Vittorio Alfieri, Maria Stuarda, 1788

fama, egli osa. ¶ Lamorre ¶ Troppo era Rizio in alto

regno ¶ poco è, pur troppo; e ch'ella è

opre son di chi troppo in alto siede: ¶ finor

prima è questa, pur troppo! e la sola ¶ cagion

scettro ¶ ha fatto già: troppo intricato è il nodo

nei mentiti ¶ amici tuoi troppo affidando, in pria ¶ consigli

a buon fin (pur troppo!) ¶ uscir non ponno i

l'oltraggio; aperto è troppo ¶ il diffidare. Al fin

note ¶ tue vicende, pur troppo; e me non manda

desio chiudessi: ¶ ma, pur troppo, né scorta havvi, né

lieve si fa. ¶ Arrigo ¶ Troppo parlammo. Or vanne: ¶ vo

ei già si mostrò: troppo affrettossi ¶ a disvelar le

tornar, forse? in raccettarti troppo ¶ più caldamente ch'io

nol dovessi? ¶ nel concederti troppo? o nel supporti ¶ di

e non veder, pur troppo ¶ cieca d'amor... Chi

mio cor tropp'entro, ¶ troppo hanno il loro, e

hanno il loro, e troppo aperto il tuo. ¶ Maria

Arrigo ¶ È tolta omai: ¶ troppo veggo... — Ma pur, convinto

veggo al fin (pur troppo!) ¶ veggo ove tendi. Ogni

che d'averlo amato troppo, ¶ e non ben conosciuto

Avrallo; ¶ ah! sì, pur troppo, nel rancore altrui ¶ fido

innocenza sua. ¶ Maria ¶ Pur troppo io deggio... ¶ Ma,... come

fosse?... ¶ Maria ¶ Insofferente è troppo: ¶ l'onta, il rimorso

E invendicato sei?... Pur troppo, il sei: ¶ che a

Maria ¶ Ah sì, pur troppo!... ¶ Benché ministro di nemica