parolescritte
interroga:  scripta  ·  bsu  ·  civita

il corpus scripta


esplorazioni verbali


invenzioni verbali


Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950

concordanze di «una»

nautoretestoannoconcordanza
1
1950
all ¶ I. ¶ C’è una ragione perché sono tornato
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1950
è da queste parti una casa né un pezzo
3
1950
dai boschi o da una casa di balconi. La
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1950
dei noccioli sparita, ridotta una stoppia di meliga. Dalla
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1950
sono tornato per comprarmi una casa, e mi chiamano
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1950
vino, stesse facce di una volta. I ragazzotti che
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1950
era di nuovo che una volta, coi quattro soldi
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1950
il mondo era stato una festa continua di dieci
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1950
riva sotto il Salto – una riva di gaggíe, di
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1950
di partire avevo trovato una pentola d’oro sotto
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1950
questa, – fece Nuto, – è una cosa da aggiustare. Perché
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1950
o male hai trovato una casa; mangiavi poco dal
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1950
che istruiva lui sotto una tettoia il sabato sera
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1950
stato con le donne? Una volta ti piacevano. Sul
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1950
ho mai fatte, – diceva, – una ragazza, se è bella
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1950
Non ho mai conosciuto una ragazza che capisse cos
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1950
subito: – Te ne conto una. Avevo un musicante, Arboreto
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1950
e m’ero fatto una ragazza che non mi
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1950
e voleva che fermassimo una macchina per scendere al
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1950
Per lasciarsi toccare – avevamo una stanza in un vicolo
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1950
voleva essere sbronza. ¶ Fu una di quelle notti che
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1950
benzina, lui mi chiese una birra. ¶ – Sarebbe meglio una
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1950
una birra. ¶ – Sarebbe meglio una bottiglia, – dissi in dialetto
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1950
perfino al mio amico una tazza di whisky proibito
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1950
Oakland, andai a fumare una sigaretta sull’erba, lontano
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1950
sulle strade si trovava una ragazza strangolata in un
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1950
un’automobile, o dentro una stanza o in fondo
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1950
terra quant’è lunga una donna, e dormirci davvero
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1950
per farsi conoscere, strozzava una donna, le sparava nel
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1950
rompeva la testa con una chiave inglese. ¶ Nora mi
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1950
andare in città. Aveva una voce, in distanza, come
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1950
quell’età. Basta vedere una ragazza, prendersi a pugni
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1950
discorsi. A quell’età una piazza come questa sembra
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1950
Io non avevo che una pialla e uno scalpello
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1950
gente ha bisogno di una spinta. Allora avevate la
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1950
aveva tenuto nascosto dentro una tana un partigiano ferito
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1950
due ragazzi che tormentavano una lucertola gli aveva preso
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1950
traversiamo un’aia, visitiamo una stalla, beviamo un bicchiere
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1950
e gli disse: – Vieni una volta su di là
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1950
raccolti con la bilancia… Una che ha già due
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1950
alla strada era come una volta – erba morta sotto
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1950
e di rosmarino. ¶ Su una ruota stesa per terra
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1950
carnicino e calzoni strappati, una sola bretella, e teneva
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1950
sola bretella, e teneva una gamba divaricata, scostata in
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1950
sole, aveva in mano una pelle di coniglio secca
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1950
ragazzo era scalzo, aveva una crosta sotto l’occhio
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1950
Sull’uscio era comparsa una donna, due donne, sottane
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1950
due donne, sottane nere, una decrepita e storta, una
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1950
una decrepita e storta, una piú giovane e ossuta
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1950
