Cesare Zavattini, Totò il buono, 1943

dal buco della serratura: uno era alto e grosso

molti servi tra cui uno piccolissimo appeso a un

caso in terra uscì uno zampillo alto, brillante. “Petrolio

di Bib che, ricevuto uno strattone, secondo l’intesa

inetto,” oppure: “Bib è uno sciocco.” Dopo riusciva a

una volta al mese uno di loro, per estrazione

Camera Mobic”, che era uno stanzone dalle pareti nude

sinistra, quando pareva che uno fosse sulla buona pista

a vedersi e certo uno dei ragazzi che correvano

e si avviarono verso uno spiazzo dove ogni domenica

e contro l’Antilope, uno giurava che se l

mettere sotto i denti uno di quei cibi che

anno di malattia dell’uno e dell’altro gareggiarono

numerati. “Il baracchese numero uno, al comando di Totò

prenderà il sasso numero uno, il numero due prenderà

che quando si vede uno con un pesce di

non ne disponeva di uno solo quando si decise

da notte, e l’uno voleva fare l’elemosina

duro in testa. Ma uno scroscio di acqua li

chiazza di muffa su uno steccato egli giurava di

bambino di quattro anni, uno spilungone di quarant’anni

montagna tutta di torrone uno ci avrebbe rimesso le

da fare, perché l’uno sosteneva di essere più

serie fece a Bib uno scherzo che sollevò l

si riuscì ad abbatterne uno. Le pallottole scoppiavano a

egli aveva ereditato da uno zio e che era

affare dei pantaloni era uno scherzo di Totò, che

ad applaudire. E siccome uno quando batte le mani

lo ostacolasse, anzi tra uno scroscio di applausi. Egli

entusiasmare la popolazione. A uno cui era caduta per

maniera a quell’abbondanza; uno zoppo aveva buttato via

ne era uscito con uno stratagemma: egli conosceva il

ingrandiva, si spalancava con uno schianto e precipitavano giù