Vittorio Alfieri, Timoleone, 1789

Mi è grata ¶ questa tua audace militar fierezza; ¶ né

sdegnarlo in ogni impresa tua ¶ secondo a te? Dolcezza

madre, e non spontanea tua ¶ voglia, al fratel ti

Deh! vieni, o madre; tua mercé mi vaglia ¶ del

vieni, o madre; e tua mercé mi vaglia ¶ a

timor d'altri al tua non far. Se iniquo

ciò, preoccupata troppo, ¶ la tua mente t'inganna. ¶ Timoleone

mormora: ne piange ¶ la tua madre pur anco. Ahi

fermo sei di seguir tua folle impresa? ¶ Pensaci; parla

io venni ¶ l'amistà tua. Né duole a me

mia vita è dono tua; tu salva, ¶ fratel, me

usbergo hai la innocenza tua, ¶ parmi ragion ch'io

sbandir (ch'ella è tua stanza questa) ¶ dovevi, tu

ti vedi intorno in tua difesa ignude, ¶ ciascuna è

Non ti sdegnar. Dalla tua madre io dianzi ¶ sì

e di dolor, non tua; ¶ o almen, non l

abbi. In me primier tua scure ¶ il carnefice volga

Io moro ¶ ammirator di tua virtù... Se impreso ¶ io