ragazzo? è caduto su una zappa? ¶ Le due donne
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1950
noccioli, la costa fosse una meliga bassa, tanto che
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1950
raccontai chi ci stava una volta, quali cani avevano
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1950
cambiato eppure uguale. Nemmeno una vite era rimasta delle
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1950
rimasta delle vecchie, nemmeno una bestia; adesso i prati
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1950
si faceva saltando su una gamba sola, come stava
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1950
qui con Padrino, avevamo una capra. Io la portavo
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1950
che c’era, e una volta – adesso non ci
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1950
veniva lo schianto di una roncola contro il legno
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1950
scuro. Qui la riva una volta portava dell’acqua
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1950
essere sempre com’era una volta. Nuto che aveva
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1950
molto quest’idea che una cosa che deve succedere
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1950
E anche da noi una volta, quand’ero ragazzo
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1950
di venir su come una pianta, d’invecchiare come
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1950
pianta, d’invecchiare come una donna o un caprone
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1950
destino, a vivere senza una casa, a sperare che
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1950
per vedere il mondo, una bella mattina si trovava
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1950
mattina si trovava in una stanza cosí, si lavava
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1950
nel catino bianco, scriveva una lettera sul vecchio tavolo
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1950
sul vecchio tavolo lucido, una lettera che andava in
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1950
e aveva perfino gettato una diga nel Belbo quand
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1950
guidata dal servitore. Avevano una villetta in paese, con
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1950
scomparsa; gli era rimasta una piccola vigna, degli abiti
73
1950
avevano abbandonato, la moglie (una contessa di Torino) era
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1950
il tetto del municipio, una vigna mal tenuta, piena
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1950
che cosa ha bisogno una vigna e che del
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1950
tenuta, lasciavano in gerbido una parte dei beni per
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1950
alzai mi pregò di una parola e ci allontanammo
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1950
se salivo a fargli una visita, con mio comodo
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1950
non parlo di questo. Una semplice visita… Voglio mostrarle
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1950
sono i rimorsi. Ma una cosa non mi perdono
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1950
disgraziati. Il Cavaliere fece una smorfia spiritosa e scosse
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1950
che avrebbe dovuto sturarmi una bottiglia e poi la
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1950
Il Piola dice che una volta ci bruciavano delle
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1950
lui ci sarebbe voluta una cascina come la Mora
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1950
lo mangiano i vermi. Una tina la devi lavare
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1950
sullo stradone ridendo. Ebbi una mezza tentazione di passare
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1950
Guardando verso Canelli (era una giornata colorita, serena), prendevo
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1950
di piú bello di una vigna ben zappata, ben
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1950
dal sole d’agosto. Una vigna ben lavorata è
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1950
creduto di essermi fatta una sponda, di avere degli
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1950
avere degli amici e una casa, di potere addirittura
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1950
quattro soldi, mi sposo una donna e la spedisco
93
1950
è questa valle per una famiglia che venga dal
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1950
adesso al tintinnío di una martinicca, al colpo di
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1950
bue, al gusto di una minestra, a una voce
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1950
di una minestra, a una voce che senti sulla
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1950
parroco, che parlò di una cappelletta in rovina; al
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1950
vedere dei fienili, vedere una bigoncia, una griglia, un
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1950
fienili, vedere una bigoncia, una griglia, un fiore di
100
1950
fazzoletto a quadrettoni blu, una zucca da bere, un
101
1950
eran gli stessi di una volta – delle canicole, delle
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1950
fiere, dei raccolti di una volta, di prima del
