Massimo Mongai, Fattaccio, 2012

ma questo vale per tutti, o no…? lavoro, ciò

Capita un po’ a tutti, a volte» dice a

spazietto piccolo d’ombra, tutti tormentati senza nemmeno accorgercene

cellulare. Rispondo e sento tutti gli improperi di mia

che gli altri scopassero tutti più di me, e

E mi faccio rapidissimamente tutti i Bancomat dell’Eur

Eur, sei, sette. E tutti, uno dopo l’altro

scusa non siamo vergini tutti e due, mai stati

quanti? più di 30? Ma tutti muti, stupidi e sfottenti

piaciute grandi, come a tutti. A me però piacciono

la notte, no? No. Tutti a far da scorta

ho sempre raccontato tutto, tutti i pettegolezzi, le storie

di credito e bancomat, tutti inutili ovviamente. Non un

notte di fatica con tutti quei cazzi, la luce

in avanti. ¶ «… Ma poi, tutti, proprio tutti intorno a

Ma poi, tutti, proprio tutti intorno a te cominciano

in macchina. ¶ «Capita a tutti così? Voglio dire, capita

so’ uno normale, come tutti l’artri. Anche se

c’erano, ma erano tutti e solo dei pazzi

sotto gli occhi di tutti. Terrò una buona condotta

Lo hanno permesso a tutti quelli che hanno ammazzato

non solo io. Siamo tutti o quasi tutti morti

Siamo tutti o quasi tutti morti, ispetto’, tutti morti

quasi tutti morti, ispetto’, tutti morti e all’inferno

ce ne accorgiamo. Quasi tutti. Qualche volta qualche giovane

settimane fa. Ma quasi tutti gli anni, però, c

a dire, “ma fanno tutti così!” Ma com’è

mancanza d’affetto. Siamo tutti grassi e facciamo tutti

tutti grassi e facciamo tutti una vita di merda

che non è vita. Tutti. Questo ho capito stamattina