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il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950

concordanze di «un»

nautoretestoannoconcordanza
1
1950
Quasi godevo se veniva un temporale, il finimondo, di
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1950
osavo rivoltarmi. Ma da un pezzo si aspettava quella
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1950
e coi manzi. Stetti un pezzo dietro la griglia
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1950
del terrazzo. Per fare un dispetto a qualcuno presi
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1950
avrei fatto in giardino un massacro di fiori. E
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1950
che anche loro pisciavano. ¶ Un carrozzino si fermò al
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1950
abbaiare, io zitto. ¶ Dopo un po’ se ne andarono
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1950
in casa per mangiarmi un pezzo di pane. La
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1950
gatto, e ci versai un po’ d’acquetta per
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1950
mi sembrava di essere un altro, mi dispiaceva addirittura
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1950
ch’io dormivo da un pezzo e sognavo di
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1950
rubato il pisciatoio, che un tale a Calosso prima
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1950
a Cassinasco c’era un uomo che, venduta l
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1950
biglietti da cento su un canniccio e li teneva
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1950
canniccio e li teneva un’ora al sole la
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1950
non patissero. Sapeva di un altro, ai Cumini, che
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1950
ai Cumini, che aveva un’ernia come una zucca
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1950
come una zucca e un bel giorno aveva detto
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1950
e mucchi di crine. Un finestrino rotondo, che guardava
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1950
quella cassa – c’era un carico di libri stracciati
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1950
ma a toccarli per un po’ le mani ghiacciavano
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1950
che puoi. Sarai sempre un tapino se non leggi
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1950
faceva sempre effetto che un mobile cosí grosso, nero
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1950
era piú giovane di un anno o due, e
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1950
capisco che non sono un signore e che tutti
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1950
Irene che suonava come un’artista e che tutto
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1950
loro. ¶ – No! – gridò a un tratto Nuto, – sbagliato! – Irene
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1950
testa e guardò lui un attimo, quasi rossa, ridendo
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1950
non osavo pensare. Ma un giorno che Irene era
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1950
acqua. Stavo nascosto dietro un sambuco. La Santina gridava
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1950
fare a Genova senza un mestiere, e perché non
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1950
ci vengono apposta. Io un mestiere ce l’ho
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1950
Bisogna che vada in un posto che il mio
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1950
dovevo essere figlio di un saltimbanco e di una
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1950
ch’ero figlio di un prete. E Nuto, già
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1950
dici questo? – Perché è un pelandrone, – aveva detto l
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1950
Ganola, – io ribattevo, – è un insensato, nato allocco. – Insensato
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1950
delle conserve, chi in un ufficio – Rosanne era una
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1950
con una lettera per un giornale del cinema, e
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1950
era rimasta una voce un po’ rauca, di testa
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1950
sulla costa e aprire un locale italiano con le
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1950
da stampare poi su un giornale a colori – only
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1950
diceva che dopotutto ero un uomo (Put it the
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1950
l’avrebbe anche fatto un figlio – se accettavo di
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1950
con me sarebbe stato un altro bastardo – un ragazzotto
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1950
stato un altro bastardo – un ragazzotto americano. Già allora
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1950
Mi lasciò parlare con un mezzo sorriso, guardandosi le
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1950
esser vere signore, dominare un uomo e una casa
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1950
vista, s’arrivava in un posto nuovo – insomma era
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1950
nuovo – insomma era sempre un guadagno, un fatto da
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1950
era sempre un guadagno, un fatto da raccontare. E
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1950
e mi trattava come un amico. Aveva già allora
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1950
si parla per farsi un’idea, per capire come
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1950
vergognavo di essere soltanto un ragazzo, un servitore, di
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1950
