parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Giuseppina Torregrossa, Cortile nostalgia, 2017

concordanze di «un»

nautoretestoannoconcordanza
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continuò a parlare in un sussurro: «Pensavo che sposandomi
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più solo». ¶ «Ma allora un po’ di nostalgia ce
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dal riflesso blu come un cielo senza luna… Lo
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una, è muta come un pesce!» ¶ Mario era sorpreso
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maresciallo gli strinse forte un braccio, aveva una mano
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piegò la testa da un lato, sembrava un uccellino
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da un lato, sembrava un uccellino. «Lo sapete che
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alto, magro, serio come un reverendo protestante, riuscì a
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primo governo di centrosinistra: un quadripartito DC, PSI, PSDI
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la bocca incollata senza un filo di saliva, il
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e lui si sentiva un cretino. Si fece coraggio
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ingresso, si trovò in un cortile bianco che sembrava
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cortile bianco che sembrava un chiostro. Un collega in
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che sembrava un chiostro. Un collega in alta uniforme
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pneumatico. ¶ Fu lasciato in un salottino dalle luci soffuse
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una cappella. C’era un Cristo in croce al
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piedi robusti, sulle labbra un sorriso affettuoso, gli occhi
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affettuoso, gli occhi dolci, un’espressione indifesa. Una frezza
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tra i capelli. Sembrava un semidio. ¶ Mario rimase sull
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attenti dietro la scrivania, un tavolo lungo, dal ripiano
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vediamo… Visto che starai un po’ con me, che
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fascicoli e gli porse un foglio da leggere, si
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del loro volto di un tempo è cam-biato
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riuscivano a interpretarlo, figuriamoci un semplice carabiniere. ¶ «Mancuso, non
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e vedrò di trovarti un’occupazione.» ¶ * * * ¶ Mario diventò l
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faceva sentire protetto ma un po’ cretino. ¶ Una mattina
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gli risuonò dentro con un’eco prolungata fu “responsabilità
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quell’uomo che considerava un padre, nel giro di
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padre, nel giro di un anno Mario rifiorì e
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squittiva l’altra come un topolino impaurito. ¶ «Brùm brùm
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aveva vista una in un negozio di via Maqueda
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negozio di via Maqueda. Un sussiegoso commesso dai baffi
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al neon brillava come un ectoplasma. Le scale graduate
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il commesso. «Ma con un po’ di candeggina e
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po’ di candeggina e un lavaggio a vuoto torna
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mise a girare con un rombo potente. La schiuma
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nella sua casa come un pesce in un acquario
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come un pesce in un acquario. Intanto, impegnata com
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ritrovava le proprie rinunce. ¶ Un fragore improvviso, come se
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del castelletto dell’acqua un ragazzo prendeva la mira
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la mira e con un calcio faceva rotolare alcune
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rotolare alcune bottiglie dentro un sacco. ¶ Il giovane aveva
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brillantina. Le sopracciglia disegnavano un arco ampio sugli occhi
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bianche viravano all’azzurro. ¶ «Un randagio in più» bofonchiò
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la guancia. Melina provò un moto di compassione. Senza
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foglie secche, ammucchiate in un angolo, bruciavano lentamente. Un
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un angolo, bruciavano lentamente. Un filo di fumo si
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è?» ¶ «Più prezioso di un diamante» rispose in un
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riordinare. Mai una parola, un sospiro, un sorriso, una
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una parola, un sospiro, un sorriso, una lacrima. C
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lacrima. C’ha presente un frigorifero vuoto?» ¶ «E allora
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senza padre e in un quartiere come questo. Lei
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Maruzza ha bisogno di un padre.» ¶ «Eh, come stai
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aspettare. Sì, forse soffrono un po’, ma non succede
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picciridda ha bisogno di un padre e di una
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e la ripose in un alto armadio tarlato. Ninetta
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parole percepiva in Ninetta un dolore disperato e un
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un dolore disperato e un’angoscia mal trattenuta. ¶ «Senti
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stammi a sentire. Ho un amico, un pezzo grosso
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sentire. Ho un amico, un pezzo grosso. È stato
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nei suoi occhi brillava un lampo di fiducia. ¶ «Ci
