Luigi Pulci, Morgante, 1483

giostra a Parigi? ¶ Che tu vi vadi in ogni

cognobbe, cominciò a parlare: ¶ - Tu se' quel traditor che

hanno pur condotto ¶ dove tu merti, se tu guardi

dove tu merti, se tu guardi bene ¶ alla tua

corona, ¶ fallo impiccar, ché tu farai il dovuto: ¶ alla

fe' cosa buona; ¶ se tu ragguardi, nel tempo passato

fallerà il pensiero, ¶ se tu mi segui, cugin, di

nulla non pigliassi; ¶ se tu vedessi apparire stendardi ¶ o

fu inginocchiato: ¶ - Come hai tu avuto, Astolfo, tanto ardire

sbandito, ¶ quando io pensai tu mi fussi fedele, ¶ a

se' ingrato! ¶ Non sai tu quanto è in odio

tal pecca? ¶ Non hai tu letto che per tal

peccato in sé pestifero. ¶ Tu hai sentito pur che

già il paladino ¶ credo tu 'l sappi, ma saper

non vuol morire: ¶ e tu nol vuoi di questo

tua corte. ¶ Fa' che tu creda sempre a Ganellone

di giusto sdegno, ¶ consenti tu ch'alle forche ne

giuste e sante. ¶ Ma tu sai pur se pel

lo percuote: ¶ - Dimmi, s' tu sai, chi ti batte

ti batte le gote! ¶ Tu 'l doverresti saper, paladino

l doverresti saper, paladino, ¶ tu doverresti conoscer la mano

o indovino. ¶ Che guati tu? Del senator romano, ¶ o

di Pipino? ¶ Ch'aspetti tu? Il signor di Montalbano

fu' già mai; ¶ ma tu se' traditore e rubatore

rubatore, ¶ e quel che tu fai a me, meriti

dileggiarlo Gano: ¶ - Che guardi tu? Se ne vien Malagigi

risponder, traditor, quel che tu meriti ¶ de' tuoi peccati

star saldo: ¶ non senti tu quel tumulto e le

mi ti raccomando ¶ che tu mi salvi almen la

Orlando disse: - Fa' che tu lo tenga ¶ celato tanto

sazia ¶ di dir quanto tu sia nel Ciel beata

sia nel Ciel beata, ¶ tu redemisti nostra contumazia ¶ dal

io la lodo, ¶ perché tu vedi ben quel ch

e de' processi miei. ¶ Tu mosterrai le lettere palese

sicuro è poi e tu, imperator degno. - ¶ A Carlo

arder potre' ancora. ¶ Se tu l'uccidi, io non

m'ama assai. ¶ E tu te l'hai recato

in su le corna, ¶ tu e Rinaldo, perch'egli

sante Evangele ¶ che se tu uccidi, Carlo, il mio

e matto, ¶ come hai tu tanto oltraggio comportato? ¶ A

che pare un monte, ¶ tu con la spada e

convien morire: ¶ volgiti indrieto, tu non puoi fuggire. - ¶ Sentendo

morso, ¶ che insin dove tu vedi son trascorso. ¶ Ma

vedi son trascorso. ¶ Ma tu se' qua condotto dove

serbo ammazzallo. - ¶ Rispose Orlando: - Tu il di' per vergogna

di' per vergogna, ¶ ché tu rompesti un gambo di

pagano: - Or donde hai tu saputo ¶ chi tenga del

legge cristiana, ¶ poi che tu m'hai così condotto

a me, poi che tu m'hai percossa: ¶ vedrai

avea veduto ancora ¶ se tu t'avevi lancia o

i baron d'Erminïone? ¶ Tu debbi esser per certo

gentil costume. ¶ Vedren se tu sarai cavalier forte ¶ e

sconfonda, - disse Erminïone ¶ - se tu se' il prenze sir

Cavalier villano, ¶ che di' tu, re di farfalle o

io de' miei parenti: ¶ tu uccidesti come reo nimico

ch'a tradimento vien tu qua, pagano, ¶ perch'io

Facciàn questo patto, ¶ dacché tu m'hai cotanto offeso

t'abbatto; ¶ e se tu vinci me, datti conforto

il cristianesimo, ¶ ciò che tu vuoi chiederai tu medesimo

che tu vuoi chiederai tu medesimo. - ¶ Inverso il padiglion

servo Ruïnatto, ¶ e disse: - Tu debbi essere un ghiottone

mio? Che n'hai tu fatto? ¶ Questo è il