essere soltanto un ragazzo, un servitore, di non sapere
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1950
e cominciare a fabbricare un bel tavolino. – Cos’hai
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1950
era cosí carogna. – È un ignorante, – mi disse, – crede
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1950
valere di piú di un contadino come noi. E
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1950
tutto il mondo è un intrico di strade e
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1950
strade e di porti, un orario di gente che
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1950
del vino, di essere un altro, di esser come
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1950
quanto lui, e che un bel giorno avrei preso
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1950
era venuto a cercare un ferro per suo padre
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1950
Nella vetrina c’era un manifesto stampato, con un
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1950
un manifesto stampato, con un bastimento e degli uccelli
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1950
quelli che volevano imbarcarsi. Un’altra cosa che sentii
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1950
carrozza. ¶ Con Nuto venne un momento, quando avevo già
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1950
donne sono fatte in un modo, tutte cercano un
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1950
un modo, tutte cercano un uomo. È cosí che
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1950
cosí le malattie. Hanno un bel vivere in un
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1950
un bel vivere in un buco o in un
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1950
un buco o in un palazzo, il sangue è
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1950
quel che dicevo di un fondo e mi dava
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1950
sor Matteo mi chiamò un giorno sul terrazzo, c
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1950
sor Matteo mi guardò un momento e borbottò: – La
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1950
questo ragazzo che sembrava un passerotto? Adesso ingrassa, cresce
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1950
Adesso ingrassa, cresce come un frate. Se non stai
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1950
sotto il pino con un’altra ragazza, le conduceva
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1950
altra ragazza, le conduceva un giovanotto della Stazione. – Mi
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1950
a Canelli? – gridò Silvia. ¶ Un momento dopo eran tutte
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1950
lire per me. Da un pezzo non le ho
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1950
soldi in mano che un milione in banca. Poi
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1950
a dire che voleva un regalo da me, e
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1950
mi toccava lavorare come un uomo. Io non ero
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1950
La mia idea era un’altra. Pensavo già che
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1950
che con quei soldi un bel giorno avrei potuto
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1950
allora che mi comprai un coltello col fermaglio, quello
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1950
Antonino. Se uno girava un po’ sovente per le
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1950
dove avevano fatto ribaltare un biroccino con due dentro
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1950
che il padrone aizza un cane per interesse, per
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1950
neri di titoli come un temporale. ¶ Adesso che avevo
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1950
promesso. Mi dissero che un ragazzotto mi aspettava fuori
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1950
credeva. – Avanti, sbrígati –. Scelse un coltellino che fece gola
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1950
volta mi ero comprato un coltello cosí sul mercato
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1950
salici. ¶ Gli feci dare un bicchiere di menta e
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1950
sere che una luce, un falò, visti sulle colline
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1950
di San Rocco. Ero un ragazzo che cresceva. ¶ L
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1950
Padrino diceva: – Quello è un uomo che può comprarci
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1950
come la schiena di un manzo. – Siamo a terra
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1950
parroco – quello d’allora, un vecchione dalle nocche dure
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1950
arrivò il parroco – aveva un grosso ombrello grigio e
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1950
e quattro funghi in un fazzoletto che l’Angiolina
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1950
poi mi avrebbe messo un saccone nella stanza dei
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1950
In cucina c’era un armadio coi vetri e
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1950
mi disse che sembravo un’anguilla fu l’Emilia
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1950
si andava a prendere un’altra fascina – o bagnavo
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1950
Non so se comprerò un pezzo di terra, se
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1950
tante volte uscendo da un bar, salendo su un
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1950
un bar, salendo su un treno, rientrando la sera
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1950
niente, alla Mora imparai un mestiere. Qui piú nessuno
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1950
