Alberto Moravia, Due Tedeschi, 1945

Era biondo, ma di un biondo brutto e senza

ammaccata e asimmetrica come un frutto caduto e rotolato

fronte stretta sormontata da un ciuffo, le tempie rasate

guance gonfie, il mento un po’ storto sotto le

sguardo nudo di ciglia un’aria torva e quasi

naso la pelle aveva un riporto e sulla guancia

collo fosse peloso come un quadrumane. Aveva una faccia

e infossati, ammiccanti, davano un’aria brutalmente sorniona. La

trasandato, quasi bonario, ispirava un senso di ferocia professionale

altri profughi. Poiché sapevo un po’di tedesco, i

quel che volessero. ¶ Abbozzai un saluto e chiesi se

soggiunse "Berlino caput" facendo un gesto espressivo con la

che non fosse poi un gran male che tutti

mio pensiero e agitandomi un dito sotto il naso

parole e confermò con un cenno del capo. Quindi

noi tra poco faremo un’offensiva e getteremo in

sarà rimesso". Mi considerò un momento come riflettendo, poi

per vendicarmi, ma assumendo un’aria rispettosa e apprensiva

quel "ci", mi lanciò un’occhiata rabbiosa e borbottò

Quindi, stranamente calmandosi ad un tratto, spiegò: "Abbiamo una

il Führer." Mi scrutò un momento e soggiunse: "Finita

disse. E soggiunse con un gesto della mano, con

abbozzò con la bocca un sorriso, e mise una

domandai. ¶ Il sergente riflette un momento, quindi rispose con

momento, quindi rispose con un’alzata di spalle: "Due

anni." ¶ Il sergente fece un cenno al soldato e