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1950
colline si facesse ancora una vita bestiale, inumana, che
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1950
pochi anni fa – su una strada, dove i mariti
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1950
Madonna della Rovere, in una cascina dietro ai boschi
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1950
pane scendevano a cuocerlo una volta al mese, tant
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1950
il dottore saliva lassú una volta all’anno –, era
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1950
lui, sull’aia di una cascina, dov’era entrato
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1950
piazza – un nuovo bar, una stazione di benzina, un
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1950
banca e alla posta. Una piccola città – chi sa
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1950
di qui si apriva una finestra spaziosa. Dal ponte
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1950
la guerra – avevo passato una notte che ogni volta
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1950
A perdita d’occhio una distesa grigia di sabbia
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1950
ch’era la pianura – una voce che rompeva l
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1950
li avevano ritrovati in una conca distesi, ossa e
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1950
di facce. Doveva essere una famiglia che andava a
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1950
avrebbero fatto tappa in una conca – alla stazione 37 quella
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1950
ne dava, e facevano una vita che non gli
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1950
avevo sperato che fosse una macchina o quel carretto
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1950
l’automobile, i cacti, una bestiola spaventata che scappò
121
1950
mi feci su in una coperta e cercavo di
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1950
quattro messicani cenciosi facevano una cosa che nessuno di
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1950
Piú avanti nella notte una grossa cagnara mi svegliò
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1950
un cortile. C’era una luce rossastra, scesi fuori
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1950
nuvole basse era spuntata una fetta di luna che
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1950
di luna che pareva una ferita di coltello e
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1950
Poi passò la maestra – una donnetta con gli occhiali
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1950
quell’individuo. Era tutta una situazione di guerriglia, d
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1950
Li avevano portati su una carretta nel vecchio ospedale
130
1950
vicolo, – tocca a tutti una volta. Però cosí è
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1950
dei corpi e da una medaglietta di San Gennaro
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1950
da Alba, di fare una bella funzione – sepoltura solenne
133
1950
che nei giorni del ’45 una banda di ragazzi avevano
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1950
dei due, che aveva una bella voce, gli dicono
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1950
dissi, – andrei a chiedergli una messa per i morti
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1950
pregare per loro, drizzare una barriera di cuori. Disse
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1950
di cuori. Disse anche una parola in latino. Farla
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1950
gli borbottava al volo una paroletta. E Nuto scalpitava
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1950
ferro l’indomani dicendo una messa per i poveri
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1950
isolati, hanno dietro tutta una lega di altri preti
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1950
hanno messo loro su una strada o fatto crepare
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1950
sembrava piú grossa ancora, una collina come un pianeta
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1950
un occhio tranquilli, che una tana fosse sicura… Dappertutto
144
1950
c’era pericolo che una spia mandasse a bruciarti
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1950
e che Silvia era una scema che cascava con
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1950
che restava era come una piazza l’indomani della
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1950
l’indomani della fiera, una vigna dopo la vendemmia
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1950
Per dire tutto in una volta, ero un uomo
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1950
cose difficili – come comprare una coppia di buoi, fare
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1950
Se non mi compro una cascina. Se non divento
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1950
Traversavo Belbo la mattina – una volta venne anche Giulia
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1950
che i fiori sono una pianta come la frutta
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1950
non morirà mai su una strada. Puoi dirlo –. Perfino
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1950
sorelle. Ti abbiamo trovato una casa come si deve
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1950