e levando la zappa, – un altr’anno attacchi anche
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1950
veniva. Cirino, ch’era un servitore come me, teneva
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1950
conto ch’ero soltanto un ragazzo e mi dava
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1950
la mattina si mangiava un peperone e sopra ci
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1950
vino buono. Aveva da un pezzo sotterrata la moglie
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1950
figlie; fatta da poco un’altra figliola con questa
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1950
lavorato la terra, era un signore il sor Matteo
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1950
insieme le cascine. Erano un sangue cosí, fatto di
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1950
il sor Matteo a un’occhiata sapeva dire quanti
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1950
e si ricordava di un carretto, di un cestino
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1950
di un carretto, di un cestino, di una giornata
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1950
a vetri, io per un pezzo non ci salii
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1950
dovetti andar su con un secchio, lo posai sui
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1950
medaglione al collo e un lenzuolo sul braccio, mi
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1950
appoggiata alla ringhiera con un asciugamano sulle spalle, che
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1950
tirandomi su i calzoni. Un pugno in testa e
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1950
faine e saltava come un matto per prenderli, e
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1950
di calci anche lui. ¶ Un giorno decisi Nuto a
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1950
tenne in cortile neanche un momento. – Allora, – disse a
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1950
Dissi: – Aspetto in casa un momento, – e misi finalmente
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1950
e urlava. Sentii guaire, un colpo sordo, urli acuti
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1950
la Rosina dietro, feci un passo. Allora le cercai
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1950
La vecchia gemeva come un passero dall’ala rotta
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1950
la cognata dietro come un cane. Sotto il fico
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1950
le cose, – disse Nuto, – un padrone provvede la vettovaglia
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1950
quelli che avrebbero accettato un bicchiere anche dal Valino
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1950
mi disse che avevo un bel fegato a empirgli
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1950
dall’Angelo, ti regalo un bel coltello chiuso, col
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1950
tutto capisco ma non un ragazzo che viene al
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1950
già da piú di un anno alla Mora e
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1950
bicchieri lui beveva come un uomo. Doveva avere quindici
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1950
per me era già un uomo. Tutti parlavano e
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1950
c’eravamo veduti in un’altra occasione. Nella casa
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1950
incontrava qualcuno, si trovava un nido speciale, una bestia
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1950
cane, piú vicino, e un rotolío di pietre mi
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1950
verso sera avevo superato un carretto di messicani, tirato
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1950
di messicani, tirato da un mulo, carico che sporgeva
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1950
nascere e vivere in un paese come questo? Eppure
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1950
mulo. Fortunati che avevano un mulo. Ce n’era
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1950
treno. Cominciò che pareva un cavallo, un cavallo col
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1950
che pareva un cavallo, un cavallo col carretto su
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1950
dicevo che nemmeno in un deserto questa gente ti
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1950
tutta la pianura fosse un campo di battaglia, o
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1950
campo di battaglia, o un cortile. C’era una
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1950
pianura. Rimasi a guardarla un pezzo. Mi fece davvero
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1950
morti di Gaminella furono un guaio. Cominciarono il dottore
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1950
autonome. – Cosa importa, – disse un altro, – non ti ricordi
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1950
loro gli assassini. È un onore che noi Italiani
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1950
i giornali hanno stampato un proclama del re e
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1950
sentire, e adombrava come un cavallo. – Possibile, – gli chiesi
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1950
i partigiani hanno perfino un giornale… ¶ – Di questi nessuno
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1950
il sindaco, il maresciallo, un comitato di capi-famiglia
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1950
due anni fa da un deputato socialista venuto apposta
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1950
dicono i francesi, è un sale métier. Ma questo
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1950
poi, – ha già tentato un colpo cosí con gli
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1950