scrisse al conte Orlando: «Tu m'hai tolto ¶ a

diceva per conclusïone: ¶ «Perché tu se', Rinaldo, mio cugino

quistion di nuovo cercherai, ¶ tu sai che io so

so far fatti e tu parole; ¶ e poco meco

sotto il sole: ¶ or tu se' savio e so

savio e so che tu m'intendi, ¶ e 'l

Carlo Magno, ¶ come hai tu consentito a tanto errore

consentito a tanto errore? ¶ Tu non ci acquisti, al

e non sai quanto tu perdi d'onore: ¶ se

perdi d'onore: ¶ se tu perdessi un sì fatto

il tuo peggiore; ¶ se tu perdessi il tuo caro

accosta, ¶ e dice: - Se' tu, cugino, ostinato ¶ combatter meco

Vòltati indrieto! che fai tu, rozzone? - ¶ Orlando gittò via

dolersi di Macone, ¶ dicendo: «Tu se' falso veramente, ¶ e

disprezzi omai. ¶ Come hai tu consigliato mandar quella ¶ tra

della tua figlia. ¶ Se tu se' savio, or te

son queste magagne? ¶ Mentre tu eri qui, ne dubitai

lunghi affanni ¶ sofferti abbiàn, tu 'l sai sanza ch

nulla ne 'ntendo ancora: ¶ tu m'hai fatto pensar

mondo, ¶ e cosa che tu dica ancor non truovo

Namo, ¶ dicendo a quel: - Tu non hai buon consiglio

morte. ¶ Disse Ulivier: - Sares' tu Brïareo ¶ con Giupiter, o

io ti disfido, se tu fussi Anteo. ¶ Lo 'mperador

il peggio, poi, che tu puoi farmi. - ¶ Ah, Ulivieri

fa valoroso chi ama: ¶ tu non aresti di Marte

né frodo, ¶ perché consenti tu ch'io stia di

sempre, assai ne godo: ¶ tu mostri essere ingrato a

Che sapevo io se tu t'eri ingannato ¶ o

fuggi', temendo della morte. ¶ Tu ti stai in festa

a Rinaldo d'Amone: ¶ - Tu hai talvolta men cervel

ragazzo scorto. - ¶ Rinaldo rispondea: - Tu credi forse, ¶ perché presente

rispose a Carlo Magno: - Tu ne menti, ¶ ché 'l

cugin mio, ¶ so che tu m'ami, e pertanto

diceva ridendo: ¶ - Non sai tu come e' si giostra

suo destrieri, ¶ dicendo: - Mattafolle, tu m'hai stracco: ¶ tu

tu m'hai stracco: ¶ tu se' come tu hai

stracco: ¶ tu se' come tu hai nome, e volentieri

Ah! - disse il saracin - tu falli troppo: ¶ usanza è

e disse: - Poi che tu se' in tanto errore

mondo si fossi, ¶ Renditi tu prigion? - diceva allora ¶ il

pel tuo peccato, ¶ ché tu volevi far le fusa

umìle e nazarena, ¶ perché tu se' di Dio nel

cor mio sì sconsolato? ¶ Tu mi dicevi sempre esser

sempre esser costante; ¶ or tu ti parti, ed io

in ogni parte ove tu andrai cercando ¶ ne vo

e degno, ¶ onde aves' tu questo caval gagliardo? - ¶ E

Disse il pagan: - Se tu non vuoi far questo

dice: «E' par che tu sia così fioco; ¶ io

assai: ¶ questo è che tu chiudessi gli occhi un

vedrai che buona voce tu farai». ¶ Al gallo parve

poco sanno; ¶ così faresti tu, chi ti credessi: ¶ ben

al tuo comando: ¶ se tu m'abbatti per la

disse. - Poltonier, che parli tu? ¶ come hai tu tanto

parli tu? ¶ come hai tu tanto ardir, matto villano

matto villano? ¶ Quel che tu di' nol direbbe il

direbbe il Soldano! ¶ Se tu sapessi ben con chi

sapessi ben con chi tu parli, ¶ non parleresti così

Bestial saracino, ¶ sia chi tu vuoi, che per la

questo traditore ¶ il qual tu hai morto, gentil cavaliero

imprigionata ha quella. ¶ Se tu se' cavalier ch'abbi

amici e de' parenti: ¶ tu ti potrai fermare in

che ne fien contenti; ¶ tu terrai a bada quella

a questo appello, ¶ parmi tu fermi questa gente tosto

far nïente. - ¶ Disse Faburro: - Tu di' saviamente. - ¶ E cominciò