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due ragazzi che sognavano un futuro migliore. Nel ’43 a
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a Camaldoli abbiamo firmato un documento che poi è
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Sembrava sincero, era solo un po’ contorto. Aveva anche
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che non mi rifiuterà un aiuto. Ora gli scrivo
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scrivo.» ¶ Don Gaetano prese un foglio di carta intestata
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dell’incarico di formare un nuovo governo. Lieto che
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nzà mà quello capisce un’altra cosa. Ci sono
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Ti scrivo oggi per un mio parrocchiano, è un
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un mio parrocchiano, è un brav’uomo, un fervente
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è un brav’uomo, un fervente cristiano, prima ancora
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cristiano, prima ancora che un solerte e onesto carabiniere
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di ottimismo. Moro era un pezzo da novanta, e
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mi ha riportato a un tempo felice. È vero
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entusiasmo. Il nemico aveva un nome, lo combattevamo a
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anche all’intervento di un altro nano, e non
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che si tratta di un fatto transitorio; d’eterno
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hanno mai visto manco un cactus né un cuscino
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manco un cactus né un cuscino della suocera, da
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fosse disposto a pagare un biglietto per vedere una
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giardinetto di casa. ¶ Fece un giro nella serra Corsini
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rughe grigioverdi e staccò un pezzo di corteccia spugnosa
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per trattenere nella memoria un pensiero, nel cuore un
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un pensiero, nel cuore un sentimento. ¶ Pochi metri più
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dabbasso come perle su un piano inclinato. Seguì quelle
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dell’orto botanico. ¶ Raccolse un po’ di capelvenere dalla
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e le orecchie ronzavano. Un peso gravava sul suo
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prato. Fu còlto da un accesso di tosse. La
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di lui che fosse un morto di fame. ¶ «Guagliò
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matrimonio clandestino gliene aggiungessero un’altra per scarsa affezione
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da casa. Non hai un po’ di nostalgia?» ¶ Mario
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si disse Mario. E un po’ balbettando un po
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E un po’ balbettando un po’ sussurrando, confessò la
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compare davanti agli occhi un viso sfuocato, forse di
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Certi giorni mi sento un leone, ma poi basta
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telefono, la voce strana, un colpo di tosse, una
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che l’esistenza è un soffio, la memoria l
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arrivare al Foro Italico. ¶ Un puzzo acre veniva su
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paura. Maruzza si divertiva un mondo cercando di afferrare
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lentamente fino a imbiancarsi. ¶ Un uomo sbucò in quel
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dalla vicina fonderia. Indossava un elegante doppio petto marrone
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capelli adesso splendevano di un bel color platino. ¶ Il
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il viso soffuso di un leggero rossore. ¶ «Dài, andiamo
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la bocca schiusa in un sorriso di felicità. ¶ Alle
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Maruzza volle salire su un cavalluccio e, aggrappata con
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si è fermato mai un momentooo, la notte insegue
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sempre il giornooo…». Improvviso, un profumo di talco e
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voce era arrivata come un soffio dentro l’orecchio
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ragazzo le sorrise stringendo un pacchetto di americane tra
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Accese al fuoco di un accendino d’oro, e
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giro, ne volle fare un altro e poi un
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un altro e poi un altro ancora. Ninetta ne
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virile. Gli occhi, di un celeste ghiaccio, a tratti
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di sguardi: «Posso avere un gelato?» chiese con un
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un gelato?» chiese con un broncio irresistibile. ¶ «Andiamo da
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di fronte e fa un pezzo di scorzonero e
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alla bocca e schioccò un sonoro bacio nell’aria
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La zia le annodò un largo tovagliolo dietro il
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per correre incontro a un gruppo di militari in
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avvinghiata alle gambe di un soldato e sorrideva come
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Sapete, da ragazzo avevo un amico che poi entrò
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bizzarre. La sigaretta era un tizzone che mandava bagliori
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grosso. Lui tirò fuori un pacchetto di americane con
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al cielo. ¶ «C’è un’atmosfera così dolce» gli
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chiudendogli la bocca con un dito. ¶ Lui allora le
