il perduto amore, 1921

concordanze di «ti»

nautoretestoannoconcordanza
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1921
gote, e rispondeva seriamente: ¶ — Ti sembra, ma non è
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sopra una nota, stanca. ¶ — Ti racconterò una storia, — disse
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notaio, con molte carezze, ( — Ti ho portato sulle mie
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Si può dire che ti abbia allattato io — ripeteva
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ogni sera. È innamorato. Ti stupisce? Innamorato di una
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altri quattro con lui. ¶ — Ti conduco un nuovo discepolo
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le malattie sono contagiose. Ti sembra strano? Un granello
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Io sono stanca.... Io ti odio.... ¶ Come se queste
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Clauss esclamò: ¶ — Daria! Daria, ti amo! ¶ Udii un grido
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sè gridando: — E io ti odio! Poi si volse
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sopportare!... — aveva esclamato. — Io ti odio! E la sua
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il tuo Lippi! Non ti ricordi di questo nome
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mezzo alla strada. Dico: — Ti debbo parlare.... subito... Tu
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pietà di lei. Tu ti sei curvato e le
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che volevo dirle io. Ti prometto di parlarle di
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avvicinò allo specchio. ¶ — Non ti pare, — domandò guardandosi, — non
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pare, — domandò guardandosi, — non ti pare che io sia
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disse ad un tratto, — ti sembrerà ch'io sia
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noi, stasera... ¶ — Con noi? ¶ — Ti dispiace forse? ¶ — No, no
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esclamò Clauss alzandosi. — Quando ti avrà riconosciuto non dubiterà
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Mi perdonate? ¶ — Sì, — disse, — ti perdono. E soggiunse, dopo
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cosa! Hai veduto? Chi ti ha detto che i
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pesanti e cupi. Allora ti guarda dal basso, come
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È inutile che tu ti meravigli... Sono Soave.... sua
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Soave. — E allora io ti posso insegnare... È da
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annoio? No? Dunque, dimmi: ti sei mai domandato, tu
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inventato lo specchio. ¶ — Non ti pare, Clauss, — domandai a
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a un tratto, — non ti pare che si finga
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Scusa, — disse poi, — non ti avevo riconosciuto. Ora ti
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ti avevo riconosciuto. Ora ti vedo... Sei tu. ¶ Tese
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Anche tu hai bevuto. Ti si vede il vino
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E lei ride e ti risponde: — Va là, allontanati
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fra le sue, — io ti volevo domandare qualche cosa
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un consiglio leale. — E ti ho aspettato. Ora ti
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ti ho aspettato. Ora ti domando: — Perchè noi ci
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lascia indifferenti. Ed io ti rispondo che è vero
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ma Dio in persona ti suggerisce. ¶ — Quale Dio? — domandò
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mano e mormorò: ¶ — Ora ti dirò tutto. Non spaventarti
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lo sai, ma io ti ho sempre amato, così
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in segreto. Lippi! Non ti pare un nome dolce
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dici dov'è, o ti uccido! Allora impaurita balbetta
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con tono imperioso. ¶ — Non ti riguarda, — risposi. — Del resto
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io: — Brutta bastarda, — dice, — ti fosse cascata la lingua
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che sia? Vuoi che ti porti io per mano
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i miei piedi, non ti crederei, non ti crederei
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non ti crederei, non ti crederei, e scoppierei dalle
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io! E io stesso ti porterei per mano da
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spalle e ubbidisci, umilmente ti sottometti al tuo destino
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dice: — Sta lieto! Domani ti apriremo le porte. Il
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c'era caso che ti guardassero in faccia. Ma
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che salta fuori e ti si mangia tutta in
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e gli si dice: — Ti protegga Iddio, poverino, così
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da due occhi che ti guardano con amore, altro
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Vieni nella mia stanza. Ti debbo parlare... ¶ La presi
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per la prima volta, ti ricordi d'essere mio
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supplicai: ¶ — Silvina, Silvina, ascoltami! Ti parlo così perchè debbo
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il bene che io ti voglio. Ma credimi: tu
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fedele di me. Io ti amo teneramente, perchè sei
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ucciderei per salvarti. Ora, ti supplico, sii sincera con
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altrieri! Brutto cattivo! Non ti ricordi che uno, uno
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c'è uno che ti consideri come un nemico
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Se tu sapessi come ti amo, come ti adoro
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come ti amo, come ti adoro! Tutte le altre
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amarmi! Ma voi dite: — Ti amiamo, povero Silvio, ti
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Ti amiamo, povero Silvio, ti amiamo tanto! — e io
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è ai tuoi piedi. Ti vedo come sopra un
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mi guiderai ed io ti seguirò, sarò la tua
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E le domandò: — Non ti dispiace se ti parlo
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Non ti dispiace se ti parlo con confidenza? Mi
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da tanto tempo. Come ti chiami? ¶ — Silvina. ¶ — Silvina, soggiunse
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non sono orfana... ¶ — Come ti invidio! sospirò Soave. Io