duolo. - ¶ Disse Dodon: - Se tu vuoi, sir d'Angrante

Rinaldo, - dicea - baron franco? ¶ Tu debbi, Dodon nostro, essere

però ti dico ¶ che tu ti vadi nel nome

Morgante e dicìa: ¶ - E tu con meco, gigante, verrai

ancor ti chiama? ¶ Hai tu sì tosto lasciato il

fia caro, ¶ Orlando, se tu m'ami o stimi

di libbra, compare; ¶ se tu ci fussi, tu ti

se tu ci fussi, tu ti goderesti; ¶ io me

saziare». ¶ Rispose il lupo: «Tu non chiameresti ¶ a queste

a questa datti pace: ¶ tu non farai di qui

novelle hai certo: ¶ sappi tu se' col tuo popol

tua virtù fuggita? ¶ Hai tu perduto il tuo campo

sé bontade: ¶ questo sai tu ch'ognun che intende

così misera e infelice, ¶ tu hai qui tanta gente

baronia. ¶ Che n'hai tu fatto? Ha'gli tu

tu fatto? Ha'gli tu sotterrati? ¶ O son prigioni

dubitar, sicuramente andrai; ¶ e tu, Morgante, l'accompagnerai. - ¶ Meredïana

sia col brando; e tu non v'hai riguardo

voglio esser villana. ¶ Se tu facessi pel consiglio mio

con tua gente pagana ¶ tu soneresti a raccolta col

sia pur tua, come tu brami e vogli, ¶ perché

ti partirai. ¶ E se tu scampi e salvi le

la tua gentilezza ¶ che tu comporti ogni amoroso incarco

nostra prole fue, ¶ perché tu ci ami tanto e

quel che la conforti? ¶ Tu ti riman cogli altri

vien costando. ¶ Ora hai tu, Manfredonio, Merediana? ¶ Or se

menasti tutta Pagania ¶ come tu andassi per Elena a

a Troia: ¶ or hai tu sazia la tua voglia

mano. - ¶ Ella rispose: - S' tu mi mostri aperto ¶ che

lo tuo amore ¶ perché tu sia poi sempre il

segretamente chiama: ¶ - Che fai tu? - disse - Tu mi pari

Che fai tu? - disse - Tu mi pari un matto

te si raccomanda. ¶ Credo tu debbi ogni cosa sapere

odio avergli Carlo. ¶ Se tu vien presto col tuo

ucciderlo nel modo che tu sai. ¶ Io te lo

mal capitare; ¶ e se tu vien colle tue gente

e disse a Salincorno: - Tu verrai ¶ in Francia bella

in Francia bella; e tu, mio Fieramonte, ¶ la mia

paladin provarmi. - ¶ Rispose Erminïon: - Tu non sa' bene ¶ ancor

fussino ognun provata lancia. ¶ Tu ti potrai provar, se

quale io parlo, ¶ se tu se' cavaliere o paladino

fu' abbattuto. ¶ Che pensi tu, con ispada o con

pagano, un bisante. ¶ Se tu se' pur, come credi

certo io guardo ¶ se tu se' quel cavaliere arrogante

tua fallenza, ¶ se stato tu non fussi imbasciadore. ¶ Colui

non vo' più che tu ti vanti ¶ che mai

Renditi a me, come tu dèi, prigione. - ¶ Disse il

a credere, ¶ poi che tu m'hai fuor dell

ch'ogni altro saracin tu debba eccedere. - ¶ E 'l

levriere, ¶ e disse: - Se' tu quel baron villano ¶ che

il famoso imperiere? ¶ Se tu sapessi chi sotto è

verresti a domandarmi. ¶ Se tu scampi da me, tu

tu scampi da me, tu sarai il primo, ¶ tanti

trovare i moccoli, ¶ ché tu mi pari una bertuccia

uom bestiale, ¶ che se' tu uso a mangiar, crusca

dimmi un poco, hai tu sotto altro viso? - ¶ Rispose

Non so quel che tu di', rugiada o sole

la tua morte. ¶ - Sares' tu mai Rinaldo o quel

nome di Macone! ¶ Dunque tu se' de' paladin di

pensando, cavalier, quel che tu hai detto, ¶ che tu

tu hai detto, ¶ che tu mi creda, così al

uccidere: ¶ non potre' farlo tu, né Macometto! ¶ Se tu

tu, né Macometto! ¶ Se tu non soldi gente da

da dividere ¶ ovver se tu non voli, io ti