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e si rilasciò, sembrava un mantice nelle mani di
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mantice nelle mani di un fabbro operoso. Tuttavia una
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vuoi. Sai, ho avuto un uomo prima…» confessò lasciando
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e la prese con un tale ardore che Ninetta
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quel momento, sarebbe stato un bel modo di concludere
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ragazzo. L’amore era un’illusione alla sua età
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lui l’aspettava in un basso senza finestre. Si
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con l’avidità di un giovane insaziabile. Ninetta gli
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a guardarlo manco fosse un’opera d’arte. Faceva
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bocca umida atteggiata in un broncio sensuale. ¶ La passione
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faceva orrore, come incendiare un negozio o spezzare le
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a desiderare di essere un galantuomo. ¶ Don Ciccio Rizzo
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Perché non mi dà un altro quartiere?». ¶ «Tu sei
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pollice alla gola in un gesto molto eloquente. ¶ Taccitedda
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conoscono come Taccitedda. Sono un piccolo delinquente, incapace persino
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incapace persino di diventare un vero malacarne, ché per
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ci vogliono le palle. Un tempo ero amico di
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gli occhi febbrili e un’espressione temeraria. ¶ «E Maruzza
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che pare c’ha un bastone nel sedere. Non
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così bravo che sembrate un generale» si complimentò Nica
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capo si muoveva da un lato e dall’altro
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veloci ogni volta che un raggio di sole incrociava
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si faceva seria e un broncio tenero le piegava
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occhi si chiudevano come un sipario. Cessavano i gridolini
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svegliarla. ¶ Melina, affaticata da un’intera giornata di lavoro
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in piedi. Buttò avanti un piede, poi l’altro
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i piatti buoni e un’alzatina di cristallo che
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e si chiuse in un silenzio scontento. ¶ Maruzza, lo
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crescere, si piegava su un fianco e sull’altro
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della tavola. Lei emise un gridolino di gioia, le
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vacillarono, il vino traboccò, un fiotto rosso sangue cominciò
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su se stessa come un riccio e cominciò a
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tocchi la fronte: pare un fiore fresco di rugiada
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gola è rosea come un’albicocca. Manco un puntolino
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come un’albicocca. Manco un puntolino bianco» insisté la
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tanto bene. Lo affliggeva un senso di impotenza. Aveva
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musi si toccavano in un bacio delicato. Sembravano due
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suoi piedi gli dava un piacere immediato. La vertigine
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di travertino, sarebbe bastato un niente per cadere di
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infilava nella branda con un mucchio di riviste sporcaccione
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di riviste sporcaccione che un giornalaio compiacente gli teneva
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nuova malattia di Maruzza. Un abisso di disperazione gli
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occhi. “Poliomielite, cazzo, manco un raffreddore!” e desiderò di
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impotenza: “E che cazzo, un padre deve poter garantire
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latte. ¶ Lui ne mise un pezzo in bocca e
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al siero lattiginoso. Tra un singhiozzo e l’altro
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fazzoletto d’ordinanza. «Sei un bravo ragazzo, Mancuso, Dio
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dottore saltò sulla sedia. Un reticolo di vene bluastre
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lui, ma lo colse un accesso di tosse e
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le vietava di guardare un uomo nudo, alla sera
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di sollevare le palpebre, un raggio di sole, che
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E lo congedò con un’energica stretta di mano
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impazienti o scattasse per un nonnulla. Non sopportava i
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morbido lo gratificava di un affetto disinteressato, restituendogli l
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porta lontano lontano, in un posto bellissimo. Ti fa
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occhi fissi al cielo, un manto scuro trapuntato d
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male, di rovinare con un gesto sconsiderato quelle ali
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ancora incapace di strutturare un pensiero, era un armadio
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strutturare un pensiero, era un armadio disordinato in cui
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lei la bambina provava un senso di temporanea finitezza
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intero profumava di agrumi. ¶ Un mucchio di girandole arancioni
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era Natale, si sentiva un lamento di zampogne e