prendono, li calano in un pozzo e gli fanno
167
1950
pozzo, legato, canta come un matto, ce la mette
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1950
mette tutta. Mentre canta, un colpo di zappa per
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1950
piú la voce di un prete dir la sua
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1950
costa. Alla svolta di un filare incocciammo il Berta
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1950
Fin qui ero salito un tempo, dove finiva il
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1950
in chiesa? Quest’è un paese che un discorso
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1950
è un paese che un discorso lo puoi soltanto
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1950
mai niente. ¶ Nuto cacciò un sospiro e si fermò
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1950
contadino, io perché abbiate un avvenire anche voi. E
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1950
questo, – disse Nuto, – che un prete che se suona
177
1950
ancora, una collina come un pianeta, e di qui
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1950
non avevo mai visto. Un giorno, pensai, bisogna che
179
1950
Ne sono morti dappertutto. Un giorno sentivi sparare sul
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1950
E mai che chiudessero un occhio tranquilli, che una
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1950
Non vuole nemmeno che un povero si fermi all
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1950
perché storse la bocca un’altra volta e trangugiò
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1950
Tutti lo sanno. Poi un giorno è sparita. ¶ – Possibile
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1950
non posso. ¶ XIV. ¶ Pareva un destino. Certe volte mi
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1950
noi. La voglia che un tempo avevo avuto in
186
1950
avevo avuto in corpo (un mattino, in un bar
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1950
corpo (un mattino, in un bar di San Diego
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1950
c’erano piú. Da un pezzo non c’erano
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1950
restava, era cambiato, era un uomo come me. Per
190
1950
in una volta, ero un uomo anch’io, ero
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1950
uomo anch’io, ero un altro – se anche avessi
192
1950
Tra me pensavo «Mangio un cane se non vado
193
1950
era il suo Nuto, un ragazzotto lungo e svelto
194
1950
Mi sembrò di essere un altro. Parlavo con lui
195
1950
lo chiamava, o passava un ragazzo dei Piola o
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1950
suo padre: – Allora andiamo un po’ a vedere – e
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1950
sua gamba sarà sempre un morto di fame in
198
1950
non cambiano sarà sempre un disgraziato… ¶ – Che almeno sappia
199
1950
Cinto avrebbe dovuto imparare un mestiere e per impararlo
200
1950
il mondo, – dissi. – Era un’America, un porto di
201
1950
dissi. – Era un’America, un porto di mare. Chi
202
1950
parlava… Adesso Cinto è un bambino, ma poi cresce
203
1950
accendeva il falò davano un raccolto piú succoso, piú
204
1950
tagliare a luna piena un pino, te lo mangiano
205
1950
parlare dovevo ridiventare campagnolo. Un vecchio come il Valino
206
1950
Discutemmo come cani arrabbiati un bel po’, ma lo
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1950
colorita, serena), prendevo in un’occhiata sola la piana
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1950
ben lavorata è come un fisico sano, un corpo
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1950
come un fisico sano, un corpo che vive, che
210
1950
nel mezzo e cercavo un po’ d’erba. C
211
1950
e le banche, ma un canneto, un odor di
212
1950
banche, ma un canneto, un odor di fascina, un
213
1950
un odor di fascina, un pezzo di vigna, dov
214
1950
su nome e piantare un giardino. L’avevo creduto
215
1950
colpo di coda di un bue, al gusto di
216
1950
una bigoncia, una griglia, un fiore di cicoria, un
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1950
un fiore di cicoria, un fazzoletto a quadrettoni blu
218
1950
una zucca da bere, un manico di zappa? Anche
219
1950
ragazza; l’altra, Angiolina, un anno dopo – con due
220
1950
giovane era morta in un campo ammazzata dal fulmine
221
1950
s’era coricata con un tumore nelle costole, aveva
222
1950
aveva ancora intravisto, con un barbone bianco e pieno
223
1950
era morta. ¶ Andai invece un mattino a Canelli, lungo
224
1950
A Canelli entrai per un lungo viale che ai
225
1950
movimento era in piazza – un nuovo bar, una stazione
226
1950
una stazione di benzina, un va e vieni di
227
1950
era venuto col carro un ragazzo a vender l
228
1950
macchine, vagoni, depositi era un lavoro che facevo anch
229
1950
ragazzo, l’avrei percorsa un’altra volta. Ebbene, e
230
1950
era che uno, scassando un incolto, aveva trovato altri
231
1950
strada del sud. Era un paese troppo grande, non
232
1950
e dormirci. Faceva freddo, un freddo secco e polveroso
233
1950
traversine, i fiocchi di un cardo secco, i tronchi
234
1950
in tutto il mondo. Un venticello scricchiolava sulla strada
235
1950
sulla strada, mi portava un odore di sale. Faceva
236
1950
America, in mezzo a un deserto, lontano tre ore
237
1950
mi ero addossato a un palo telegrafico e avevo
238
1950
osavo accenderli. Almeno passasse un treno. ¶ Mi venivano in
239
1950
che ci fosse stata un’epoca in cui la
240
1950
possibile? ¶ Lo starnuto di un cane, piú vicino, e
241
1950
il verderame. ¶ – C’è un’uva bella quest’anno
242
1950
gli dissi, – manca solo un po’ d’acqua. ¶ – Qualcosa
243
1950
casa del Ciora. Per un anno piú nessuno aveva
244
1950
sui beni – sarebbe stato un guadagno. Che facce, che
245
1950
fascine. Si animò per un momento, poi disse: – Non
246
1950
Bisognava farla, era stato un destino cosí. Nuto l
247
1950