Emilia che mi trovasse una giacca per l’inverno
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1950
feci fu di rompere una fascina e macinare il
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1950
volte il tacchino e una l’oca. La signora
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1950
per andare a Canelli; una volta portarono a casa
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1950
le stelle. Adesso avevo una giacca che mi toccava
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1950
vinello, o facevo io una scappata a casa e
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1950
Canelli, dei tempi di una volta, di politica, della
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1950
notte nel cortile. E una sera, ecco che passa
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1950
quanti miria doveva fare una vigna, quanti sacchi quel
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1950
chiudevano di sopra in una stanza, e l’Emilia
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1950
di un cestino, di una giornata dell’anno prima
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1950
sparire sotto il portico. Una volta che dovetti andar
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1950
era il figlio di una zia della signora, e
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1950
pugno in testa e una parola del massaro non
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1950
fa la vita di una bestia. E posso dirgli
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1950
adagio, esclamare, come fosse una gola troppo stanca per
171
1950
e diede mano a una sedia di legno, me
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1950
sul camino. Adesso sopra una cassa contro il muro
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1950
il muro c’era una zucca, due bicchieri e
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1950
zucca, due bicchieri e una treccia d’aglio. ¶ Uscii
175
1950
padre, dalla stalla. – Avete una bella bestia, – diceva Nuto
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1950
nel cortile al buio, una fila di gente, servitori
177
1950
trovava un nido speciale, una bestia mai vista, s
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1950
e quando aveva detto una cosa finiva: «Se sbaglio
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1950
hai paura, – mi diceva, – una cosa s’impara facendola
180
1950
a Canelli c’era una carrozza che usciva ogni
181
1950
e queste donne facevano una passeggiata per le strade
182
1950
Villanova e dormiva con una di loro. ¶ – Tutte le
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1950
lui o io arraffavamo una bottiglia in cantina, e
184
1950
piú signore, gli piacesse una cosa simile mi stupiva
185
1950
coraggio pensai soltanto a una cosa che l’Emilia
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1950
Dissi al sor Matteo: – Una volta l’ospedale pagava
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1950
intorno al pugno. E una volta, dicevano i vecchi
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1950
era stato ancora peggio – una volta si ammazzavano, si
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1950
inverno che parlò con una ragazza di Sant’Anna
190
1950
Uno venne a dirmi una volta che mi aspettavano
191
1950
in piazza che guardava una zappa. ¶ – Vuoi i soldi
192
1950
Gli dissi che io una volta mi ero comprato
193
1950
impossibile, ci sarebbe voluta una moto. Io cominciai a
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1950
in quelle sere che una luce, un falò, visti
195
1950
che avevo già visto una volta sul terrazzo con
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1950
andarono, e adesso avevo una soddisfazione. «Anche loro, – pensavo
197
1950
alle cipolle c’era una bottiglia buona e la
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1950
storie. Che avevano inventato una macchina per contare le
199
1950
aveva un’ernia come una zucca e un bel
200
1950
nella torretta della piccionaia, una soffitta che ci si
201
1950
chinati. Lassú c’era una cassa, tante molle rotte
202
1950
cosí grosso, nero, con una voce che i vetri
203
1950
ero soldato, avevo trovato una ragazza che somigliava a
204
1950
mio colonnello che aveva una villetta sul mare e
205
1950
chiedeva se non avevo una ragazza che mi lavasse
206
1950
un saltimbanco e di una capra dell’alta Langa
207
1950
quando avevo in braccio una donna. Qualche anno dopo
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1950
letto molte donne, con una fui quasi sposato, e
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1950
un ufficio – Rosanne era una maestra ch’era venuta
210
1950
stato del grano, con una lettera per un giornale
211
1950
time. Glien’era rimasta una voce un po’ rauca
212
1950
sapevano mica cos’era una capra, una riva. Correvano
213
1950
cos’era una capra, una riva. Correvano in macchina
214
1950
dove, ma per lei una cosa sola contava – decidermi
215
1950
vedesse e le facesse una foto, da stampare poi
216
1950
girl). E non era una stupida, sapeva quel che
217
1950
cose impossibili. Non toccava una goccia di liquore (your
218
1950
della scuola, ch’era una brava studentessa. Che cosa
219
1950
italiani nelle strade. ¶ Poi una sera mi disse che
220
1950
Mi scrisse mesi dopo una cartolina da Santa Monica
221
1950
parasoli, non sapevano farsi una vita, esser vere signore
222
1950
dominare un uomo e una casa. Ci sono molte