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stoffa senza tregua, era un metronomo impazzito che non
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Olivia si sovrapponevano a un carosello di parole sconosciute
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che il giallo era un colore che assumeva una
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fastidiosa sensazione; perciò da un giorno all’altro la
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tirò dentro la bocca. Un po’ più tardi si
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e la funcia di un porcellino. ¶ La levatrice la
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a respirare. ¶ Iniziò allora un periodo molto faticoso per
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per niente aveva preparato un bel corredino, e profumata
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si addormentava satolla con un rivolo che le colava
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di impotenza le causò un pericoloso scoramento, ché nel
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a forza. Non fu un parto, ma uno strapazzo
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in futuro pesato come un macigno sul suo stato
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Cortile Nostalgia preda di un’emozione che gli attanagliava
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Melina. Certe volte basta un consiglio, qualche vitamina. Con
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la porta con cautela, un profumo sconosciuto aleggiava nell
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sconosciuto aleggiava nell’ingresso, un misto di borotalco e
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dorata. Il naso era un cecio tra le guance
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l’armonia del visino. Un vento improvviso fece frusciare
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uscio lo osservava con un’espressione contrita per quel
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occhi del marito, tirò un sospiro di sollievo. “Almeno
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sospiro di sollievo. “Almeno un problema l’abbiamo risolto
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distaccata: «Vostra figlia ha un problema». ¶ «L’avevo detto
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situazione. ¶ Mario allora mandò un telegramma a Roma: “Urge
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dacché era scappata. Indossava un vestito nuovo, si era
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i capelli biondo platino, un rosso sfavillante le disegnava
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era tornata quella di un tempo. «A me pare
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si adoperò per portare un po’ di allegria a
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sporchi abbandonati sulla tovaglia, un piattino d’argento con
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piattino d’argento con un residuo di confetti rosa
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la picciridda, così faccio un po’ di pulizia» gli
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energia per trovarsi con un mucchio di bucce vuote
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e già le voleva un gran bene. Accarezzò con
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gran bene. Accarezzò con un dito la testolina piena
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si scusò Melina in un sussurro. ¶ Lui, spazientito, alzò
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le pupille ristrette, come un animaletto braccato. ¶ A Mario
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Le sue tempie pulsavano, un grumo di rabbia impotente
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dolere il petto. Tirò un calcio a una bottiglia
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Non sapeva di possedere un carattere aggressivo, si era
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era stato trasformato in un albergo di quart’ordine
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sguardo vagò fino a un caseggiato dall’aria familiare
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alla visiera. Rimase come un baccalà in quella posizione
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L’uomo ringraziò con un cenno del capo, ma
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che vi siete preso un malanno?» ¶ Fece scorrere le
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bottoni della giacca. ¶ In un attimo allentò la cravatta
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sono cose normali per un uomo sano.» Si accucciò
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ordinò Nica e con un gesto veloce si tolse
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Afferrò la donna con un gesto rapace, l’attirò
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minne morbide come ricotta. Un profumo dolciastro di vaniglia
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prese alla gola. ¶ «Aspettate un attimo. Meglio chiudere la
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tessuto come papaveri in un campo di cotone. Lui
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impulso di mordere, con un balzo le fu addosso
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forte» lo incitò. «Potente, un vero uomo!» ¶ Il carabiniere
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pochi minuti, o forse un’eternità. Ricadde all’indietro
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accogliere i viaggiatori e un provocante sette di denari
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l’aspetto consumato di un minatore alle soglie della
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alla sua vita stretta. Un impulso folle e morboso
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superficie si alleggeriva in un riflesso argenteo. Più del
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treno lo trascinarono in un sonno agitato. Si svegliò
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liberò dello zaino con un gesto frettoloso, fece i
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lacca, gli occhi vitrei. Un desiderio primitivo e animalesco
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tappò la bocca con un bacio e le sfilò
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ne aveva mai visti. Un cespuglietto fitto di lattuga