far questi patti: ¶ che tu mi lascia sol due

disse Berlinghieri: ¶ - forse che tu ti troverrai in un

diceva a Ulivieri: - Hai tu veduto ¶ costui, che certo

questi boschi strani? ¶ Se tu ragguardi, Rinaldo, i vestigi

rïavuto. ¶ Disse Rinaldo: - Vedes' tu mai tordo ¶ ch'avessi

quella randellata. ¶ Che hai tu fatto di lui, Ulivieri

fatto di lui, Ulivieri? ¶ Tu gli corresti drieto col

mi mena, ¶ Ulivier, dove tu il vedesti entrare. ¶ Veggiam

fussi duro: ¶ poi che tu m'hai saettato, ribaldo

la spada, ¶ e disse: - Tu credevi che le sbarre

primi effetti di lassù tu hai, ¶ laudato sia il

però, Padre degno, ¶ aiuta tu questo affannato ingegno. ¶ Era

a lui: non vedi tu Rondello? - ¶ Rinaldo, quando vide

suo cor dicea: «Se tu farai ¶ quel che dicesti

quel che dicesti, re, tu vincerai». ¶ Rinaldo vide Ulivier

Pro' baron, che vuoi tu fare? - ¶ Rinaldo sfavillava tuttavia

si dimostra viltà. ¶ Se tu sapessi, baron di valore

altri soglio. - ¶ Disse Dodon: - Tu sarai forse errato. - ¶ Il

gli fece la risposta: ¶ - Tu non cognosci il mio

Io non son come tu, barone, armato, ¶ e proverrommi

Rinaldo: - Noi farem ritorno, ¶ tu al tuo re ed

ci fanno coloro ¶ che tu vedi alloggiati alla fiumana

sua qui stabilita ¶ perché tu abbi del fatto certanza

e' son cristiani, e tu se' affricante; ¶ guarda che

da molte bande. ¶ Or tu se' savio e intendi

volse tutto afflitto; ¶ disse: - Tu vedi quel che Gano

al mondo ¶ come se' tu, Brunor, baron giocondo. - ¶ Meredïana

oltraggio o vïolenzia, ¶ che tu sospiri sì? Dimmel, donzella

sospetto. ¶ Disse la dama: - Tu m'innamorasti ¶ quel dì

che fussi stato Orlando: ¶ tu disprezzasti una femina vile

lode tante. - ¶ Carador disse: - Tu lo intenderai ¶ da questo

E disse al prenze: - Tu comincerai ¶ a dir perché

lui fussi mandato. - ¶ Ma tu, Signor, che i sempiterni

al nostro dir, come tu puoi, ¶ sì ch'io

e disse: - S'altro tu non vuoi parlarmi, ¶ a

Dodon dove è, che tu m'hai nominato? - ¶ Disse

mi voler celare, ¶ che tu gli abbracci con tal

a Manfredon: - Che vuoi tu fare? - ¶ Manfredon disse: - Costui

quel che faccia questo: ¶ tu sai ch'egli è

disdegnar Brunoro, ¶ e se tu perdi lui, tu perderai

se tu perdi lui, tu perderai ¶ me e 'l

Io il menerò, se tu mi crederrai. ¶ Credo che

giurai d'impiccarlo, ¶ come tu vedi, innanzi al padiglione

diceva: - Ulivieri, ¶ rimonta, vuoi tu aiuto?, in sul destrieri

giunse gridava il gigante: ¶ - Tu se' qui, re di

quand'io cascai che tu v'eri presente. ¶ Alla

cominciamento. - ¶ Disse la dama: - Tu ricascherai, ¶ se tu combatti

dama: - Tu ricascherai, ¶ se tu combatti, cento volte e

Io vo' con Manfredon tu mi consenti ¶ che la

baron d'alta fama, ¶ tu lasci me come amante

è caro ¶ quel che tu di', tu sarai tosto

quel che tu di', tu sarai tosto chiaro. ¶ Io

Ulivieri e Dodone, ¶ o tu mi fa' fare scorta

mi credeva ¶ ch'omai tu fussi della vita spento

camino. ¶ Ma dimmi, hai tu perduto Vegliantino? - ¶ Ulivier si

con gran vergogna: ¶ - Come tu fusti alle man col

altra gente. ¶ Così stessi tu, Carlo imperadore, ¶ che vuoi

mondo dolente! ¶ così stessi tu, Gan, com'io sto

non gotate. ¶ Che se' tu tratto, del cervio a

cervio a l'odore? ¶ Tu debbi essere un ghiotto