con lui a bere un bicchiere. Raccolse il fastello
248
1950
Allora il Valino fece un passo e con la
249
1950
la mano libera menò un salice a frustata e
250
1950
Mi parve d’essere un ragazzo venuto a giocare
251
1950
prime viti chiare e un bell’albero di pesco
252
1950
perché la foglia sembra un frutto maturo e uno
253
1950
Cinto aveva già visto un mazzo di carte in
254
1950
che aveva a casa un due di picche e
255
1950
due di picche e un re di cuori che
256
1950
perduto sullo stradone. Erano un po’ sporche ma buone
257
1950
terre. Ero stato in un paese, gli dissi, dove
258
1950
Maurino, – disse Cinto, – è un bastardo. ¶ – C’è chi
259
1950
Maurino aveva bisogno di un ragazzo… ¶ – Se glielo dicono
260
1950
vuota, mi trovai come un sindaco che guarda il
261
1950
fondo al cielo. È un destino cosí, dice Nuto
262
1950
come una donna o un caprone, senza sapere che
263
1950
mosso è toccato qualcosa, un destino – quella sua idea
264
1950
dalle colline ci fosse un paese piú bello e
265
1950
aver sempre saputo che un signore, un uomo con
266
1950
saputo che un signore, un uomo con le tasche
267
1950
tasche piene di marenghi, un padrone di cascine, quando
268
1950
della gente. Forse fra un mese sarei di nuovo
269
1950
Il caffè lo presi un giorno col Cavaliere, sotto
270
1950
villetta in paese, con un giardino cintato e piante
271
1950
e il Cavaliere era un piccolo avvocato calvo che
272
1950
girava il paese con un bastone dal pomo d
273
1950
in mente ch’era un po’ come quel giardino
274
1950
s’era ammazzato per un pasticcio di donne e
275
1950
tapino che dormiva in un tinello coi contadini della
276
1950
sopra, contro il cielo, un ciuffo di pini e
277
1950
resto c’era stato un tempo che i signori
278
1950
con uno scatto e un calore improvvisi, e gli
279
1950
casa sua non era un luogo da riceverci nessuno
280
1950
terre; dunque, se avevo un momento… Di nuovo mi
281
1950
cos’è vivere senza un pezzo di terra in
282
1950
non lo sapevo. Tacque un momento, si interessò, si
283
1950
vita. ¶ Lui purtroppo aveva un morto recente al cimitero
284
1950
gli sembrava ieri. Non un morto com’è umano
285
1950
com’è umano averne, un morto che ci si
286
1950
le canne si vedeva un pino. – Ho voluto che
287
1950
è stato ragazzo… ¶ Era un’idea. Quella macchia di
288
1950
gli dissi, – ci vorrebbe un pezzo di terra cosí
289
1950
a nessuno, non serve. Un bel mattino non mi
290
1950
e la piazza era un finimondo, ma noi guardavamo
291
1950
mi dicevano anguilla? Perché un mattino sul ponte di
292
1950
di Canelli avevo visto un’automobile investire quel bue
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1950
È perché c’è un destino. Tu a Genova
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Sembrava che giocasse. A un tratto alzò la testa
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tratto alzò la testa. – Un giorno o l’altro
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sembrava cambiato; era soltanto un po’ piú spesso, un
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1950
un po’ piú spesso, un po’ meno fantastico, quella
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1950
il Ghigna sarebbe stato un aiuto. – Credevo tornando in
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fazzoletto rosso e maneggiato un fucile. Sapevo che quei
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1950
nascosto dentro una tana un partigiano ferito e gli
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1950
i paesi. ¶ V. ¶ Fa un sole su questi bricchi
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sole su questi bricchi, un riverbero di grillaia e
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1950
tutto in tralcio. È un caldo che mi piace
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che mi piace, sa un odore: ci sono dentro
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1950
sul mare. ¶ Di cascine, un po’ per scherzo un
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un po’ per scherzo un po’ sul serio, già
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ci vorrebbe uno scasso, un muretto, un trapianto, e
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1950
uno scasso, un muretto, un trapianto, e non possono
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1950
nei beni, quando traversiamo un’aia, visitiamo una stalla
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1950
visitiamo una stalla, beviamo un bicchiere. ¶ Il giorno che
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chiesto se mi conosceva. Un uomo secco e nero
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1950
pioggia ne portava via un pezzo. Prima di andarsene
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caricando i mobili su un carretto non suo, per
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non gli restava che un ragazzo e delle donne
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1950
il mucchio delle fascine, un cesto rotto, delle mele
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il tronco del fico, un rastrello appoggiato all’uscio
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per terra era seduto un ragazzo, in carnicino e
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gamba divaricata, scostata in un modo innaturale. Era un
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un modo innaturale. Era un gioco quello? Mi guardò
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la mano e feci un cenno. ¶ Sull’uscio era
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il piede dietro come un peso. Avrà avuto dieci
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Al punto che diedi un’occhiata sotto il portico
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sole e aveva addirittura un po’ di pelo sulla
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1950
campagna era ben minuscola, un fazzoletto. Cinto mi zoppicava
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zoppicava dietro e in un momento fummo al noce