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viso soave atteggiato in un’espressione di bambina. Mario
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Girò la testa da un lato e si vide
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posizione, poi Melina alzò un braccio per scansare dalla
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per scansare dalla fronte un ricciolo, i suoi seni
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Mario allora scattò come un felino davanti alla preda
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per tenerla ferma, in un attimo si slacciò i
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i pantaloni e con un colpo di reni le
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gambe e si prese un morso sull’orecchio. ¶ Ci
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angusto e scabroso come un mucchio di cocci di
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palato come avesse mangiato un limone. ¶ Nei giorni successivi
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con l’accanimento di un suicida. Alternava momenti di
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aveva visto fare a un cliente di Nica. Lei
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al riparo come in un bozzolo caldo. “Sette Fate
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che poi svuotava con un sibilo lungo; i pantaloni
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quello dell’altro. Dopo un po’ con la mente
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prese a fantasticare. Immaginò un faccino tondo, due occhi
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piazze smisurate, risuona come un colpo di cannone: certo
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spalle. ¶ Lui si sentì un vigliacco. ¶ «Ti voglio far
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altra grassottella, i denti un po’ storti, le trecce
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L’appuntato Monti assunse un’espressione dispiaciuta. «Guarda che
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No!» urlò Mario. «Tra un po’ nascerà mio figlio
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sta’ attento, altrimenti passiamo un guaio tutti e due
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Cominciò per il Mancuso un periodo di noia e
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da Melina. ¶ “Tutti hanno un amico cui chiedere un
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un amico cui chiedere un favore, io no! Possibile
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Possibile che non conosco un tinto onorevole, un misero
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conosco un tinto onorevole, un misero consigliere comunale?” si
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andava nutrita come fosse un neonato sottopeso. ¶ Mario non
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puvirazzi! Andrea Cangitano era un picciutteddu sidicino; Rosa La
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una madre di famiglia, un proiettile l’ha colpita
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comprensivo. ¶ L’altro aveva un’espressione costernata. ¶ «Guagliò, tu
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in casa. Aveva vicino un paio di scarpette di
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Perché rosa? Io voglio un figlio maschio!». ¶ Capitolo 6 ¶ Era
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sudore. Fuori c’era un gran silenzio, la gente
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coprì il pavimento con un vecchio mezzero, avrebbe partorito
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induriva a fasi alterne. Un pistone comprimeva le viscere
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delle cosce come su un’alta scogliera. ¶ «Tra poco
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altra, intenerita, le diede un buffetto affettuoso. ¶ «Dove tieni
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tutto aperto» disse con un’espressione soddisfatta, «vedrai che
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come mio padre… Meglio un buon lavoro”. ¶ Aveva un
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un buon lavoro”. ¶ Aveva un vero talento per il
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alla Guilla c’era un bravo sarto disposto ad
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testa ovattata come in un sogno. Si fermò a
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tutto. Mai una festa, un vestito nuovo, un dolce
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festa, un vestito nuovo, un dolce, in fondo aveva
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vacillò. Afferrò di nascosto un po’ di quei frutti
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Quando riaprì gli occhi, un giovanotto la stava fissando
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allargò la bocca in un sorriso, scoprendo i denti
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nasi quasi si toccarono. Un ricciolo malizioso le sfuggì
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la stoffa s’intravedeva un sedere magro e nervoso
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forse avrebbe messo su un po’ di carne attorno
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trovi nel letto…» ¶ «Certo, un po’ di simpatia me
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permesso di sposarsi, ché un carabiniere non poteva decidere
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lapidarie che suonavano come un punto e basta, i
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modi riservati che suggerivano un animo arrendevole. Quell’amore
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allora dal suo ventre un vigore insensato e violento
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infilare la testa in un secchio d’acqua gelata
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la fossetta del giugulo. Un velo le copriva la
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dall’espressione impenetrabile. ¶ Fu un segno del destino o
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segno del destino o un colpo di sfortuna, ma
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amici per il ricevimento: un vassoio di dolci, un
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un vassoio di dolci, un cestino di confetti e
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finestrino la salutò con un cenno del capo e