Dimmi, - rispose Rinaldo - s' tu sai, ¶ questa città come

vicina? - ¶ Rispose il saracin: - Tu la vedrai ¶ tosto, la

camparla s'ingegna. ¶ Se tu credessi quella bestia uccidere

credessi quella bestia uccidere, ¶ tu puoi far conto il

la figlia. ¶ Corbante disse: - Tu sia il ben venuto

così detto: ¶ - Sia chi tu vuoi, o famoso guerriere

guerriere, ¶ basta sol che tu credi in Macometto. ¶ Se

credi in Macometto. ¶ Se tu credessi, gentil cavaliere, ¶ uccider

l'avere; ¶ e se tu il vuoi ancor tutto

d'esto tormento. ¶ Come tu vedi, la terra è

scorta. ¶ Io ti ricordo tu abbi avvertenzia ¶ alla tua

disse: - La danza rinfresca: ¶ tu hai disposto di darmi

muoia. - ¶ Dicea Rinaldo: - Sarai tu sì crudo ¶ che tu

tu sì crudo ¶ che tu non guardi questa damigella

non guardi questa damigella? ¶ Tu non saresti d'accettar

per drudo. ¶ Che crederres' tu far se la donzella

targia o scudo? ¶ Atterreresti tu la fiera o quella

o quella? - ¶ Disse Ulivier: - Tu se' pur per le

poco discreto, ¶ che pensi tu, che noi siàn tua

tua merenda, ¶ poi che tu vieni in qua contra

ci mostra scorto ¶ che tu sia grato, e giusti

a sì misera morte. ¶ Tu venisti in Levante, paladino

era il me' che tu morisse. ¶ Non sarò ingrata

e la tossa. ¶ Come tu vedi, caro fratel mio

sì amaro fele ¶ perché tu lasci Macon falso e

ragion t'assegnerei, ¶ ma tu se' savio e intendi

avvien pe' tuoi peccati: ¶ tu sei il pastor che

e così disse: ¶ - Dunque tu se' il signor di

lui si raccomanda. ¶ Se tu credessi da questo martoro

paragone. ¶ Corbante dice che tu ti conforte, ¶ perché colui

in tormento. ¶ O mondo, tu non vuoi che in

disse: - Molto volentieri, ¶ ché tu mi par', vecchierel, mezzo

fatto scorto. ¶ Disse Dodon: - Tu se' molto cortese -, ¶ e

comincia a sgridallo: ¶ - Aspetta, tu ti fuggi, can meschino

can meschino, ¶ sì che tu credi in tal modo

favella presto; ¶ e disse: - Tu fai pur l'usanza

pur l'usanza antica: ¶ tu m'hai fatto pensar

in tal modo rispose: ¶ - Tu non sai ancora, innanzi

arrivare: ¶ manda costui, che tu vedi, cercando ¶ di questo

son colui per chi tu se' mandato. ¶ Di' a

in questo sentiere, ¶ come tu vedi, il cugino hai

e come e quando ¶ tu m'hai qui solo

e 'l caval che tu vedi, e questa spada

suoi ragionamenti, ¶ disse: - Chimento, tu se' buono amico. - ¶ E

diceva a quello: ¶ - Chi tu ti sia, saracino o

in piacimento, ¶ tanto che tu sarai, baron, contento. - ¶ Rispose

di Lïonetto non hai tu sentito? ¶ Tu vedrai or

non hai tu sentito? ¶ Tu vedrai or di Macon

del tuo Cristo, ove tu hai speranza. - ¶ Dicea Morgante

ch'a tal punto tu m'hai abandonato: ¶ l

la intendo: ¶ or che tu se' rimontato a cavallo

io la lodo, ¶ ché tu vedrai che 'l caval

non fe' truffa. - ¶ Or tu, Signore, a cui servir

io sono stato negligente, ¶ tu se' pur finalmente il

finalmente il Signor mio, ¶ tu se' salute dell'umana

salute dell'umana gente; ¶ tu se' colui che 'l

pianto facea. ¶ - O Macometto, tu se' falso iddio, ¶ non

morte rea? ¶ Che pensi tu ch'onor più ti

saluto; ¶ disse la dama: - Tu sia il mal venuto

alla Corona ¶ dicendo: - Carlo, tu sia il ben trovato

cugin mio, ¶ poi che tu se' di questa vita

sangue di Chiarmonte, ¶ come tu vuoi, o Carlo mio

