Ada Negri, Il dono, 1936

io l'accetti ¶ come una prova: fa ch'io

spazia. Se la vita una certezza ¶ possiede, tu quella

rosa bianca, sola in una coppa ¶ di vetro, nel

non può, comporli in una ¶ rosa novella, su piú

com'io pure fossi ¶ una favilla del sublime rogo

verde ¶ delle fronde spariva: una rotonda ¶ nube parea, calata

il fiume. ¶ Giaggioli d'una carne vïoletta ¶ quale piú

sguardo, e rilucenti ¶ d'una grazia guerriera; e li

fresco ¶ pispigliare d'uccelli, una fragranza ¶ di fiori e

Martino li attraversa d'una ¶ liquida luce, in trasparenza

essi e me risplendere una fascia ¶ meravigliosa di vapori

monti natura: assunta ad una morte ¶ che non è

solchi fatta bella ¶ d'una beltà sofferta, che ti

amore. ¶ Ma io sognavo una bimba. Chiedevo una bimba

sognavo una bimba. Chiedevo una bimba: che fosse ¶ qual

madre. ¶ – Dammi, Signore, imploravo, una bambina! – In un'alba

non so. Qualcosa: forse ¶ una prima stanchezza nel segreto

dell'essere, un rimpianto, una paura ¶ súbito vinta, e

prato, a sé cantando una canzone ¶ d'amore; e

domani ¶ succedersi vedrà, l'una dall'altra ¶ generate. O

s'inghirlanda; ¶ e non una fu sorda alla campana

dietro la porta d'una buia stanza ¶ nella casa

STELLE ¶ Ore notturne d'una calda estate ¶ sulla terrazza

e gli occhi ¶ cercavano una stella fra le stelle

siamo ¶ per questa terra. – Una serenità ¶ senza nube ridea

angusta ¶ la vita; ed una: una soltanto, a ognuno

la vita; ed una: una soltanto, a ognuno: ¶ e

mia: sentirla ¶ calma come una lampada che splenda ¶ entro

lampada che splenda ¶ entro una cripta, a fianco dell

mi fa tremante ¶ d'una gioia piú grande della