223
1950
già al tempo di una delle prime vendemmie – me
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1950
neanche criticarle. Certe mattine una di loro scendeva in
225
1950
raccoglievano l’uva luglienga. Una sera, dopo che avevamo
226
1950
Emilia ce lo disse una sera, seduti sul trave
227
1950
e alla Stazione per una festa sotto i platani
228
1950
nessuno, – diceva l’Emilia. – Una risponde, l’altra salta
229
1950
collina era cintato e una riva lo separava dalle
230
1950
era mai fermata, solo una volta era passata per
231
1950
tutti i giorni in una stanza. Ma questo era
232
1950
la vecchia era ancora una ragazza da niente e
233
1950
era ancor giovane come una rosa dava dei pranzi
234
1950
non avevano un lavoro, una vera fatica che le
235
1950
fino a Agliano. Partirono una mattina che sui prati
236
1950
rametto nel giardino – meglio, una foglia rossa di vite
237
1950
signora diceva: – Abbiamo ancora una signorina gelosa, che vuol
238
1950
alle catenelle, che faceva una luce come la luna
239
1950
aveva vinto da pagare una cena. Il toscano diceva
240
1950
non si parla nemmeno. Una sera gliela fecero brutta
241
1950
o quattro anni, era una cosa da vedere. Veniva
242
1950
era riaperto, ci fu una cena a cui la
243
1950
Nella prima sala trovai una ragazza col grembialino bianco
244
1950
era pronto. ¶ S’aprí una porta e sentii ridere
245
1950
era piú bella di una chiesa. Portai a mano
246
1950
e sul cancello accesi una sigaretta e venni giú
247
1950
al paracarro per fare una passeggiata. Irene ci andava
248
1950
e tendevo l’orecchio. ¶ Una volta Irene disse: – Avrà
249
1950
studio del padre. Fu una cosa che non si
250
1950
quella motocicletta o in una riva tra le canne
251
1950
piedi, non lo so; una volta ch’ero passato
252
1950
volesse saperne di vedere una ragazza slogarsi le mani
253
1950
borsa col ricamo dentro, una grossa borsa ricamata di
254
1950
diventare contessa e che una volta il sor Matteo
255
1950
doveva essere peggio di una ragazza mal allevata. Faceva
256
1950
lei come un uomo. Una volta chiese a Nuto
257
1950
tutti i costi comprare una sella a Canelli, imparare
258
1950
e non può correre una corsa. Si seppe poi
259
1950
baraccone dove c’era una giostra fatta di motociclette
260
1950
dava i biglietti era una donna magra e rossa
261
1950
mette Silvia a comandare una giostra cosí. Si diceva
262
1950
sfondato, sull’orlo di una riva dove la motocicletta
263
1950
all’Emilia. C’era una stufa sempre accesa nelle
264
1950
che un giorno entrò una monaca in cortile; Cirino
265
1950
anni mi era bastata una ventata di tiglio la
266
1950
sapevo nemmeno bene perché. Una cosa che penso sempre
267
1950
pensano. Magari c’è una casa, delle ragazze, dei
268
1950
delle ragazze, dei vecchi, una bambina – e un Nuto
269
1950
un Nuto, un Canelli, una stazione, c’è uno
270
1950
memorie, spariti cosí in una notte senza lasciare un
271
1950
quando eri stufo di una cosa, di un lavoro
272
1950
le colline nere Nuto una sera mi domandò com
273
1950
caserma, nelle bettole e, una volta congedati, nei cantieri
274
1950
non tornava piú. Ma una notte venne Cerreti a
275
1950
lui. – Alle volte basta una parola sentita quando si
276
1950
miei piedi, mi stringeva una gamba e ripeteva: – Il
277
1950
nel fresco della notte una nuvola di fumo puzzolente
278
1950
piede del muro, sprigionando una fumata nera. C’era
279
1950
chiamare il maresciallo; mandarono una donna a prendere da
280
1950
vigna, cercando lui, con una corda in mano. Cinto
281
1950
sul prato – la falce, una carriola, la scaletta, la
282
1950
disse soltanto la sarta, una vecchia lingua. ¶ XXVIII. ¶ Irene
283
1950
o fatto chiedere neanche una volta sue nuove. E
284
1950
Anche Silvia tornando ebbe una grossa delusione ma, per
285
1950
piazza sulla moto come una schioppettata, o davanti al
286
1950
continua a vivere sotto una pietra. Portava i capelli
287
1950
stata Santina che aveva una testa anche piú bella
288
1950
rispondeva che stavano in una bella casa coi tappeti
289
1950
le paste dolci, poi una sera erano andate al
290
1950
il massaro mi menasse una cinghiata o qualcuno mi
291
1950
sapevo che cos’era una donna, sapevo perché la
292
1950
torrone a Santina – ma una sera Silvia sparí. Rientrò
293
1950
il giorno dopo, con una bracciata di fiori. Era
294
1950
incontrava con lui in una villa di conoscenti e
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di un sarto, portava una pipetta in bocca, aveva
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un anello d’oro. Una volta Silvia disse a
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il sor Matteo piantò una sfuriata alla moglie e
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disse ch’era stata una malattia, una disgrazia, come
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era stata una malattia, una disgrazia, come il tifo
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beni ai figli di una nipote che non erano
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matrigna, Silvia, tutte insieme. Una domenica, dopo tanto tempo
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romanzi d’Irene, che una ragazza di Canelli prestava
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svegliava l’indomani in una cascina di boscaioli, dove
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oro, che dormiva come una morta nel bosco e
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teste che, non appena una ragazza gli avesse voluto
