Alessandro Braccesi, Soneti e Canzone, 1473?

dura poco ¶ il piacer tuo sì caro! ¶ Quanto presto

dolze parlare ¶ turbarmi col tuo solito amarore. ¶ Ben vidi

perché ogni virtù sua tuo luce adombra; ¶ ad morte

non chieggio che 'l tuo aspecto, ¶ speranza di mie

nido ¶ e posta la tuo sede imperïale, ¶ perché da

seguir non posso la tuo insegna, ¶ ne più durar

io sempre esser di tuo scola il gioco? ¶ Vuoi

lente, ¶ più lieto seguirei tuo chiara luce. ¶ Ma 'l

mortale? ¶ Sie maladetto il tuo superbo impero, ¶ indomito, aspro

Altro non è il tuo regno ¶ che tormenti, ira

subgiugar si lassa ¶ dalle tuo ingorde voglie. ¶ Ogni tuo

tuo ingorde voglie. ¶ Ogni tuo studio, ogni opra torna

loco, ¶ qual villa dal tuo danno, ¶ qual popolo o

è stato immune dal tuo diro foco? ¶ Per testimone

battaglia ¶ quanti son pe' tuo' vampi ¶ periti crudelmente, onde

privasti. ¶ Fillide, vinta da tuo face ardenti, ¶ sospese il

si dole Oreste ¶ del tuo ceco furore, ¶ che Clitemnestra

Vincati ormai vergogna, ¶ il tuo volto ricopre, ¶ vengati puzo

ricopre, ¶ vengati puzo del tuo gran veneno, ¶ al tuo

tuo gran veneno, ¶ al tuo fallir pon freno, ¶ protervo

Perché tanto ritardi il tuo soccorso? ¶ Tu sola puoi

non ho che 'l tuo: vien presto, adunque, Morte

benché nuovo sia 'l tuo stile, ¶ vanne senza temere

Amore, ¶ e benedico quel tuo dolze strale ¶ col qual

o sommo bene, ¶ questo tuo merto sì grande e

che m'hai col tuo venen compreso il core

senti alcun rimedio al tuo martìre. ¶ Sie maladecta quella

poco, ¶ se non che tuo pietà mio merto vinse

merzé, Signore omnipotente. ¶ Se tuo divina et excellente gratia

mie salute, ¶ sì che tuo gratie in me non

così fusse offesa la tuo forma, ¶ sendo di sì

Tardi cognosco, Amor, la tuo follia, ¶ se non quando

altro che 'l vago tuo legiadro volto, ¶ qual sempre

dolce signore, ¶ da me tuo gratia fusse dipartita. ¶ Ma

vigore, ¶ così, madonna, il tuo lieto splendore ¶ mi ha

cosa divina, ma la tuo belleza, ¶ la tuo virtù

la tuo belleza, ¶ la tuo virtù, la tua viril

come appare, ¶ verde mantiensi tuo formosa alteza. ¶ Cangiar non

Ov'è l'ingegno tuo, l'ardir virile, ¶ ov

ov'è 'l florido tuo e bello ovile? ¶ Ov

core eterno. ¶ Veggio 'l tuo stato in gran confusïone

resta, ¶ e spenta infra tuo' civi è l'unïone

unïone. ¶ Veggio 'l nimico tuo alla foresta ¶ potente e

spesso insegna. ¶ Non è tuo possa ancor sì scema

quel che tu puoi, ¶ tuo spada non avessi taglio

tuoi? ¶ Vedi il nimico tuo ch'alloggia fore, ¶ e

non temi el danno tuo e 'l dishonore. ¶ Come

Perché non pensi al tuo propinquo danno, ¶ né cerchi

Se tornar vuoi al tuo pristino stato, ¶ abbi costei

costei dopo Dio per tuo duce, ¶ ponendo ogni odio

quale ho di fruire ¶ tuo nobile amicitia, benché indegno