Remigio Zena, L'ultima cartuccia, 1895?

e chi più di tutti ne uscì colla testa

pronto e volenteroso in tutti i servizi anche meno

mezzo della botola da tutti ignorata, introducendosi nel ripostiglio

tutte le inchieste, a tutti i codici, a tutti

tutti i codici, a tutti i tribunali di questo

dal mio primo interrogatorio: tutti mi hanno visto giungere

ultimi giorni di giugno tutti i vostri amici e

che l’ignorassero quasi tutti gli ufficiali e quasi

gli ufficiali e quasi tutti i sottufficiali e soldati

soldati. ¶ - Quasi? Perché non tutti? ¶ - Se taluno seppe giovarsene

Dal primo all’ultimo tutti quanti i graduati del

dato quest’ordine. ¶ - Se tutti negano e nego io

perché debbono essere creduti tutti gli altri ed io

avrei mai creduto che tutti i miei passi fossero

mentito! sfacciatamente, ribellandomi a tutti i testimoni, a tutte

per combatterlo e annientarlo tutti gli argomenti erculei del

troppo tardi. - Sono usciti tutti dalla sala? ¶ - Dio mi

presidente, a malgrado di tutti i suoi poteri discrezionali

che il difensore sprecasse tutti i tesori dell’ingegno

i tesori dell’ingegno, tutti i sofismi dell’arte

voglio: appunto: e se tutti invece la conoscessimo? Oppure

colonnello Roda prima di tutti, e poi te, che

te, che sei maggiore... ¶ - Tutti agli arresti, meno Agar

sarebbe capace d’infilzarli tutti. ¶ - Ti giuro sulla mia

opprimete così... mi state tutti addosso e mi soffocate

in noi, ci conosce tutti, pensi che siamo tutti

tutti, pensi che siamo tutti suoi amici... ¶ - È comparsa

come persona viva, e tutti quanti vi fissava, e

letta in pubblico, presenti tutti i giudici.