Melissa Panarello, La bugiarda, 2013

Chichili e le sue tre figlie, Carmela, Giovanna e

invece sì, ne ho tre.” ¶ Nemmeno se glieli mostro

nonno, padre e madre, tre figli, il più piccolo

di tutta quella bellezza. ¶ Tre ¶ “Vieni, ti devo dire

un castello, mi aprono tre donne, sono bellissime. Mi

tè al limone. ¶ Erano tre le uniche raccomandazioni che

ad andare dal parrucchiere tre volte a settimana, per

dovevo essere autosufficiente. Erano tre mesi che non facevo

che contavano “Uno, due, tre, quattro, cinque…”. ¶ Quando finii

della fila centrale da tre anni, non ci eravamo

il mio romanzo. ¶ I tre maschi presenti non commentavano

ricoverata per più di tre mesi per la mononucleosi

fatto apparire i primi tre brufoli sulle guance. ¶ Succede

Aci Castello da quasi tre anni, il tempo più

con uno, con due, tre uomini, che scusa mi

cortile della scuola. ¶ Per tre mesi non ci saremmo

Mi hanno rimandato in tre materie quest’anno.” ¶ “Ah

nostra destra, c’erano tre scrivanie, due occupate. ¶ “Lui

sorella. ¶ Dormivamo tutte e tre nel letto matrimoniale da

sorella lo vedevamo più. ¶ Tre donne erano persuase che

a cena, eravamo noi tre e la moglie di

contenta! Il 12 giugno! Fra tre mesi!” ¶ I brufoli erano

dell’enorme palazzo di tre piani. Qualsiasi cosa guardassi

ingoiai una. ¶ Vomitai per tre giorni. ¶ Ai miei dissi

ci guardammo tutti e tre negli occhi e capimmo

o a tutte e tre le cose assieme. ¶ Volevano