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provveduto. Era andata da una levatrice di Costigliole e
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con la faccia di una morta – si mise a
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sangue. Morí senza dire una parola né al prete
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morta, e non fecero una gran festa per via
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avrebbe mai creduto che una che lei teneva come
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andare a vivere in una casa nuova, si rimise
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viveva a Nizza in una stanza dove Arturo la
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la batteva. ¶ XXX. ¶ Ricordo una domenica d’estate – dei
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chiedevano di chi era una casa, una cascina, un
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chi era una casa, una cascina, un campanile, e
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gli alberi. ¶ C’era una confusione di banchi di
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e gli altri sturarono una bottiglia che scappò mezza
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che friggeva ancora, in una scodella e lo fecero
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ch’era nero come una mora, e quando lui
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sul prato e fece una giravolta grosso com’era
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che litigavano e bevevano una bottiglia dopo l’altra
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era fatta su in una sciarpa, Silvia parlava parlava
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traversare. ¶ Cosí Cinto trovò una casa da viverci, e
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cuore del papavero… Ma una cagna, una cagna del
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papavero… Ma una cagna, una cagna del boia… ¶ – Possibile
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Consiglio. ¶ – Ci sono andato una volta con Silvia e
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Anche Santa, – disse Nuto, – una volta s’è fatta
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si guardava intorno, cercava una strada. Io pensavo com
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vidi il primo grottino, una di quelle cavernette dove
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acqua, il capelvenere. Traversammo una vigna magra, piena di
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che girava intorno a una cresta. Non disse niente
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Canelli, s’era presa una stanza, e aveva fatto
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aveva creduto. La vide una volta traversare sul ponte
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dalla stazione, aveva indosso una pelliccia grigia e le
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pattuglie, i tedeschi. E una ragazza come Santa non
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era un mattino tranquillo, una domenica di sole che
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C’era chi prendeva una bambina per averci poi
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speravano di aggiustarsi in una grossa cascina e lavorare
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Gaminella – due stanze e una stalla – la capra e
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fuoco… Non vogliono che una ragazza faccia una vita
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che una ragazza faccia una vita non da scema
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è, – diceva Santa, – siccome una volta conoscevo qualcuno e
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l’idea di mettere una donna in un pericolo
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avevano un fucile o una pistola lo nascondessero nella
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dava di mano a una pistola e sparava a
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disse ch’era entrata una pattuglia di tedeschi a
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di notte a fargli una commissione, e tutti dicevano
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Santa si difese tutta una notte con Baracca in
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notte con Baracca in una cascina dietro Superga e
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fermammo in co’ d’una vigna, in una conca
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d’una vigna, in una conca riparata da gaggíe
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da gaggíe. C’era una casa diroccata, nera. Nuto
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a prendermi al Salto una sera, armati, li conoscevo
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sotto il portico. Vide una moto nel cortile, delle
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fatto chiamare per dargli una notizia, brutta. C’erano
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sentire, disarmata, seduta su una sedia. Mi fissava con
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mi guardò e fece una smorfia come i bambini
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urlo, sentimmo correre, e una scarica di mitra che
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disse, – non la trovano. Una donna come lei non