verso Rinaldo diceva: ¶ - Rinaldo, tu se' uom troppo villano

questo fine il comporti tu, Carlo, ¶ e che distrugga

grazia degno. - ¶ Disse Rinaldo: - Tu credi ch'io andassi

guerra: ¶ lo scotto pagherai tu, mi credo io: ¶ vedi

cavallo: ¶ io vo' che tu mel doni sanza fallo

Saracin, per Macometto, ¶ che tu se' porco o bestia

Io ti prometto, s' tu non te ne vai

farò tal giuoco che tu piangerai. - ¶ Disse il pagan

piangerai. - ¶ Disse il pagan: - Tu debbi esser un matto

vuoi cacciare. - ¶ Disse Rinaldo: - Tu vedrai bell'atto. - ¶ Il

per che cagion se' tu stato assalito? - ¶ e gridò

parlava: ¶ - Dimmi, baron, perché tu dài martoro ¶ alla mia

la quistione; ¶ se non, tu lascerai qui il tuo

offeso. ¶ Se la ragion tu di' che suol difendere

di' che suol difendere, ¶ tu doverresti aiutar me per

a me par che tu mi vogli offendere: ¶ onor

t'ha creduto. ¶ Or tu le ragion tue puoi

campane si possono udire. ¶ Tu mi parlavi simulato e

egli ha ragione, e tu, pagano, hai il torto

guârti come mio nimico: ¶ tu debbi esser un ghiotto

Come io sarò ghiotto ¶ tu mel saprai dir meglio

vuoi sia fatto: ¶ se tu m'abbatti, questo è

sia tuo; ma s' tu m'abbatterai, ¶ a ogni

Ulivier, ch'aveva Durlindana, ¶ tu dèi pensar quel che

e degna storia. ¶ E tu, Vergine, figlia e madre

ti disse «Ave», ¶ perché tu se' de' tuoi servi

io vorrei vedere. ¶ E tu, Fiorenzia, della sua grandezza

fanciullo non esser governati. ¶ Tu cominciasti insino in Aspramonte

quanta se ne duole: ¶ tu credi che costui sia

ti daremo, ¶ poi che tu credi al Figliuol di

che sieno oscure ¶ come tu vedi, pur si potea

ch'io so che tu vi lascerai la vita

quel, gridòe: ¶ - Che pensi tu, ghiotton, gittar quel sasso

qua? - pur sempre borbottando. ¶ - Tu 'l saprai tosto - gli

Signor verace, ¶ e puoi tu adorarlo, se ti piace

eterno onore; ¶ e s' tu vorrai, sarai compagno mio

la sua umiltade, ¶ vuolsi tu usi anco tu umilità

vuolsi tu usi anco tu umilità. - ¶ Disse Morgante: - Per

poche parole: - ¶ disse Morgante - tu il potrai vedere ¶ de

Dio al volere ¶ come tu di' che in Ciel

mi maraviglio piùe ¶ che tu svegliessi e gittassi le

or le fattezze tue. ¶ Tu sarai or perfetto e

amico ¶ a Cristo, quanto tu gli eri nimico. ¶ Un

e rimbomba. ¶ Così farai tu ancor, Morgante mio; ¶ e

con giusto zelo, ¶ ché tu sarai felice in sempiterno

scoppiato; che ne di' tu, conte? - ¶ Rispose Orlando: - Un

gigante. ¶ Quando sarà mestier, tu mi vedrai ¶ com'io

Orlando disse: - Io credo tu farai ¶ come buon cavalier

sarai attenuto, ¶ questo caval tu non vel porteresti, ¶ ché

ché ti farà come tu a lui facesti. ¶ Guarda

convenevol che da chiostri. ¶ Tu m'hai di te

mille alte eccellenzie che tu mostri, ¶ ch'io me

me ne vengo, ove tu andrai, con teco, ¶ e

e d'altra parte tu resti qui meco: ¶ tanto

contraddizione; ¶ ma so che tu se' savio e intendi

a te ne rendiamo. ¶ Tu ci hai salvato l

e gli anni, ¶ ché tu non se' da vestir

a tua ventura, ¶ chi tu ti sia, ch'io

armadura o cosa che tu voglia, ¶ vattene in zambra

in zambra e pigliane tu stessi, ¶ e cuopri a

fondo dello oscuro abisso; ¶ tu ch'al principio movesti

principio movesti mia barca, ¶ tu sia il nocchiere intento

giorno e l'ombra, ¶ tu colla spada tua tra

