Federigo Tozzi, Gli egoisti, 1923

una luce gialla, e tutta una famiglia, che appena

capire soltanto dagli occhi tutta la sua tristezza. Ma

luce anche perchè era tutta sporca di polvere; e

che si rigirava smovendo tutta la sua catena. All

vestita di seta bigia, tutta uguale, con le due

quieta; e Roma sembrava tutta giovane. ¶ Andarono di là

a dirgli una parola, tutta la notte era stellata

nebbia rosea; come se tutta la città fosse per

non gli parve che tutta la chiesa assentisse con

rimasto soltanto un’edera tutta attaccata, come un festone

Bevvero, facendo una fila tutta storta e puntuta di

là dalla prima collinetta tutta piena di osterie, tra

Una lampada elettrica dava tutta la sua luce al

Su per la scalinata tutta grigia, c’era parecchia

dal pedano la buccia, tutta staccata, si sollevava a

silenzio tranquillo; che riempiva tutta la campagna fino agli

baciò e le morse tutta la bocca. ¶ Albertina voleva

la odiava, apparendogli con tutta la sua ferocia. Si

inimitabile; ricordandogli, al movimento, tutta le persona. Si sarebbe

disse: ¶ — Ti ho cercato tutta la mattina. ¶ Dario lo

Albertina lo rimproverò; e tutta la quiete di pochi

Avrebbe voluto portare via tutta Roma con sè, come

e non Dario. ¶ Per tutta quella giornata le parve

dove s’erano posate tutta la notte. ¶ Volendo fare

chetava, il silenzio di tutta la Villa. Allora egli

sentimento; dal quale dipendeva tutta la sua giovinezza. ¶ Ma

dal collo alle gambe; tutta gialla e con gli

altra musica gli riempì tutta l’anima. Sembrava la

forse troppa confidenza; e tutta quella simpatia di pochi

gli andò incontro con tutta amicizia; e temette che

si sentiva nauseato di tutta quella gente per Via

la pianura volesse sprofondarsi tutta insieme sempre di più

certi momenti, si sentiva tutta tremare d’impazienza; e

più di un uomo. ¶ Tutta la campagna era silenziosa