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nelle giornate d’inverno un po’ di sereno per
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se questo fosse stato un paese intiero, il mondo
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cavarci da mangiare, era un mistero. Allora rosicchiavamo delle
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Per convincere Cinto che un tempo ero stato anch
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mi fosse comparso davanti un omone come me e
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1950
accompagnato nei beni? Ebbi un momento l’illusione che
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contro la sponda. ¶ – Ero un ragazzo come te, – gli
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altr’anno c’era un morto, – disse Cinto. ¶ Mi
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fermai. Chiesi che morto. ¶ – Un tedesco, – mi disse. – Che
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1950
tutto mangiato dalle formiche. ¶ Un urlo della donna dall
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i rami rossi d’un salice. Come sempre, mentre
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parti una casa né un pezzo di terra né
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figlia dei padroni di un palazzo, oppure mi ci
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ci hanno portato in un cavagno da vendemmia due
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meliga. Dalla stalla muggí un bue, e nel freddo
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non essere nato in un posto, non averlo nel
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ai vecchi, tanto che un cambiamento di colture non
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1950
si affitta, si vive un giorno o degli anni
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Che cosa vuol dire? Un paese ci vuole, non
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gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non
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facile starci tranquillo. Da un anno che lo tengo
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partito senza nemmeno averci un nome, dovrebbe piacermi, e
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è rotondo e avere un piede sulle passerelle. Da
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Ero venuto per riposarmi un quindici giorni e càpito
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piazza, avrebbero mimetizzato anche un negro. Ho sentito urlare
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allegrie dei paesi. ¶ Da un anno tutte le volte
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libero stradone; c’è un odore di legno fresco
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me che venivo da un casotto e da un
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un casotto e da un’aia sembrava un altro
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da un’aia sembrava un altro mondo: era l
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Adesso Nuto è sposato, un uomo fatto, lavora e
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cornetta, la tromba, poi un’altra mangiata, poi un
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un’altra mangiata, poi un’altra bevuta e l
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dal palchetto stralunati, era un piacere cacciare la faccia
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cacciare la faccia in un secchio d’acqua e
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il guaio ch’è un cattivo padrone… Diventa un
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un cattivo padrone… Diventa un vizio, bisogna smettere. Mio
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passano tutte. ¶ Nuto ha un modo di ridere fischiettando
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1950
ne conto una. Avevo un musicante, Arboreto, che suonava
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alla sua finestra bevendo un bicchiere, e sotto avevamo
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già andato a dare un’occhiata alla Mora? ¶ Difatti
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roba era venduta. ¶ Dissi: – Un giorno ci andrò. Sono
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Francisco. Ci andai, feci un mese di fame e
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colline. ¶ Ci vivevo da un pezzo e m’ero
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sotto le stelle, in un baccano di grilli e
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su quella terra, dare un senso a tutto il
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chiedeva di entrare in un altro locale. Per lasciarsi
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avevamo una stanza in un vicolo di Oakland – voleva
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raccontare di Nuto. Da un uomo che veniva da
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che aprisse bocca. Portava un camion di legname e
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da dire, riscalda, ma un vino da pasto non
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si fermava e cominciava un altro pezzo. Nuto, in
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smettere il clacson. Versai un’altra tazza al mio
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c’era luna ma un mare di stelle, tante
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una ragazza strangolata in un’automobile, o dentro una
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o in fondo a un vicolo. Che anche loro
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di esser padrona di un pezzo di terra quant
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di ferraccio. Non era un paese che uno potesse
