Vittorio Alfieri, Polinice, 1783

mio orribil fallo. ¶ In trono io seggo, e l

attenne; ¶ e fuor del trono ei sta. Tumido il

ed ostinato seggia ¶ sul trono l'altro; in me

lui chiedeva il pattuito trono: ¶ torna egli a noi

obbedir non uso, ¶ in trono io sto. Ma sia

per sempre il comun trono. Or, chiaro il vedi

pensiero. Un re, dal trono ¶ cader non debbe, che

non debbe, che col trono istesso: ¶ sotto l'alte

attenere. Il mal difeso ¶ trono ov'io mai per

a te il mio trono, ¶ volto l'anno, rendea

priego, ¶ udite... ¶ Eteocle ¶ In trono io seggo; io re

a te, che il trono usurpi, e re ti

Dargli ben voglio il trono, ¶ non, ch'ei mel

dunque ¶ di Tebe il trono? Oh! non sai tu

sommo infortunio è il trono? Il pensier volgi ¶ agli

lascia a' spergiuri il trono. ¶ Vuoi tu vendetta del

io trassi. — Oh fero trono! ¶ ch'altro sei tu

abborre, ¶ quanto ama il trono, e più; ma parmi

non morria che in trono. ¶ Polinice ¶ Ma spergiurar suol

vivrai, ma non sul trono. ¶ Creonte ¶ Invan lo speri

tu speri. Il solo trono omai, ¶ se celar no

vita seconda, ¶ reputa il trono. ¶ Giocasta ¶ Eppur, mostran suoi

sol pensier, che in trono ¶ salir può un re

ei v'abborre: ¶ al trono aspira; e qual, qual

ha misfatto, ¶ che al trono adduca, e non s

io ti scongiuro: il trono ¶ lasciargli vuoi di sangue

te, vedermi brama in trono? ¶ Giocasta ¶ Vero parli? ¶ Creonte

tra gran pompa, in trono ¶ riporti ei stesso... ¶ Giocasta

istesso, ¶ in cui dal trono io volontario scendo. ¶ Polinice

dirti so, che il trono ¶ mai non mi parve

diffidenza in bando: ¶ sul trono anch'ella, e di

di leggi osservatore in trono, ¶ non distruttor, salirne; e

con te l'abbominevol trono, ¶ per te contaminato. In

Erinni ¶ nei nostri petti trono: ancor non sento ¶ uscir