vide provare, ¶ disse: - Morgante, tu pari un bel fungo

Di questo che di' tu, signor d'Angrante? ¶ - Dico

e grosso, ¶ non credi tu ch'io schiacciassi un

a dire: ¶ - Non senti tu, Orlando, in quella tomba

Non serrare, ¶ ché se tu serri, mai non uscirai

fare? - ¶ E' gli rispose: - Tu lo sentirai. ¶ Convienti quel

sicuro e ratto. ¶ Se tu mi lasci questa tomba

potrebbe trovar qualche buca? ¶ tu vi vedresti il più

starebbe per nuocere. ¶ Quando tu puoi, Morgante, ir per

stame. ¶ Io rido che tu vai leccando il legno

legno. - ¶ Disse Margutte: - S' tu ridi, ed io piango

un ranocchio. - ¶ Morgante rispondea: - Tu mi chiarisci ¶ di bene

io mi chiamo contento. ¶ Tu hai qui acconcio mille

acconcio mille cose degne, ¶ tu se' il maestro di

all'ultime ore! ¶ Or tu che insino a qui

e se son mascalzon, tu riderai, ¶ ch'io n

e disse: - Che credevi tu far, matto? ¶ I granchi

scurare il sole: ¶ come tu vedi, stata son sett

a questa grotta, ¶ dove tu vedi ch'io sono

pruni, e credo che tu 'l creda, ¶ troppo felice

festa: ¶ ed or, come tu vedi, son condotta ¶ sanza

parlar cominciòe: ¶ - Che fai tu qui con questo tuo

con questo tuo compagno? ¶ Tu ci potresti far tristo

farò costar, datti conforto! ¶ Tu vai così qua pel

proverrò il battaglio, e tu la mazza. - ¶ Non ebbe

Gaglioffaccio pien di broda, ¶ tu sarai ben, come dicesti

come dicesti, errante, ¶ se tu credi acquistar qua fama

arem di due ghiottoni! ¶ Tu ci minacci, ribaldon villano

orecchi due bocconi, ¶ dicendo: - Tu non meriti altrimenti. - ¶ Beltramo

Questo compagnone ¶ non vedi tu, che ti vien già

è discosto; ¶ e 'ntanto tu arai cura alle vivande

Oïmè l'occhio! ¶ Morgante, tu non bei, anzi tracanni

ch'a ogni giuoco tu m'inganni. ¶ Forse tu

tu m'inganni. ¶ Forse tu stesti aspettare il finocchio

anni! ¶ Per Dio, che tu se' troppo disonesto! ¶ Noi

né tino. ¶ E forse tu fai piccoli i bocconi

importa come il vino. ¶ Tu non se' uom da

a dirtel tosto, ¶ ché tu fai sempre sopra a

guati? ¶ Io vedo che tu affisi l'occhiolino: ¶ aresti

affisi l'occhiolino: ¶ aresti tu appostata la cena? - ¶ Disse

di questo non faresti tu un boccone. - ¶ Morgante guarda

la scala, ¶ Morgante, e tu v'aggiugni sanza zoccoli

e' converrà stasera che tu smoccoli. - ¶ Disse Morgante: - Col

ridotto. ¶ Questo so io tu non trangugerai, ¶ ch'a

Va', ¶ che insin che tu ritorni aspetterò, ¶ e 'l

è il lïofante ¶ che tu dicesti di serbare intero

corpo te lo serbo. ¶ Tu non hai bene in

dissi il ver, ma tu non m'intendesti. - ¶ Margutte

dice: - Io penso come tu facesti: ¶ può far il

può far il Ciel tu l'abbi trangugiato? ¶ Io

levai dalla furia dinanzi. ¶ Tu m'hai a mangiare

la gola tua ruffiana! ¶ Tu non sai forse come

divisa ¶ la compagnia, se tu non muti giuoco. - ¶ Morgante

un viso arcigno, ¶ dicendo: - Tu fai scorgerti un briccone

di buffone ¶ pur che tu empia ben cotesta gola

star teco a scotto: ¶ tu se' villano e disonesto

s'avvide, ¶ e disse: - Tu se' uso con bagasce

forse un pollaio; ¶ s' tu mi vedessi stendere un

sciocca; ¶ né vo' che tu credessi ch'io mi

perch'io ¶ vo' che tu creda in questo mio

battaglio, ¶ da poi che tu non credi in Cielo

di busse. - ¶ Disse Margutte: - Tu mi piaci troppo; ¶ ma