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le mani. Per questo un ubriaco lo caricavano di
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paura dei manzi, portavano un bel cestino e raccoglievano
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Nido, si vedeva tutto un fitto di canne bizzarre
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Tommasino diceva ch’era un parco, che intorno alla
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che la guidava sembrava un carabiniere, col cappello lucido
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avevano in casa, tenevano un prete che la diceva
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del Conte, era morto un bell’ufficiale che la
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coi capelli bianchi e un parasole giallo, andava a
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come per me dare un’occhiata dal terrazzo nella
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in giardino – non avevano un lavoro, una vera fatica
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la lepre scappare in un solco. Sono i giorni
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mattino. Quel giorno venne un grosso temporale, lampi e
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scendere; stavano infreddolite con un fazzoletto in testa e
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si guardava intorno, strappava un fiore o un rametto
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strappava un fiore o un rametto nel giardino – meglio
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Di sopra era acceso un bel fuoco nel caminetto
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perché diceva ch’era un uomo falso – che la
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e alzavano la voce; un bel momento Irene, fredda
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diceva il sor Matteo, – un uomo che gioca e
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e che non ha un pezzo di terra non
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di terra non è un uomo. ¶ Verso la fine
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cominciò a portarsi dietro un impiegato della stazione, un
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un impiegato della stazione, un suo amico lungo lungo
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Matteo, – direi ch’è un ignorante. L’aria ce
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l’ha… C’era un toscano con noi a
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organo in chiesa. A un certo punto i due
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medico, e diceva che un giorno o l’altro
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signora Elvira si offendeva un’altra volta. ¶ Che Irene
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aveva giusto staccato allora un mazzetto, si batté col
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lí, si capisce che un uomo… ¶ – Non sei un
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un uomo… ¶ – Non sei un uomo, – aveva detto il
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alla Mora. Ci fu un mese – c’eran le
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erba e gli tesero un fildiferro nascosto. Quelli arrivarono
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nascosto. Quelli arrivarono saltando un fosso, godendosi già le
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in mezzo ai platani un pezzo. Quando fui stufo
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sotto non erano piú un boschetto ma ognuno faceva
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Irene doveva proprio averci un uomo nella palazzina, perché
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che quell’uomo era un morto in piedi, un
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un morto in piedi, un nipote dei tanti che
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Mora, mandava a volte un ragazzetto scalzo, quello del
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molto… Non può mica un ragazzo come lui andare
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ne sarebbero accorte. Davo un colpo di zappa e
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Cirino dal portico batteva un ferro e non mi
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delle terre a Calosso, un padrone di segheria che
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fermava, ripartiva, e dopo un poco compariva Silvia coi
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Matteo di Crevalcuore era un attaccabrighe, un boscaiolo che
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Crevalcuore era un attaccabrighe, un boscaiolo che ne aveva
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pensavo, – se Silvia fa un figlio, sarà un bastardo
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fa un figlio, sarà un bastardo come me. Io
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giardino oppure andava con un libro o il ricamo
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in piedi, leggesse in un libro e Cesarino seduto
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la guardava. ¶ Alla Mora un giorno era ricomparso quell
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dal tacco basso – alzò un piede – a Canelli adesso
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terra mentre lei leggeva un libro. Almeno Silvia non
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fosse ch’ero soltanto un garzone e non avevo
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cortile, nella vigna, era un piacere vederla, sentirla parlare
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lo guidava lei come un uomo. Una volta chiese
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massaro Lanzone spiegarle che un cavallo che tira il
