Alberto Moravia, Vita nella stalla, 1944

odio dei fascisti, quasi una fobia della loro apparenza

fine della salita trovammo una specie di gola solitaria

ospitalità, non aveva che una piccola stalla addossata alla

rupi gigantesche, poi attraverso una pietraia bianca tutta sparsa

ce n’era che una, da bambini, e questo

di fuori e formava una nebbia liquida che impediva

posato in terra, in una buia e puzzolente capanna

capanna. Ci voleva sempre una gran fatica per accendere

verde e bagnata e, una volta accesa, ne veniva

volta che vivevo in una capanna e ricordandomi di

descrizioni addirittura poetiche di una tale vita, mi meravigliavo

arrivo dei tedeschi con una parola che gridavano da

non sentii parlare neppure una sola volta dell’Italia

quella di assistere ad una specie di brigantaggio organizzato

macerie e stracci. Cominciava una nuova vita.