piaci troppo; ¶ ma resti tu contento a questo solo

ma non zoppo. ¶ Se tu dovessi tòrre un fusaiuolo

tòrre un fusaiuolo, ¶ dove tu vai, to' sempre qualche

quando gli vedea: ¶ - Saresti tu di schiatta di galletto

di schiatta di galletto? ¶ Tu hai gli spron di

giunson, costui domandorno: ¶ - Aresti tu da mangiare e da

buona cera. ¶ Non vedi tu costui com'egli è

delle ghiande. ¶ Che vuoi tu ch'io provvegga, or

gran fuoco, ¶ e che tu intenda a un fischiar

e Margutte ha risposto: ¶ - Tu vai cercando il battaglio

animale arrosto, ¶ che vuoi tu tòrre, un manico di

o s'altra cosa tu ci hai di vantaggio

lumi sieno spenti, ¶ che tu traessi ancora un po

che c'ingoi. ¶ Vedes' tu mai - Margutte soggiugnea ¶ - un

largo uom vedesti: ¶ se tu nol provi, tu nol

se tu nol provi, tu nol crederresti. - ¶ Venne del

buon ricordo, ¶ poi che tu di' che vi si

e degli scotti, ¶ come tu stesso vorrai, pagherotti: ¶ io

la scarsella. ¶ Deh, dimmi, tu non debbi aver domata

il faccia, credo che tu intenda: ¶ sai che qui

Or vo' saper come tu se' chiamato. - ¶ Disse l

chiamato. - ¶ Disse l'ostier: - Tu saprai tosto come: ¶ io

Disse Margutte: «Fa' come tu hai nome;» ¶ così fra

nome;» ¶ così fra sé «tu sarai ben destato, ¶ quando

le some». ¶ - Come hai tu brigatella o vuoi figliuoli

Disse Margutte: - Che puoi tu pigliarci ¶ la settimana in

tua osteria? ¶ Come arai tu moneta da cambiarci ¶ qualche

noi più danar piglierai! ¶ Tu la tien' quivi: s

appiatto: ¶ io vo' che tu mi doni un po

l'uscio ben dove tu dormi ¶ ch'io non

dessi qualche sergozzone; ¶ se tu sentissi per disgrazia sciòrmi

hai assai. ¶ Non di' tu che volevi ire in

ito e tornato, e tu il vedrai. ¶ Non istiàn

Che diavolo è questo? ¶ Tu hai pur fatto, per

sta il guadagno: ¶ quanto tu lasci più il brigante

più il brigante scusso. ¶ Tu puoi cercar per tutto

rosso. ¶ Or mi piacesti tu, Margutte mio! - ¶ dicea Morgante

sarò io. ¶ Non vedi tu, babbion, che si tramuta

E maggior bestia se' tu che 'l cammello. - ¶ Tutto

esca. ¶ Disse Margutte: - Se tu guardi bene, ¶ quel lïocorno

a mia posta. ¶ Ma tu che se', Margutte, sì

masserizie, ¶ come non hai tu l'esca col fucile

nella zucca! ¶ Per Dio, tu mangeresti una balena! ¶ Non

i cristiani ¶ e che tu se' fatato per antico

quando col tuo Rinaldo tu sarai, ¶ per qualche modo

liberròe; ¶ ma so che tu darai nell'altra rete

di tua salute: ¶ e tu, per cui fu detto

domando. - ¶ Rispose il re: - Tu non arai servito ¶ a

reame abbonda: ¶ non dubitar, tu sarai ben contento; ¶ e

insieme noi viviamo: ¶ dove tu andrai, io sarò sempre

dell'elmetto, ¶ e disse: - Tu di' il ver ch

piatto, ¶ per che cagion tu tien' sempre l'elmetto

posso comprender questo fatto: ¶ tu mi faresti pigliarne sospetto

sospetto. ¶ Io vo' che tu mel dica a ogni

tal modo favella: ¶ - Che tu gli meni amendue armati

ogni sua parola ¶ diceva: - Tu ne menti per la

per la gola; ¶ ché tu se' tu ribaldo e

gola; ¶ ché tu se' tu ribaldo e traditore; ¶ ma

peccatore. - ¶ Dicea il Soldano: - Tu arai presto un nodo

per nïente. ¶ Rispose Marïotto: - Tu se' errato: ¶ se ci

al Soldano; ¶ e se tu se' in cotesta oppinïone

stesso: ¶ «O Ricciardetto mio, tu se' spacciato. ¶ Ove è

è, Soldan, quel che tu m'hai promesso?». ¶ Poi