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alla sera crollava in un sonno pesante. Gli mancavano
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e il malessere era un alone grigio ai margini
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bisogno d’affetto diventò un morso doloroso alla bocca
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lei. ¶ La trovò in un appartamento misero, pieno di
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al primo piano di un caseggiato popolare in cima
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Ninetta, facendolo accomodare su un divano logoro. ¶ «Mi dispiace
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che per colpa di un mascalzone era sprofondata nelle
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piegando la testa da un lato. ¶ Per un attimo
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da un lato. ¶ Per un attimo Mario rivide la
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Bussò alla porta con un sentimento di incertezza nell
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buffo, Mario, e anche un po’ patetico, con le
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guscio rigido veniva fuori un rumore gracchiante, come una
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anche alla signorina Primetta, un’anziana zitella con la
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da loro. C’era un pianoforte sgangherato nell’ingresso
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madre, la protezione di un padre, una giovinezza spensierata
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più potuto, gli suscitavano un acuto bisogno di tornarsene
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diventò nella sua immaginazione un paradiso perduto, e ribattezzò
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nascondeva nella dispensa dentro un barattolo di alluminio. Era
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donna Melina” per darle un po’ d’importanza. Ogni
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di andar via, accendeva un cero per il suo
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giù la mano, fece un paio di giri su
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sembrarono una distanza infinita. Un malessere profondo, salito dallo
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regalo per la moglie: un Colosseo in miniatura dentro
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che camminava impacciato come un soldatino caricato a molla
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Il cuore cigolava come un carretto sulle balate, il
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gli diventava affannoso come un treno a scartamento ridotto
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cominciava a mugolare come un canuzzo abbandonato. Era rimasto
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negato assumeva consistenza e un’onda di turbamento affiorava
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la matina spiriànu e un si nni parrava cchiu
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suo letto e dopo un po’ si addormentarono sospirando
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il parroco dell’Albergheria, un quartiere vuciazzaro, dove fin
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via dei Biscottari avevano un bel da fare a
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a due piani, con un piccolo giardino, adiacente a
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piccolo giardino, adiacente a un vecchio e pretenzioso palazzo
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di Santa Chiara con un complicato campanile seicentesco a
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scandivano il tempo di un’umanità composita che intrecciava
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del serbatoio dell’acqua, un lungo obelisco di pietra
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di una rondine e un mozzicone di rossetto. Il
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il petto e, come un fiume tumultuoso, si riversò
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senza una meta né un progetto. Finché il sole
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gli insulti l’altro, un tipo compatto e puntuto
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compatto e puntuto come un chiodo. ¶ Mario sentì improvvisa
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caddero di spalle su un mucchio di pietre. Poi
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tre amici trascorrevano insieme. «Un’altra vita è possibile
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possibile» si ripetevano l’un l’altro pieni di
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tensione estrema; vibrava come un elastico tirato allo spasimo
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presto di fronte a un bivio: o sbirro o
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di fare il carabiniere. “Un’altra vita è possibile
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di latino, quindici per un tema; venti per un
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un tema; venti per un’ora di lezione». ¶ «Cinque
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folta peluria che da un pezzo gli adombrava le
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studentessa. ¶ Mario annotava su un pizzino “Lastime” e a
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sconto su quanto pattuito. ¶ Un pomeriggio di primavera erano
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è rossa c’è un cliente» chiarì con voce
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esemplare madre di famiglia. Un signore piccolo e tondo
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lei e si girava un cappello tra le mani
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d’intesa al professore, un bacio a fior di
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seni marmorei, compressi dentro un corpetto di pizzo e
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quindi a passeggiare da un capo all’altro della
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ora le mani ora un piede. «Dove sei?» scherzava
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con il cipiglio di un’amazzone. I suoi glutei
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violaceo di piacere. ¶ D’un tratto Nica si lanciò
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Nica si lanciò in un forsennato galoppo e l