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Sì, rispose Silvina. ¶ — E ti vuol bene? ¶ — Sì, rispose
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rispose ancora Silvina. ¶ — E ti dà molto denaro? ¶ Silvina
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altro, di quelli che ti desiderano di più, e
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il più ricco. Non ti curare che sia bello
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schifosi a un modo! Ti piacciono a te, forse
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allegramente le mani. ¶ — Non ti piace il rossetto? le
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il miele. Perchè non ti tingi le labbra? Saresti
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si perdono. Perchè non ti tingi gli occhi di
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di malizia, che non ti ha insegnato nessuno... Ora
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ha insegnato nessuno... Ora ti insegno io... ¶ E Soave
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disse: — Lascia ch'io ti spogli! — lasciò che Soave
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le mie labbra non ti faranno ribrezzo, perchè anche
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volessi... E poi chi ti impedirebbe di sceglierti un
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morire! Ma dimmi: se ti ricordo che sono stato
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struggermi di angoscia, se ti ricordo questi venti giorni
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che io cercavo. Finalmente ti trovammo. Povero piccolo! Eri
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quasi irriconoscibile. Il male ti aveva deformato il viso
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e sembrava che nemmeno ti accorgessi della mia presenza
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della mia presenza. Io ti chiamavo, e tu non
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così. Quando starò meglio ti manderò a chiamare. Poi
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Ma poi pensavo che ti sarebbe dispiaciuto, e speravo
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mandato a chiamare. Come ti ho aspettato, Silvio mio
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rose bianche. ¶ — La felicità ti accompagni sempre! le disse
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appena uscite di bottega. ¶ — Ti piace? le domandò Silvio
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Guarda che strano caso! ¶ — Ti avrà incontrata per via
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laggiù rispose: ¶ — Perchè, Silvio, ti vuol tanto bene! ¶ Allora
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quel cartoccio profumato, dicendole: ¶ — Ti regalerò una collana più
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Silvina, soggiunsi, la mamma ti ha perdonato. Devi venire
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Preparati, Silvina. Tra poco ti condurrò da lei... ¶ Uscii
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che hai fatto? Non ti vergogni? ¶ E la scossi
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gli occhi cisposi. Chi ti ha pregato di andare
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era là con Savina. Ti dico che si metterà
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metterà a urlare, se ti sente piangere. Vuoi che
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per farti tacere io ti strangoli? ¶ Queste parole furono
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inutile piangere. Se non ti persuaderai, una di queste
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non vedi che piangere ti fa male, che diventi
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proprio in quel momento). Ti ho detto tutto? La
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forse un'altra donna ti aveva dato, ti pavoneggiavi
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donna ti aveva dato, ti pavoneggiavi specchiandoti in tutti
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che i miei denti ti hanno lasciato sulla gota
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amore. «Sono felice! Più ti vedo debole, affranto, più
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inorgoglisco, più godo, più ti amo, Esposito! Dico a
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Ma invece di uccidermi, ti cerca da ieri in
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alle nove in punto, ti aspetterò all'angolo della
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di tutto! Se non ti fossi fatto tanto aspettare
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a poco a poco ti avvolgerà tutto come in
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voluto stroncarla. ¶ — Maledetta! gridò. Ti ho trovata finalmente! Qui
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voce cupa. Che cosa ti importa di Armida? Di
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spalla. È buona, vedrai... Ti farà bene. ¶ Ed io
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piccolo, povero piccolo! Chi ti crede, bella mia? Chi
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un: — Dèstati, Paris... Paris, ti svegli?... Io, la mattina
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diceva: — Paris, è tardi... Ti svegli, Paris? Finalmente mi
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anch'io confuso. Non ti guardo più. ¶ — Ti dispiace
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Non ti guardo più. ¶ — Ti dispiace? mi domandò allora
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gli occhi, credevo che ti dispiacesse di vedermi allo
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perdoni? ¶ — Sì, sì, risposi, ti perdono. Di che? Ti
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ti perdono. Di che? Ti perdono, ti perdono... ¶ — Non
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Di che? Ti perdono, ti perdono... ¶ — Non così, ti
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ti perdono... ¶ — Non così, ti prego, Paris... Lo so
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Non ci pensare più... Ti ho già perdonato. ¶ Luisa
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alle tue illusioni... ¶ — Non ti piacciono? mi domandò Luisa
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per te. Credevo che ti piacessero i fiori. Ce
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E ricordati che se ti ho sposato, ti ho
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se ti ho sposato, ti ho sposato per me
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sono buone. Ma non ti pare, Luisa, che gliele
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lotteria. Eh! Se non ti chiede nulla, che bisogno
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ora anche le scarpe! Ti pare possibile? ¶ — No, no
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domandavo singhiozzando: ¶ — Perchè, perchè ti sei uccisa? Luisa perchè
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esclamò Isacco. Nessuna donna ti amerà mai così, fino
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è ancora qui che ti ascolta! ¶ — Ne sarà felice