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era comparso a Canelli un baraccone dove c’era
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motociclette che giravano con un fracasso peggio della battitrice
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piantare la mano in un certo modo sul banco
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Matteo si trovavano in un casotto di vigna ai
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di vigna ai Seraudi, un casotto mezzo sfondato, sull
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per medicine. Fin che un giorno entrò una monaca
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sera, e mi sentivo un altro, mi sentivo davvero
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vecchi, una bambina – e un Nuto, un Canelli, una
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bambina – e un Nuto, un Canelli, una stazione, c
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a caccia, c’è un terrazzo – tutto succede come
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e non sanno che un giorno si guarderanno in
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una notte senza lasciare un segno. O no? Magari
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se ne vada in un falò d’erbe secche
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di una cosa, di un lavoro, di un posto
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di un lavoro, di un posto, cambiavi. Laggiú perfino
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adesso sono vuoti, come un camposanto. ¶ Nuto non parla
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eravamo mai venuti, facevamo un’altra vita. ¶ Sotto la
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di andare, di tornare un bel giorno dopo che
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stato mai altro che un servitore, che un vecchio
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che un servitore, che un vecchio Cirino (anche lui
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lui era morto da un pezzo, s’era rotta
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la schiena cadendo da un fienile e aveva ancora
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ancora stentato piú di un anno) e allora tanto
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Allora Teresa, senza farmi un rimprovero, parlò lei con
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giorni mi aveva trovato un posto di fatica su
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posto di fatica su un bastimento che andava in
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è ragazzi, anche da un vecchio, da un povero
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da un vecchio, da un povero meschino come mio
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lontano la martinicca di un carro – un rumore che
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martinicca di un carro – un rumore che sulle strade
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si sente piú da un pezzo. E pensavo a
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stradone nella polvere, sembrava un cane. Vidi ch’era
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cane. Vidi ch’era un ragazzo: zoppicava e ci
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gambe e mugolava come un cane. ¶ – Cosa c’è
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lo alzò su come un capretto. ¶ – Ha ammazzato Rosina
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che strapiomba nel Belbo, un incendio si dovrebbe vederlo
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dei colpi come abbattessero un albero, e nel fresco
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fumata nera. C’era un puzzo di lana, carne
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alla gola. Mi scappò un coniglio tra i piedi
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mano; c’era stato un momento, dicevano, che la
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al Morone; facemmo bere un po’ di vino a
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collo. Poi aveva fatto un grido piú forte, era
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su e giú. ¶ Dopo un poco il Valino s
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rumore della fiamma come un forno. Il cane ululava
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padre morto disteso sotto un sacco, se lo riconosceva
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se lo riconosceva. Fecero un mucchio delle cose ritrovate
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museruola del manzo e un crivello. Cinto cercava il
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aveva dovuta ragionare per un’ora. Poi era corsa
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delle donne, chiuse in un sacco. Tutto si fece
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partito per Genova da un pezzo, senza aver chiesto
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s’era messo con un’altra. Silvia non era
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non tornava c’era un motivo – si capisce, era
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s’era già presa un’altra donna, la figlia
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Portava i capelli sotto un fazzoletto rosso, mostrava il
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scuola dalle monache, e un altr’anno ci sarebbe
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soldato, io adesso ero un uomo e non succedeva
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e delle gaggíe aveva un senso anche per me
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S’era messa con un ragioniere di Canelli che
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Mora in bicicletta, era un biondino di San Marzano