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ci arrivarono insieme con un nitrito prolungato e possente
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le tasche, era turbato. Un sentimento nuovo, qualcosa di
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manco avesse navigato in un mare in tempesta. Una
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le donne non erano un semplice desiderio, ma un
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un semplice desiderio, ma un bisogno, cui nemmeno lui
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Palermo è sempre stata un calderone di popoli e
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o del droghiere. Comprare un paio di scarpe nuove
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la invitava a cercarsi un marito: «Magari vecchio, ma
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Magari vecchio, ma con un po’ di soldi e
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riflettere. ¶ La gente da un po’ si era incupita
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nessuna fiducia nella vita. Un fatalismo gretto aveva cancellato
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a fare compere. Da un po’ di settimane Maruzza
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di settimane Maruzza desiderava un paio di stivali e
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paio di stivali e un abitino corto. Melina, ritenendo
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l’abbigliamento, aveva opposto un netto rifiuto. Inoltre, sotto
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rimasta la formichina di un tempo e i risparmi
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e molla, entrarono in un negozio della via Bandiera
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bianco; la aprì con un gesto solenne e tirò
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La ragazza sedette trepidante; un movimento abile della caviglia
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della madre, sperando in un cenno di approvazione. ¶ «Insomma
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figlia lo guardò con un largo sorriso e sollevò
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occhi. ¶ Nell’oratorio d’un tratto si fece silenzio
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si guardò intorno, fece un inchino e aggiunse: «Finito
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complimentò don Gaetano, «neanche un errore!» ¶ «Brava», «Bravissima», «’A
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E ora, bambini, date un bacio alla vostra mamma
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in direzione del pubblico, un disagio evidente emanava dalla
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non ubbidiva e da un po’ fumava di nascosto
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gente si accalcava con un piatto in mano, i
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che le rispose con un gesto osceno. ¶ Mario era
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Guarda» e gli porse un foglio stropicciato. ¶ “Tre babbaluci
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approfittano dei bambini, firmato un amico.” ¶ «Dobbiamo fare in
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concluse don Gaetano con un’espressione triste. ¶ A casa
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alla tv spenta, sentiva un peso sul cuore, ché
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peso sul cuore, ché un conto è sospettare certi
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è sospettare certi fatti, un altro è vedere con
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Che hai?» domandò a un certo punto Melina. ¶ «Niente
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richiesta di Maruzza opponeva un rifiuto. ¶ «Non puoi uscire
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perdevano mai di vista un portone color ruggine e
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che sventolavano attaccati a un filo. ¶ Teresina e il
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i piedi e con un lecca-lecca tra le
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gli toccò di sostituire un collega. Si trovò appostato
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gambette storte spuntavano da un pantaloncino giallo canarino. La
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l’orologio: «Puntuali come un treno svizzero» disse masticandosi
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dalla putìa si levarono un urlo e poi un
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un urlo e poi un pianto. Le strisce di
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sentì salirgli in gola un’onda acida. «Basta!» ringhiò
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e si soffiava con un ventaglio. ¶ «Dove sono i
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ne stavano rintanati in un angolo. Cercò di prenderli
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quando cercava di salvare un cucciolo abbandonato. «Stai tranquilla
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ghiè, basta che è un posto lontano da casa
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la figlia, a farle un po’ di complimenti. Desiderava
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e sulle labbra portava un filo di rossetto. A
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di rispondere, ma provò un odio così profondo nei
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la tradiva. ¶ Insomma, era un buon marito. Certo, come
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Certo, come padre lasciava un po’ a desiderare. Maruzza
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era sembrata davvero infelice. Un improvviso sentimento di pena
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fuoco. Alla stessa ora un’uggia pacata si presentava
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finisce che le stacco un braccio.» ¶ «Ava’, levaci tutto
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le parlò piano in un orecchio: «Lo sai che
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che noi femmine abbiamo un buco?». ¶ Maruzza sgranò gli
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lo vedi?» ribadì puntando un dito tra le cosce
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la pregò l’altra, un po’ rossa di vergogna
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po’ rossa di vergogna, un po’ pallida di paura
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temeva però di toccare un tasto dolente. “Metti che
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Eppure si trattava di un processo naturale: tutte le
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del corpo. Aggiunse infine un lungo elenco di raccomandazioni
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pasta lievitata; qualche volta un gorgoglio imbarazzante si propagava
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addome si sgonfiava come un palloncino bucato; le ascelle
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le ascelle, bagnate di un sudore oleoso, emanavano un
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un sudore oleoso, emanavano un afrore pungente. Quell’organismo
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non considerarlo più suo. ¶ Un pomeriggio di settembre Maruzza
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ragazzina dai capelli rossi, un po’ stralunata che riusciva
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a cantare, ma d’un tratto sentì un dolore
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d’un tratto sentì un dolore violento nelle budella
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bene» disse Melina offrendole un bicchiere di acqua e
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le mise in mano un pacco di assorbenti: «Auguri
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con il proprio corpo un rapporto timido e impacciato
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la femminilità poteva essere un fardello limitante; i tabù
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aviri». ¶ La pubertà fu un vero e proprio terremoto
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Capitava che arrossisse, se un maschio le rivolgeva la
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nascosta si potesse riaprire un’altra volta. Era entrata
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versò dentro al bicchiere un liquido denso di colore
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altra ingoiò tutto d’un fiato. «Blah!» esclamò: sembrava
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l’aceto. Acida come un pomodoro andato a male
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ogni mese come avessi un rubinetto aperto?» sbuffò la
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su se stessa come un riccio spaventato. ¶ «Be’, adesso
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figli.» ¶ «Non c’è un modo più semplice?» ¶ «Ah
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là sì che è un problema.» ¶ Binah s’era
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ci aspetta. Camminare è un problema, correre non ne
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affilata. Le riconosci lontano un miglio quelle cucite: si
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Maruzza stava per svenire un’altra volta: «Non voglio
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quella cosa lì fosse un orlo storto che puoi
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diventò nella sua immaginazione un sarto cattivo e insensibile
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comprò di nuovi. ¶ Dopo un po’ lo sconforto si
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come le mani di un vasaio sulla creta. I
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fisica della figlia con un certo disagio. Era geloso
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geloso, il pensiero che un uomo potesse guardarla lo
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irascibile. Aveva messo su un muso e urlava per
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muso e urlava per un nonnulla. Era sospettoso e
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tornava a casa con un regalino: una camicetta, un
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un regalino: una camicetta, un maglioncino colorato, che Maruzza
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la gratificava mai di un complimento. ¶ Capitolo 25 ¶ Padre Gaetano
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a chi poteva raccontare un orrore come quello? Mario
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il cuore in affanno. Un tiepido sole risplendeva sulle
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del Santissimo Salvatore proiettava un’ombra larga. Nulla era
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di scansarsi, sentì improvviso un rumore secco al centro
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testa: toc. Subito dopo, un fiotto rosso inondò i
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spiegò la suora porgendogli un crocifisso da baciare. ¶ Dopo
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suo tailleur nero, con un filo di perle al
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a casa in taxi, un vero lusso. Ninetta ostentò
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seta schermavano le finestre, un tappeto persiano attutiva i
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nella stessa posizione per un bel pezzo. La convalescenza
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gli aveva scritto neanche un rigo. “Possibile che non
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Quello non conta più un cazzo» lo interruppe Ninetta
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ché quanto ci vale un vero amico» e gli
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amico» e gli fece un sorriso che voleva essere
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mandò la mattina dopo un certificato medico e Mario
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Il Partito comunista ebbe un piccolissimo, risibile incremento. Il
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si abbassava umile come un giunco sotto la piena
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e la formazione di un governo al quale essi
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critico. ¶ «… dobbiamo dunque costituire un governo di coalizione. Si
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o miezzo a salvare un collega e vuje lo
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piena di medicine e un profondo senso di gratitudine
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ferendolo gli aveva fatto un gran favore. ¶ Melina lo
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le labbra schiuse in un sorriso. ¶ Se lo strinse